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Agricoltura | 24 marzo 2020, 07:30

Coronavirus: il vicepresidente della Commissione Agricoltura in Senato, il cuneese Taricco, fa il punto sul futuro del mondo rurale

Dice: “L’augurio è che nel giro di qualche mese la parte più drammatica dell’emergenza possa essere superata. Se così sarà il virus avrà lasciato sul campo alcune conseguenze, ma credo che il settore abbia tutte le capacità di riprendersi”. Taricco, poi, evidenzia luci e ombre del comparto in provincia di Cuneo

Mino Taricco

Mino Taricco

Mino Taricco, 60 anni, di Bra, oltre ad aver avviato un’attività agricola a Sant’Albano Stura nel 1987, arriva da una lunga esperienza nel settore rurale e nel mondo delle cooperative come vicepresidente di Coldiretti Cuneo e del Piemonte e presidente di Confcooperative Cuneo e del Piemonte.

Inoltre, ha dalla sua anche una sostanziosa carriera politica. Prima come consigliere regionale e assessore piemontese all’Agricoltura (2005-2010). Quindi, dal 2013 al 2018, eletto deputato nella lista del Partito Democratico, è stato componente della Commissione Agricoltura alla Camera. Alle ultime votazioni del 4 marzo di due anni fa è diventato senatore e il Pd gli ha affidato la presidenza del gruppo, sempre nella Commissione Agricoltura ma di Palazzo Madama. Dal 5 febbraio 2020 è vicepresidente della stessa Commissione.

Quale impatto avrà il devastante contagio del coronavirus sull’agricoltura italiana e provinciale in particolare? “L’augurio è che nel giro di qualche mese la parte più drammatica dell’emergenza possa essere superata. Se così sarà il virus avrà lasciato sul campo alcune conseguenze, ma credo che il mondo rurale abbia tutte le capacità di riprendersi. Con, però, due settori che potrebbero essere pesantemente condizionati più degli altri”.

Cioè? “Se la filiera del latte fresco subirà una forte contrazione nelle vendite, a patirne di più saranno gli allevatori che non riusciranno a ottenere dei prezzi remunerativi. L’altro comparto in sofferenza è quello orto-frutto-floro-vivaistico che deve vendere le sementi e le piantine nel periodo primaverile, altrimenti le deve buttare. Nei precedenti Decreti anti-virus del Governo non era possibile il loro smercio al dettaglio. Su questo aspetto stiamo lavorando perché, attraverso un prossimo Decreto, i prodotti deperibili, come sono le piantine ortofrutticole e quelle dei fiori, vengano equiparate alle merci alimentari. Mi auguro che il tutto si possa risolvere già entro questa settimana”.    

Taricco è una persona che il mondo rurale della provincia di Cuneo lo conosce in modo approfondito e ne sa comprendere i problemi. Gli chiediamo come era lo stato di salute dell’agricoltura della “Granda” prima dell’ultima drammatica emergenza. “Fino a un mese fa c’erano alcuni settori che stavano funzionando bene. Come i comparti del vitivinicolo, dei suini e della zootecnia da carne e da latte. Mi auguro che il virus non produca contraccolpi troppo forti e si possa ritornare alla situazione esistente in precedenza. Invece il comparto ortofrutticolo e quello dell’apicoltura negli ultimi anni sono stati in grande affanno. Il primo per fitopatie come la cimice asiatica, la moria del kiwi o le condizioni climatiche che ne hanno condizionato i risultati in modo negativo. Il secondo da diverse stagioni deve affrontare problemi rilevanti. L’annata 2019 è stata una delle peggiori degli ultimi due decenni”.

Avete avviato dei progetti sulla moria del kiwi? “In provincia di Cuneo se ne sono persi molti ettari. Abbiamo creato un coordinamento di ricerca con le Università e i Centri studi, anche il cuneese Agrion, per capirne le cause. Qualcosa è già emerso. Adesso bisogna mettere a punto un sistema che aiuti a trovare i meccanismi necessari a isolare il problema e a trovare le cure”.

La cimice asiatica? “E’ un’altra piaga della frutticoltura. In Commissione abbiamo dovuto modificare una norma del 1997 che vietava l’introduzione sul territorio italiano di specie, in particolare insetti, provenienti da altre parti del mondo. A quel tempo era giusto per non inquinare il sistema interno. Poi, con la cimice asiatica si è scoperto che arrivavano comunque. Per cui, attraverso la variazione si consentirà di inserire insetti “esteri” utili che sconfiggono i parassiti. Nel caso della cimice soprattutto la vespa samurai. Il lavoro burocratico per ottenere le autorizzazioni anche dell’Unione Europea è durato un paio di anni. Adesso stiamo attendendo l’ok delle regioni che, poi, potranno autonomamente richiedere al ministero dell’Ambiente il consenso a introdurre gli insetti. In questo modo abbiamo creato le condizioni giuridiche affinché i risultati della ricerca potessero concretizzarsi in atti concreti”.  

Ma l’ortofrutta ha ancora altri problemi? “In un’economia sempre più globalizzata, che rende facili ed economicamente vantaggiosi gli spostamenti delle merci, o si ha la capacità di incidere sul mercato oppure la partita è persa. Stiamo lavorando su una serie di norme che limitino e controllino lo sfruttamento di posizioni dominanti e di comportamenti scorretti nel commercio dei prodotti da parte di chi acquista e impone i prezzi ai frutticoltori. Certamente, però, i nostri agricoltori, oltre a produrre qualità, dovranno presentarsi al mercato con un’offerta meno polverizzata in termini quantitativi. Altrimenti il mercato ci farà a pezzi”.

Come intende svolgere il suo compito da vicepresidente soprattutto nei riguardi dell’agricoltura cuneese? “Attraverso questo nuovo ruolo cercherò di porre con maggiore incisività ai colleghi, al Parlamento e al Governo tutte le questioni e i problemi più importanti che riguardano la Granda”.  

Sergio Peirone

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