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Agricoltura | 20 aprile 2020, 07:30

Per Coldiretti, Confagricoltura e Cia di Cuneo la zootecnia non inquina, ma rispetta l’ambiente (FOTO)

Le prese di posizione delle associazioni di categoria dopo i tre programmi televisivi della Rai che, al contrario, sottolineavano come ci fosse una relazione tra i reflui degli allevamenti e le emissioni in atmosfera soprattutto di polveri sottili. A difesa dei produttori del comparto sono scesi in campo anche il senatore Bergesio e il consigliere regionale Demarchi

Un allevamento del Cuneese di mucche di Razza Frisona

Un allevamento del Cuneese di mucche di Razza Frisona

Nelle ultime settimane tre trasmissioni televisive della Rai (Sapiens, Indovina chi viene a cena e Report) hanno sottolineato come ci fosse una relazione tra i liquami degli allevamenti zootecnici e l’inquinamento atmosferico. Un rapporto creato soprattutto con lo spandimento dei reflui che, attraverso l’ammoniaca prodotta dagli stessi, avrebbe generato maggiori concentrazioni di polveri sottili Pm10 nell'aria e incentivato la diffusione del coronavirus. Perché, dicono gli studi medici, sono proprio l’inquinamento atmosferico, e in particolare le Pm10, a provocare le infiammazioni all’apparato respiratorio.

Sulla correlazione tra liquami e Covid-19 gli scienziati hanno pareri discordanti. Infatti, l’emissione delle particelle è in buona parte causata dal riscaldamento domestico e dai mezzi di trasporto su strada (auto, furgoni e camion). I programmi televisivi (Report ha girato i servizi in provincia di Brescia) hanno prodotto la dura reazione di Giorgio Bergesio, cuneese e capogruppo della Lega nella Commissione Agricoltura in Senato. Ha detto: “Colpisce il silenzio del ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, davanti all’uso strumentale di queste trasmissioni televisive in onda sul servizio pubblico che gettano discredito sui nostri agricoltori, ipotizzando un nesso tra la gestione dei reflui delle stalle degli allevamenti e la diffusione del virus. L’agricoltura e la zootecnia non sono fonte primaria di inquinamento: anzi, sono parte della soluzione del problema grazie ai passi da gigante fatti in questi anni in termini di sostenibilità e di innovazione”.

Altrettanto severa è stata la presa di posizione del consigliere regionale della Lega  Paolo Demarchi, anche agricoltore e allevatore di Saluzzo: “Mentre nelle stalle si lavora a pieno regime, i dati registrano il crollo dell’inquinamento dell’aria confermando che le origini delle emissioni sono altrove e che le accuse rivolte agli allevamenti risultano ingiustificate. Come, peraltro, sono immotivate le fantasiose connessioni con il coronavirus. La zootecnia italiana è tra le più controllate e di qualità al mondo. Se servono ulteriori interventi ambientali si faranno: chi lavora con la terra e gli animali sa quanto sia importante rispettare l’ambiente. Per il bene di tutti. In questo momento di emergenza globale, è necessario più rispetto per chi continua a lavorare garantendo latte e carne alle famiglie italiane”.

Qual è la situazione negli allevamenti della provincia di Cuneo? Il problema della produzione di Pm 10 esiste oppure no? E se esiste, cosa si sta facendo per cercare di risolverlo? Lo abbiamo chiesto alle organizzazioni di categoria della “Granda”.  

ROBERTO MONCALVO, delegato confederale di Coldiretti Cuneo: “Dopo oltre un mese e mezzo di restrizioni imposte dal coronavirus, con la chiusura di molte attività industriali e la limitazione degli spostamenti in auto, pur restando pienamente operativi gli allevamenti, i livelli di inquinamento dell’aria si sono fortemente ridotti. A dimostrazione che le reali responsabilità delle emissioni non sono da cercare nella zootecnia. Al contrario, il settore alimenta economie circolari con la produzione di letame e liquami indispensabili per fertilizzare i terreni e che stanno alla base dell’agricoltura biologica, con l’Italia che detiene la leadership europea come numero di aziende. In Provincia di Cuneo, secondo le cifre ufficiali, zootecnia e agricoltura contribuiscono insieme alla produzione di Pm10 per il 5%:  con un trend in diminuzione nell’ultimo decennio, pur a fronte di una popolazione di animali sostanzialmente stabile. Ciò anche grazie al ricorso di tecnologie e modalità di allevamento sempre più efficienti: dal 2016 ad oggi, sono ben 35 i milioni di euro che le aziende zootecniche piemontesi hanno investito, a valere su bandi del Programma di Sviluppo Rurale (Psr), per attrezzarsi con strumentazioni idonee a diminuire le emissioni di ammoniaca e gas serra”.

ENRICO ALLASIA , presidente provinciale di Confagricoltura Cuneo: “In agricoltura, e in particolare negli allevamenti, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico hanno contribuito sensibilmente ad aumentare la sostenibilità ambientale ormai da molto tempo e, rispetto a molti altri Paesi d’Europa, le aziende italiane sono decisamente più avanti in questo percorso. Vanno dunque stigmatizzati con forza tutti quei messaggi che denunciano l’agricoltura e l’allevamento quali fonti primarie di inquinamento. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra)  certifica, infatti, che l’agricoltura è responsabile di emissioni di Pm10 e Pm 2.5 in percentuali nettamente inferiori e meno significative a quelle di altri comparti produttivi. Collegare, poi, il ruolo degli allevamenti alla grave pandemia del Covid-19 senza evidenza scientifica è oltreché inaccettabile anche ingeneroso, se si considera l’enorme sforzo prodotto dal settore rurale in queste difficili settimane per garantire cibo e rifornimenti a tutti, nel pieno rispetto delle prescrizioni sanitarie e nonostante numerose ed evidenti difficoltà”.

CLAUDIO CONTERNO, presidente provinciale Cia-Agricoltori Italiani: “Cia Cuneo trova le ipotesi formulate come accuse sterili e fuorvianti di quella che è la situazione produttiva italiana nella sua realtà. La zootecnia, di cui anche la nostra provincia è ricca, presenta molti risvolti. Alcune cose sono migliorabili come altrove, e il mondo agricolo è in continua evoluzione, ma in Italia abbiamo moltissime leggi in materia e il comparto è fortemente controllato. Chi non rispetta la normativa è giusto che ne risponda. Le trasmissioni che hanno trattato il tema della correlazione con le Pm10 hanno fornito informazioni fuorvianti e incomplete, presentando il nostro settore in modo distruttivo. Non si è detto, infatti, che il mondo senza materia organica sarebbe morto. L’impegno va concentrato anche sulla sostenibilità delle pratiche che impattano sui terreni, per limitare il più possibile i prodotti di sintesi. Invitiamo i giornalisti che hanno effettuato le loro inchieste ad un Tavolo di confronto dove potremo argomentare le pratiche agricole che il settore osserva e tutti i risvolti che non sono stati trattati nelle puntate”.       

Sergio Peirone

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