Attualità - 27 gennaio 2020, 07:30

La ventilata revoca da parte del Governo della concessione ad Autostrade per l’Italia suscita apprensione nei vertici delle Fondazioni CrC e CrT

La Fondazione Cuneo ha investito in Atlantia, la società che detiene l’88% di Autostrade, circa 50 milioni di euro. Il titolo, in due anni, ha perso il 20% del suo valore. A tre mesi dal rinnovo, gli organi d’informazione del centrodestra sferrano i primi attacchi al presidente Giandomenico Genta

Giovanni Quaglia e Giandomenico Genta

Giovanni Quaglia e Giandomenico Genta

La possibile revoca da parte del Governo della concessione ad Autostrade per l’Italia della rete autostradale nazionale, argomento di cui da tempo si discute all’interno dell’esecutivo del premier Conte, è motivo di preoccupazione per  i vertici delle Fondazioni CrCuneo e CrTorino.

La questione è emersa dopo la nota vicenda del crollo del ponte Morandi di Genova e si è riproposta di recente con l’altro crollo (questo fortunatamente senza vittime) sulla A6 Torino-Savona.

Di timori, nella presentazione del bilancio della Fondazione CrC avvenuta una settimana fa, a onor del vero non è trapelata traccia.

Tuttavia il problema esiste e non è di poco conto.

Ma qual è il nesso tra Autostrade e Fondazione Cr Cuneo?

Autostrade Italia è posseduta all’88% da Atlantia Spa, la società nata nel 2002 che opera nel settore delle infrastrutture autostradale ed aeroportuali, proprietaria di oltre 5 mila kilometri di autostrade a pedaggio in Italia, Brasile, Cile, India e Polonia e gestore degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino in Italia e di Nizza, Cannes e St.Tropez in Francia.

Atlantia, inoltre, detiene partecipazioni, sempre nel medesimo settore, in Spagna, Germania e Francia.

La Fondazione CrC ha investito in Atlantia 27 milioni e 334 mila euro nel 2016 e 22 milioni e 660 mila euro nel 2017.

Complessivamente, dunque, sono 50 i milioni di euro investiti e da gennaio 2018 ad oggi il titolo ha perso circa il 20% del suo valore.

Atlantia, al momento, rappresenta il secondo investimento nelle partecipazioni quotate, pari al 26% del totale.        

Quando mancano pochi mesi al rinnovo degli organi della Fondazione, il centrodestra affila le armi e affida ai suoi organi d’informazione il compito di sferrare i primi attacchi all’indirizzo del presidente Giandomenico Genta, tirato in ballo per essere anche presidente del collegio sindacale di Autostrade per l'Italia dal 2018.

“Viene naturale domandarsi – si chiede Il Giornale in un articolo di qualche settimana fa - sulla base di quali finalità statutarie e istituzionali tale investimento sia stato fatto e con quale “prudenza”, visto il rilevante importo e la non territorialità dello stesso. E ancora, quali “ricadute” esso garantirà alla provincia di Cuneo?  A fronte di tutto ciò – annota il quotidiano - la provincia di Cuneo continua ad essere sprovvista di trafori, di autostrade, ha avuto ponti e viadotti crollati, vive da anni la “barzelletta” della Asti-Cuneo incompiuta, mentre i risparmi dei cuneesi finiscono in Atlantia e le istituzioni cuneesi si trincerano dietro un silenzio assordante”.

Giudizi che fanno presagire come anche in questa tornata il rinnovo del cda della Fondazione, previsto nel mese di aprile, sarà oggetto di battaglie condotte non solo in punta di fioretto.

Analogamente problematica è la situazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, che risulta essere il quinto azionista di Atlantia.

Ecco perché, nei giorni scorsi, il presidente Giovanni Quaglia ha chiesto un “intervento europeo” al riguardo.

Nel frattempo, il 13 gennaio, Atlantia ha designato un nuovo amministratore delegato, Carlo Bertazzo, il quale, in un’intervista al quotidiano torinese La Stampa, così si è espresso in merito all’ipotizzata revoca della concessione: “Vorrebbe dire compromettere un’azienda e mettere a rischio un gruppo leader mondiale nel suo settore, e quindi importante per il Paese. Noi – ha sostenuto - diamo concreta disponibilità al Governo per trovare una soluzione equilibrata nell’interesse generale. La nostra volontà è di trasformare Atlantia in una holding strategica di investimento. Lasceremo piena autonomia alle partecipate con cda e management più forti. La holding integrata come in passato – ha precisato - non ci sarà più”.

Giampaolo Testa

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