Attualità - 15 febbraio 2020, 09:45

Mino Taricco presenta un’interrogazione in Senato per far luce sull’ormai annosa questione dei buoni pasto

La gestione dei buoni pasto rischia di mettere in ginocchio decine di migliaia di imprese della piccola e media distribuzione

Taricco

I “Ticket restaurant” o meglio conosciuti “buoni pasto” permettono di dare un servizio a circa 3 milioni di lavoratori – pubblici e privati - ogni giorno, muovendo un flusso di mercato pari a 3,2 miliardi di valore.

Attraverso la Legge di Bilancio 2020 si sono introdotte importanti innovazioni quali per esempio l’abolizione dell’obbligo di utilizzo del buono nel corso della giornata lavorativa permettendone quindi un accumulo fino ad un totale di otto e spendibili nei confronti di un numero ampliato di esercizi commerciali, lo stimolo ai ticket elettronici per la loro maggiore tracciabilità, ma il sistema di gestione dei buoni pasto genera ancora nei fatti una tassa occulta di quasi il 30% sul valore di ogni ticket restaurant a carico degli esercenti, tra commissioni alle società emettitrici e gli oneri finanziari legati alle procedure di incasso ed ai ritardati pagamenti, un costo insostenibile che rischia di mettere in crisi l’intero sistema.

La situazione sta diventando insostenibile - afferma il senatore Taricco - e provoca una perdita o una spesa per l’incasso conseguente pari a quasi 3 mila euro ogni 10 mila euro di buoni pasto incassati dai diversi locali commerciali – tra cui bar, ristoranti, supermercati e centri commerciali, rischiando di compromettere la tenuta delle stesse aziende.

Abbiamo così voluto richiamare l’attenzione del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociale in modo tale da poter valutare una revisione dell’intero sistema gestionale dei buoni pasto al fine di garantire il rispetto del valore nominale dei ticket lungo tutta la filiera, anche valutando le responsabilità di Consip, verificando che non siano ravvisabili comportamenti di “omesso controllo”, anche alla luce, oltre del fallimento della Qui!Group – il più grande fornitore di buoni pasto della Pubblica Amministrazione, travolto da 325 milioni di euro di debiti compresi i 200 a carico degli esercenti convenzionati – per salvare decine di migliaia di imprese pubbliche, della piccola e grande distribuzione.

E’ necessaria una attenzione particolare in questa fase per evitare l’abuso di posizioni dominanti, anche alla luce delle scelte della Legge di Bilancio 2020 che va ad incentivare di fatto i buoni pasto elettronici. Questo strumento di welfare aziendale si inserisce nel consolidamento di un percorso di alleggerimento della pressione fiscale e di riduzione delle tasse sul lavoro e non può al tempo stesso diventare motivo di criticità per tante piccole e medie imprese commerciali”.

redazione