Attualità - 20 gennaio 2020, 19:47

Insulti razzisti contro un ragazzino originario della Costa d'Avorio durante la partita Busca-Pro Dronero

L'intervento del sindaco di Busca Marco Gallo: "Giusto riflettere su una problematica che coinvolge il mondo del calcio dagli stadi di serie A ai campi delle giovanili"

Ieri mattina, durante la partita Busca-Pro Dronero, valida per il campionato provinciale Under 14, un giocatore della Pro ha apostrofato un giocatore del Busca, proveniente dalla Costa d'Avorio - la cui unica colpa era di aver loro segnato quattro gol - dicendogli "scimmione" e "n..... di m….”, e mio figlio, adottato con padre naturale di origini marocchine, ‘tornatene in Marocco’”.

E' con queste parole affidate a Facebook che Luca Pavan, padre adottivo di un giovane calciatore del Busca ed educatore professionale alla Comunità Papa Giovanni XXXIII, oltre che consigliere comunale di minoranza per il Movimento 5 Stelle, ha voluto denunciare quanto sarebbe accaduto ieri 19 gennaio durante una partita di calcio tra ragazzini. 

Ci sono opinioni contrastanti sulla vicenda e sono in molti ad aver dichiarato di non aver sentito alcun insulto all'indirizzo del ragazzino. Tra questi anche il direttore di gara. Al di là del singolo episodio sul quale, i campi da calcio fanno spesso da sfondo al fenomeno, ad ogni livello.

“E’ giusto fare un’ampia riflessione su una problematica che coinvolge il mondo del calcio dagli stadi di serie A ai campi delle giovanili. Certi atteggiamenti vanno sempre stigmatizzati e il mondo dello sport, i genitori e le istituzioni devono fare la loro parte”. Il sindaco di Busca, Marco Gallo, è intervenuto sul caso della partita di calcio Busca-Dronero del campionato provinciale Under 14 segnalato da un genitore per alcuni episodi di gravi insulti razzisti in campo.

"Al di là dei singoli episodi – precisa il padre che per primo ha sollevato il caso - che mi sono stati riferiti da mio figlio e da alcuni genitori presenti, la mia unica intenzione è aprire una seria riflessione su un fenomeno non nuovo anche sui nostri campi da calcio che colpisce non soltanto lo sport, ma l’intera società e ha per prime vittime proprio i nostri figli. La responsabilità è di noi adulti. I ragazzi vedono come ci comportiamo e sentono quello che diciamo e di conseguenza ritengono che sia normale comportarsi in un certo modo. Tutti noi, genitori, allenatori, dirigenti e amministratori pubblici dobbiamo non smettere di condannare atteggiamenti che se taciuti rischiano alla lunga per essere giustificati”.

Redazione