“In questo momento come azionisti di Ubi siamo fortemente limitati nell'esplorazione, legittima e anzi doverosa, di alternative che la vedano parte determinante di un futuro terzo polo bancario".
Questo il commento del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo Giandomenico Genta, rilanciato dalle agenzie economiche, alla vigilia dell’assemblea di Intesa San Paolo.
L’assise del gruppo bancario guidato da Carlo Messina è infatti chiamata lunedì 27 aprile a votare il bilancio (4,8 miliardi di utile), decidere sul rinvio del dividendo e a valutare l’aumento di capitale per l’Ops, l’offerta pubblica di sottoscrizione lanciata ad Ubi.
“Speriamo che qualcuno si accorga di questa difficoltà, dovuta all’impossibilità di vederci, che limita i nostri diritti di azionisti. Ora come ora – afferma Genta - i diritti dei soci non possono essere esercitati semplicemente perchè non possiamo fisicamente circolare e incontrarci liberamente nè con gli advisor, nè con potenziali partner alternativi e nemmeno tra noi". Il presidente della Fondazione Cuneo, primo socio di Ubi col 5,9%, annota con amara ironia che l’Ops lanciata da Intesa "è un'ottima operazione, ma solo per Intesa".
Aggiunge Genta: “Il piano prefigurato, depositato in Consob e ancora a noi non noto, significherebbe per noi dover assistere a uno spezzatino che mortificherebbe una grande banca come Ubi, le sue risorse umane e i suoi stessi clienti”.
“L’operazione – aggiunge – viene proposta a valori incredibilmente distanti dai valori patrimoniali con uno sconto del 60% sul patrimonio Ubi senza che né la banca né gli azionisti di Intesa San Paolo tirino fuori un euro. Uno scenario quasi surreale. Una situazione che è anche molto delicata se pensiamo all’auspicio sulla nascita di un terzo polo bancario italiano formulato di recente dal governatore della Banca d’Italia. L’operazione in corso non solo non va in questa direzione, ma è riduttiva – conclude Genta – delle opzioni sia sul piano commerciale che sotto il profilo strategico”.
La Fondazione Cassa di Cuneo resta dunque sulle proprie posizioni, anche se il sentore è che Intesa San Paolo intenda comunque procedere con l’offerta pubblica di sottoscrizione avanzata un paio di mesi fa.