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Attualità | 17 maggio 2020, 11:30

La quotidianità al tempo del Covid-19: quattro chiacchiere con Giulia Odetto, attrice e regista

“Sono stata fortunata perché ho finito la tournée prima del lockdown, molti colleghi non hanno avuto questa possibilità. Come categoria abbiamo capito che serve coesione”

La quotidianità al tempo del Covid-19: quattro chiacchiere con Giulia Odetto, attrice e regista

Quasi per tutte le categorie professionali c’è una data per il ritorno al lavoro dopo il lockdown. Da ieri anche per la riapertura dei teatro: il 15 giugno si potrà tornare in scena, le poltrone in velluto potranno avvolgere gli spettatori e gli attori potranno ricominciare a mettere in scena commedie, tragedie, opere e musical.

Al di là della data di apertura, però, restano tantissimi i punti di incertezza: cosa potrà andare in scena se anche gli attori dovranno mantenere le distanze? Potete immaginare che Romeo non baci Giulietta o lo faccia con la mascherina? E quanti teatri potranno davvero permettersi di alzare il sipario limitando il numero degli accessi?

Abbiamo parlato della vita degli attori in quarantena con Giulia Odetto attrice e regista fossanese che ha calcato palcoscenici importanti in tutta Italia nonostante la giovane età. Diplomata nel 2018 al Teatro Stabile di Torino ha lavorato in musical, opere, spettacoli teatrali e di danza contemporanea. Nel 2016 ha fondato la compagnia “Effetto Pullman” di cui è regista e coproduttrice. Ha interpretato Mercoledì Addams nel musical “La Famiglia Addams” e ha ricoperto il ruolo di protagonista in “Tango Glaciale Reloaded” di Mario Matrone. Ha ricevuto la nomination come miglior attrice italiana emergente a “Le maschere del teatro italiano” e al premio “Virginia Reiter”.

“Io sono stata molto fortunata perché la mia tournée è finita proprio il giorno prima che tutto fosse chiuso in Veneto. L’ultima data era proprio lì. Il giorno dopo non sarei più andata in scena. Molti colleghi che avevano tour in corso si sono visti cancellare tutto”.

Tornata a Fossano Giulia ha proseguito con la sua vita che, come programmato da tempo, l’ha portata in Spagna: “Da tempo avevo programmato di andare in Spagna a insegnare yoga in un ritiro per sole donne. I viaggi erano ancora consentiti e sono quindi partita. Avevo il ritorno programmato per Roma dove avrei dovuto partecipare a un laboratorio di tre settimane. Al termine della workshop, però, era scattato il lockdown in Italia e non c’erano più voli per ritornare. Il laboratorio era stato cancellato. Ho pensato che fosse un segno, ma non era un momento facile per fare la volontaria all’estero da italiana. Ho trovato un posto meraviglioso a Uxa Paraiso, in Portogallo”.

Il lockdown ha portato Giulia a confrontarsi, di cancellazione in cancellazione di voli, con una situazione che peggiorava di giorno in giorno: “Dapprima ho trovato un volo per Nizza pensando di poter poi tornare in Italia da lì, ma anche quello è stato cancellato. Sono stata una dei tanti italiani bloccati all’estero”.

Giulia quindi resta per un po’ a Uxa Paradiso in una sorta di agriturismo tra animali, campi e lezioni di yoga online cercando di tornare a casa: “Per fortuna si è creata una rete sui social di sostegno reciproco per gli italiani all’estero perché sulle modalità di rientro ho percepito l’enorme emergenza. I voli di rientro diretti da Lisbona organizzati dalla Neos avevano prezzi folli, completamente fuori budget per studenti o giovani come me. Da sola ho trovato finalmente un volo per Ginevra e da lì ho continuato con i mezzi pubblici. Alla prima stazione italiana, Domodossola, ho dovuto scendere perché in Italia non si poteva viaggiare con i mezzi pubblici se si arrivava dall’estero. Anche in questo caso sono stata fortunata perché abito al Nord e mio papà è venuto a prendermi, ma devo dire che non ho avuto aiuto dalla Farnesina.”.

Missione rimpatrio compiuta, al termine dei 15 giorni di isolamento previsti per chi rientrava dall’estero Giulia ha iniziato a pensare al futuro. “In tutto questo periodo ho continuato a lavorare su progetti che avevo, ma è difficile anche solo chiamarli progetti. Normalmente la parola “progetto” sottintende una timeline, mentre ora non si sa quando si potrà concretamente partire. Il lato positivo è che non c’è la fretta di concludere e ci si può dedicare con molta cura al processo, alla fase di studio preliminare”.

Come lavoratore dello spettacolo Giulia ha percepito i 600 Euro del decreto “Cura Italia”: “Ho visto che dovrebbero essere riconfermati anche per aprile e maggio per fortuna ma poi? Io capisco la prudenza dei teatri nella programmazione. Non si sa ancora quali saranno le modalità di riapertura. Riprenderanno la progettazione iniziata e interrotta oppure partiranno con le nuove programmazioni?”. La situazione di attrici e attori in Italia è quanto mai difficile da mettere in prospettiva in questo momento e Giulia ha anche pubblicato un video molto eloquente in questo senso: i lavoratori dello spettacolo, oggi come oggi, sono senza voce, anche se, forse, stanno cercando di ottenerla amplificandosela l’un l’altro.

Per sua natura, soprattutto in Italia, il mestiere dell’attore è individualista, anche se lavora in compagnia e non c’è mai stato un modo di muoversi davvero a chiedere tutela in modo compatto. Uno degli aspetti positivi di questo momento è che gli attori si sono riconosciuti in una categoria. Quando ci sono di mezzo l’arte e la passione è difficile fare gruppo per portare avanti delle richieste di tutela in modo compatto. Come categoria lo abbiamo imparato”.

Chiaramente ci sono delle grandi difficoltà sia dettate dal fatto che quello dell’attore spesso è considerato più un divertimento che un lavoro dal pubblico che non sa quanta fatica, studio e preparazione ci sia dietro alla scena: “Uno dei problemi che abbiamo, secondo me, e a cui dovremo subito pensare è quello di tracciare una linea tra professionisti e amatori. Quando sono usciti i bonus in un primo tempo bisognava avere 30 giorni lavorati per beneficiarne, con il nuovo decreto ne bastano 7. Credo che sia normale che lo Stato abbia voluto aiutare quante più persone possibile, ma di fatto hanno beneficiato del bonus persone che hanno fatto date non in agibilità. Come si può definire professionista una persona che ha lavorato versando contributi solo per 7 giorni in un anno? Dobbiamo capire che se vogliamo contare sul sistema Stato, dobbiamo anche aderire appieno al sistema Stato. L’agibilità per noi è un costo, ma è la nostra tutela, la nostra assicurazione”.

Lasciamo Giulia tornare a lavorare sui suoi progetti che, conoscendone la determinazione, vedranno presto o tardi la luce: “Avevo un paio di progetti in cantiere. Per uno avevamo già applicato con la Compagnia di San Paolo e avremo gli esiti entro fine 2020. Si tratta di un percorso di teatro progetti culturali ed educativi nelle nostre vallate e coinvolge anche, oltre a uno degli attori di Effetto Pullman, due fossanesi: Andrea Silvestro ed Emilia Barellino. A fine settembre inoltre dovrei presentare un progetto alla biennale di Venezia. Sulla carta sono cose che si faranno, purtroppo non sappiamo esattamente quando né come. Nel mio team di lavoro ci sono persone che vengono da tutta Italia. Dobbiamo capire se ci si può rincontrare, se potremo restare tutti in una stanza, se dovremo lavorare con le mascherine”.

Giulia ci lascia con una riflessione: “In questo momento il disagio ci è venuto a trovare e per un artista è fonte di messa in discussione. Sarà interessante lavorare in questo periodo storico senza la fretta del risultato”.

Agata Pagani

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