In questi mesi di emergenza sanitaria sono cambiate tantissime cose. Ogni aspetto della nostra quotidianità è stato sovvertito dall'esigenza di contenere la diffusione del contagio da Covid-19.
Tra le cose cambiate, anche il CRAS di Bernezzo, il Centro recupero animali selvatici, dove vengono accolti, se possibile salvati e rimessi in natura tanti animali, dai rapaci agli abitanti dei boschi.
Nella fase 1, quella del lockdown, hanno lavorato solo i 3 dipendenti part time, oltre naturalmente all’instancabile direttore Remigio e a sua figlia Lia. Sospesa invece l’attività dei volontari e quella dei ragazzi del Servizio Civile ai quali, però, è stato garantito il programma di formazione a distanza tramite i tutor: in questo modo hanno potuto apprendere le nozioni previste dall’iter formativo su tematiche di natura veterinaria (prima fra tutte, e mai così attuale, la biosicurezza degli operatori, ma anche zoonosi e primo soccorso ai selvatici), legale (diritto ed educazione civico-ambientale, rischi di sicurezza dei volontari e normativa sulla tutela dei selvatici), didattica, informatica, educazione ambientale e nozioni sul patrimonio faunistico provinciale.
Recentemente i ragazzi del Servizio Civile hanno ripreso a lavorare al Centro, ma solo due per turno, in modo da evitare il sovraffollamento ed assicurare la distanza di sicurezza interpersonale.
Per quanto riguarda i volontari, sempre preziosissimi, al momento non sono ancora in servizio. I veterinari volontari del Centro, invece, sono sempre a disposizione per le prestazioni sanitarie ai pazienti “selvatici”.
Per quanto riguarda gli animali, fino alla scorsa settimana i conferimenti dei selvatici al CRAS erano calati notevolmente rispetto allo stesso periodo degli scorsi anni.
Due le ragioni: da un lato i pazienti potevano essere portati al centro solo da soggetti Istituzionali (ASL, Carabinieri Forestali, Polizia provinciale, etc..) oltre che, naturalmente, dal personale del Centro impegnato nei recuperi.
Dall'altro le pochissime persone in giro sul territorio avevano comportato la riduzione dei traumi da investimento ed anche dei rinvenimenti di soggetti in difficoltà in natura
Ultimamente, con l’avvio della fase due, anche il numero degli arrivi si sta riportando ai valori degli scorsi anni, ma occorre ricordare che i privati che consegnano direttamente gli animali in difficoltà devono precedentemente avvisare il CRAS, in modo tale che in caso di controllo da parte delle Autorità, quest’ultimo possa confermare la motivazione del viaggio.
C'è, anche in quel piccolo angolo di mondo selvatico che è il Cras, voglia di tornare alla normalità. Ma c'è anche bisogno di aiuto concreto. Il direttore Remigio Luciano rivolge un appello: “Invito tutti quanti apprezzano e seguono la nostra attività a destinare il 5x1000 al Centro per contribuire alla gestione, sempre molto onerosa, dei nostri amici animali: ci auguriamo di poter assistere molto presto al superamento di questo duro periodo che ha lasciato il segno su tutta la popolazione, festeggiando nel modo che più ci piace, restituendo la meritata libertà a quella splendida aquila reale ricoverata qui da noi da alcuni mesi. Un fortissimo gesto simbolico che vuole essere un augurio a tutti noi di un ritorno alla normalità”.