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Attualità | 20 aprile 2020, 19:13

"Bambini e ragazzi completamente dimenticati. E le conseguenze, come sempre, ricadranno sulle famiglie"

La rabbia di una mamma di Pagno, con un figlio di due anni. "É lo specchio del paese pensare alla riapertura delle attività produttive senza pensare alla gestione dei bambini e dei ragazzi a casa"

"Bambini e ragazzi completamente dimenticati. E le conseguenze, come sempre, ricadranno sulle famiglie"

Da più parti si chiede di pensare alla fascia 0-18, ai bambini e ai ragazzi che, da settimane, sono chiusi in casa, costretti a rinunciare a ciò che di più arricchente è bello c'è per loro: la socializzazione, lo scambio con i coetanei e gli amici.

Eppure, tolta la questione scuola e didattica a distanza, bambini e giovani sembrano scomparsi dall'agenda di governo, come se non esistessero, al di là della necessità di garantire loro il diritto allo studio. Con tutti i limiti dell'attuale situazione.

A scriverci è Stefania di Pagno, mamma di un bimbo di due anni che ha iniziato a frequentare il nido da quando aveva quattro mesi. 

"L'Italia è un paese per vecchi da almeno 20 anni, non esistono politiche serie di supporto alle famiglie ed i dati demografici lo dimostrano. Questa emergenza, qualora ce ne fosse stato bisogno, lo ha ulteriormente dimostrato. I bambini/ragazzi da 0 a 18 sono scomparsi dall'agenda di Governo; anzi, sono comparsi come PROBLEMA, in quanto veicoli di contagio.

Non investire su questo significa mettere una pesante ipoteca sul futuro, ma la politica italiana ragiona nella migliore delle ipotesi per legislature, quindi l'obiettivo è assicurarsi voti per sperare di essere rieletti e non pensare, in prospettiva, al bene del Paese.

Non essendo cittadini votanti i bambini non interessano a nessuno.

É lo specchio del paese pensare alla riapertura delle attività produttive senza pensare alla gestione dei bambini e dei ragazzi a casa. La parola gestione comprende più aspetti, non solo banalmente l'accanimento con asili e scuole e centri estivi chiusi. Non si è MAI presa in considerazione la gestione dal punto di vista psicologico. Questo aspetto è stato malamente demandato alle famiglie esagerando le differenze culturali e di classe. Chi ha più strumenti ha potuto meglio gestirlo, chi per condizioni socio economiche ne ha meno si è trovato ancora una volta marginalizzato

Si tende a limitare la funzione della scuola a quella dell'apprendimento, ma la scuola svolge un ruolo sociale fondamentale di socializzazione e, se svolge il suo ruolo correttamente, di superamento delle barriere.

Per incapacità di gestione del problema e carenze strutturali le conseguenze ricadranno ancora una volta sulle famiglie. Che si troveranno costrette a rivolgersi ai nonni (gli anziani non dovevano essere protetti?), alle babysitter (che evidentemente sono immuni e non trasmettono il virus) e alla Provvidenza".

Redazione

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