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In Breve

| 09 gennaio 2020, 09:47

Parliamo di NEURO-psicologia : cos'è?

La Neuropsicologia analizza che cosa succede a livello cognitivo e comportamentale sia quando il cervello subisce una lesione, sia quando una persona inizia a presentare sintomi cognitivi come dimenticanze o disattenzioni che prima erano assenti o marcatamente più lievi

Immagine di repertorio - Pixabay

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Anche quest' anno riprende la rubrica a cadenza quindicinale Click sulla psicologia e come sempre vi ricordo che è possibile scrivermi per approfondimenti su argomenti specifici. Inoltre vi invito a visitare la mia pagina Facebook mettendo "mi piace" a D.ssa Ernestina Fiore Psicologa Psicoterapeuta per non perdere aggiornamenti e curiosità sulla psicologia e seguire la pagina Instagram “psicoterapeutafiore” e visitare www.ernestinafiorepsicologocuneo.it, dove potete trovare anche tutti i precedenti articoli della rubrica.

Come anticipato nell' ultima articolo, la rubrica quest’anno parte con la collaborazione di una collega che farà chiarezza su una disciplina della Psicologia della quale lei si occupa: la Neuropsicologia. L'articolo è infatti scritto dalla d.ssa Irene Artusio, Psicologa, che lavora nello studio Synergia, in Corso Nizza 18 a Cuneo.

La Neuropsicologia, come dice la parola stessa, rappresenta l’incontro tra la Neurologia, che studia il cervello dal punto di vista anatomico e patologico, e la Psicologia. É una disciplina che studia le basi neurali dei processi cognitivi, ossia di tutte quelle funzioni come memoria, attenzione, percezione, linguaggio, funzioni esecutive, ragionamento ecc., che ci permettono di adattarci al mondo esterno e di interagire con esso. Il lavoro del Neuropsicologo, psicologo specializzato in Neuropsicologia, è rivolto sia a persone interessate a potenziare le funzioni cognitive e favorire un invecchiamento in salute, sia a persone colpite da Gravi Cerebrolesioni Acquisite come ictus, traumi cranici, tumori cerebrali e danni anossici, patologie neurodegenerative (come la malattia di Alzheimer, la malattia di Parkinson, la demenza fronto-temporale ecc.), patologie demielinizzanti (come la Sclerosi Multipla). 

La Neuropsicologia analizza che cosa succede a livello cognitivo e comportamentale sia quando il cervello subisce una lesione, sia quando una persona inizia a presentare sintomi cognitivi come dimenticanze o disattenzioni che prima erano assenti o marcatamente più lievi. Ma come possiamo studiare i processi che avvengono nel nostro cervello e che, soprattutto ai tempi d’esordio della Neuropsicologia nell’800, non si potevano osservare direttamente? Possiamo immaginare di studiare il funzionamento normale di una macchina senza poter indagare direttamente i suoi componenti interni, traendo delle conclusioni dall'osservazione effettuata quando la macchina non funziona più come prima. Ad esempio, se una persona con trauma cranico presenta disinibizione nei comportamenti, impulsività e deficit di linguaggio, possiamo dedurre che la lesione è a livello frontale, sede tipica di questo tipo di incidenti, causa queste disfunzioni comportamentali e cognitive e che, di conseguenza, le aree cerebrali coinvolte e danneggiate, si occupano del controllo degli impulsi e svolgono funzioni linguistiche. 

Mentre ai suoi inizi la Neuropsicologia partiva dall’osservazione dei sintomi, oggi l’avvento delle neuroimaging (come la fMRI, la PET, la TAC ecc.) ha fornito un enorme contributo nel comprendere le funzioni svolte dalle aree cerebrali: quando è presente un qualche tipo di alterazione strutturale o funzionale nel cervello, possono essere presenti sintomi cognitivi e comportamentali come perdita di memoria, riduzione di concentrazione, cambiamenti nel comportamento ecc., dipendenti dalla lesione o dall’alterazione stessa. 

Studiare il cervello da questo punto di vista è molto complesso: basti pensare che una lesione cerebrale, oltre ai danni causati in una specifica area, può determinare una riduzione dell'attività neurale di altre regioni distanti da quella lesionata ma funzionalmente connessa ad essa. La Neuropsicologia ragiona quindi non solo per aree specifiche ma per circuiti e network neurali, in cui una singola componente, con proprietà e connessioni specifiche, può danneggiare l'interno circuito o parti di esso e dare origine ai quadri sintomatologici più disparati.

Da un punto di vista più pratico, la Neuropsicologia fornisce le basi teoriche per le strategie di riabilitazione. Il nostro cervello non è rigido e immutabile ma si modifica e si riorganizza strutturalmente e funzionalmente in risposta all'esperienza, creando e modificando connessioni tra neuroni. Non smettiamo mai di apprendere, il cervello offre potenziali di cambiamento a qualsiasi età. É proprio questo fenomeno, noto come plasticità cerebrale, che viene sfruttato in seguito ad eventi traumatici o neurodegenerativi o per mantenere il nostro cervello in salute. La stimolazione, la riabilitazione e i training cognitivi, di cui si occupa il Neuropsicologo, si propongono di potenziare e recuperare le funzioni cognitive compromesse, mantenere quelle integre, sviluppare nuove strategie compensative e prevenire il decadimento di una o più funzioni cognitive mediante esercizi cognitivi mirati e specifici. Questi interventi possono essere effettuati individualmente o in gruppo, e tengono sempre in considerazione le caratteristiche specifiche del singolo, in termini cognitivi, psicologici, 

emotivi e comportamentali. Per progettare un qualsiasi intervento di stimolazione o riabilitazione cognitiva, è necessaria un'approfondita valutazione neuropsicologica effettuata attraverso il colloquio neuropsicologico, l'osservazione clinica e la somministrazione di test standardizzati e tarati per età e scolarità rispetto ad un gruppo campione di riferimento che permettono di identificare, valutare e quantificare deficit e risorse cognitive. La valutazione neuropsicologica può essere consigliata sia alle persone che, in un determinato momento della propria vita, lamentano deficit cognitivi (per es. difficoltà di memoria, problemi di concentrazione, difficoltà attentive ecc.) ed eventuali cambiamenti a livello emotivo (come umore depresso o ansia) e comportamentale che interferiscono con lo svolgimento delle attività quotidiane, al fine di progettare training cognitivi per prevenire l’invecchiamento mentale, sia a pazienti che presentano una lesione cerebrale, con lo scopo di progettare un intervento riabilitativo. In entrambi i casi, l’obiettivo è migliorare la qualità di vita, l’autonomia ed il benessere della persona.

Irene Artusio

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