“È un momento di progresso per la scuola. Potrebbe sembrare uno stop, ma invece si sta elaborando in modo fervido un movimento di trasformazione e innovazione”. È positivo il giudizio del provveditore Maria Teresa Furci sulla didattica a distanza imposta dall'emergenza Coronavirus in tutti gli istituti italiani.
La dirigente dell’Ambito Territoriale di Cuneo, pur riconoscendo tutti i limiti e le difficoltà riscontrate, vede questa fase come un'opportunità: “Sono convinta che quando si tornerà all'aula con i banchi, la scuola sarà rinnovata sia dal punto di vista della didattica che della gestione amministrativa. L'innovazione dal punto di vista legislativo negli anni c'è sempre stata, ma la spinta era debole e quindi le difficoltà frenavano. L'emergenza di oggi ci ha fatto superare tutte le barriere e gli ostacoli che negli anni si erano stratificati”.
Come richiesto dal Ministero dell'Istruzione, anche in Granda è in corso un'indagine per rilevare i dati, monitorare il fenomeno in corso di evoluzione ed evidenziare tutte le difficoltà riscontrate, così da avere una base su cui lavorare in futuro ed incidere con provvedimenti adeguati.
Tre sono i limiti più grandi della didattica a distanza: la differenza di strumentazione in dotazione alle scuole stesse, il livello di formazione dei docenti e la disponibilità e le risorse delle famiglie.
“Il primo obiettivo degli insegnanti è stato quello di mantenere il contatto con la classe in qualunque modo - spiega Furci -. Le persone sono diverse per formazione propria e personale. All'inizio è stato tutto molto improvvisato. C'è stata una prima settimana di disorientamento, di ricerca di metodo e anche di materiali. Qualcuno, per non sbagliare, è rimasto in attesa e non ha fatto niente e poi si è attivato dopo; chi invece si è buttato a capofitto. Poi, anche grazie ai gruppi di supporto, è emersa la voglia di lavorare in rete e confrontarsi con colleghi della stessa scuola o di scuole anche molto lontane. Ora stanno venedo alla alla luce realtà molto ricche di esperienze ed esperimenti”.
Più complicato invece intervenire sulla disparità tecnologica e di risorse l'interno delle famiglie stesse.
Come sottolinea la dirigente ci sono due casi limite: “In alcuni nuclei emerge la difficoltà di conciliare i tempi e la condivisione della strumentazione. Penso a quelle famiglie in cui entrambi i genitori devono lavorare in modalità agile e non hanno materialmente la disponibilità degli strumenti per la didattica online dei figli. E poi famiglie che hanno difficoltà di base, non hanno strumentazione e neanche connessione”.
Anche qui la risposta arriva dalla scuola: “Gli istituti si sono messi in gioco offrendo in comodato d'uso tutta la strumentazione che possiedono, nel limite delle risorse disponibili. Poi ci sono i nuovi fondi destinati dal nuovo decreto legge. Ma soprattutto c'è tanta buona volonta da parte dei docenti che, conoscendo la propria classe, adeguano e personalizzano la didattica anche sull'uso del telefonino e dello smartphone. Uno strumento che tutti i ragazzi hanno”.
“Insomma la didattica sta andando verso un percorso di personalizzazione – conclude Furci -. C'è una bella condivisione di materiali tra i docenti e diffusione di buone pratiche. Agli insegnanti va tutto il mio supporto e ringraziamento. Infine un riconoscimento mio personale va ai dirigenti scolastici che stanno coordinando in modalità completamente nuova tutta la comunità scolastica. Si tratta di un lavoro immane. Devono coinvolgere, superare le resistenze, mitigare la burocrazia e le norme con ciò che è veramente utile e indispensabile per far progredire il personale e gli studenti in questa nuova dimensione. È un lavoro che i dirigenti stanno svolgendo con enorme impegno e professionalità e senza timore. Hanno assunto veramente il ruolo di leader educativi, diventando un punto di riferimento per la tutta comunità scolastica, famiglie, docenti e personale”.