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Attualità | 30 maggio 2020, 12:03

Le nuove edizioni Einaudi dei capolavori di Pavese raccontate da grandi scrittori

Per i 70 anni dalla morte dell'autore, la casa editrice ha ripubblicato i titoli più celebri affidandone l'introduzione, tra gli altri, a Nicola Lagioia e Paolo Giordano. Copertine illustrate da Manuele Fior

Le nuove edizioni Einaudi dei capolavori di Pavese raccontate da grandi scrittori

"Non parole. Un gesto. Non scriverò più". Così Cesare Pavese metteva il punto, settant'anni fa, al diario fitto, denso e introspettivo cui aveva affidato per lungo tempo (la prima pagina risale al 1935) pensieri e riflessioni da uomo e intellettuale, prosatore, poeta e saggista. Ora, in vista dell'anniversario di quel 27 agosto 1950, quando lo scrittore di Santo Stefano Belbo si tolse la vita all'Hotel Roma di Torino, la sua casa editrice, Einaudi, gli rende omaggio con una un'esclusiva riedizione delle sue opere più celebri, per la collana ET Scrittori.

Si tratta di sette titoli introdotti da illustri nomi del nostro tempo, tutti pubblicati il 26 maggio e con le copertine splendidamente affrescate a tinte vive da Manuele Fior. 

Domenico Starnone per Il mestiere di vivere, Nicola Gardini per i Dialoghi con Leucò, Donatella Di Pietrantonio per La casa in collina, mentre Le poesie sono raccontate da Tiziano Scarpa e il collettivo Wu Ming accompagna il lettore nel tempo mitico e sospeso di La luna e i falò

E non poteva mancare il contributo torinese, per un autore che proprio nel capoluogo ha acquisito e maturato quella coscienza civile e raffinatezza culturale che lo avrebbero accompagnato ante e post seconda guerra mondiale. Paolo Giordano firma l'introduzione a Il diavolo sulle colline, e scrive: "È esistita per ognuno di noi una fase simile. Un periodo in cui il mondo dei grandi era ancora una mescolanza di esperienza personale e preconcetti". Ed è qui che si gioca la vicenda narrata da Pavese, che sceglie di dare voci alle tensione e le fragilità di un'adolescenza sognatrice per bocca di tre giovani amici, che lasciano la città per una vacanza nella campagna piemontese. Qui, tra gite, incontri, scoperte e avventure, sentono prepotente la tentazione di violare la norma, di superare il limite, nella ricerca del vizio che porterà il più inerme a esserne travolto. 

Ed è invece siglata dal direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia l'introduzione a Tra donne sole: storia di Clelia, modista emancipata, disillusa e intelligente, che vive orgogliosamente il proprio lavoro in una sdegnosa solitudine. Quando da Roma torna nella città natale, Torino, vive l'esperienza dello straniamento tipico del dopoguerra, dove sfilano come in passerella le inquietudini e le contraddizioni della borghesia, lo snobismo degli intellettuali, la frivolezza delle ragazze che abbracciano disperatamente una presunta libertà. 

"Clelia è nata a Torino da una famiglia povera - racconta Lagioia -, ha trovato a Roma l'occasione per emanciparsi. Adesso è autonoma sul piano economico, indipendente su quello sentimentale, l'autodeterminazione le ha donato uno sguardo più aperto ma forse anche più amaro sulle cose del mondo".

Ma il suo ritorno "si rivela presto una sorprendente discesa in un affollato deserto sociale dover maldicenza, frivolezza, buona maniere, incapacità di sentire gli altri scavano un profondo buco nero". Un magma pavesiano esistenzialista - che ispirò non a caso il più "filosofo" tra i registi, Michelangelo Antonioni, per il suo Le amiche - che torna a parlare con folgorante attualità ai giorni nostri: qui e ora, nel nostro ritorno alla civiltà dopo un confino solitario, osservando il cambiamento dopo la catastrofe.

manuela marascio

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