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Attualità | 01 giugno 2020, 18:59

Alba, caricato da un cinghiale nel suo noccioleto: agricoltore finisce al pronto soccorso

Un grande spavento e cinque giorni di prognosi per il giovane protagonista della disavventura occorsagli in un appezzamento di San Rocco Seno d’Elvio. Un fatto che riapre il dibattito sulle misure di contenimento della fauna selvatica sulle colline dell’Albese

Immagine d'archivio

Immagine d'archivio

Si è conclusa fortunatamente senza più gravi conseguenze la disavventura toccata giovedì scorso un giovane agricoltore dell’Albese, protagonista suo malgrado di un incontro ravvicinato con un cinghiale avvenuto nelle campagne di frazione di San Rocco Seno d’Elvio.

Il ragazzo era al lavoro in un noccioleto, intento nelle periodiche operazioni di pulitura delle piante dai germogli. Accovacciato ai piedi di una pianta, non si è accorto del sopraggiungere alle sue spalle di un grosso ungulato, che lo ha caricato e colpito violentemente alla schiena col muso, facendolo ruzzolare a diversi metri di distanza. Trascorsi i pochi secondi necessari a riprendersi dalla caduta e trovatosi l’animale di fronte, ancora a poca distanza da lui, il ragazzo ha capito quale rischio stesse correndo. Si è messo a urlare e l’animale è fortunatamente scappato.

Ancora scosso dall’accaduto e dolorante per la botta alla schiena, il giovane ha quindi deciso di affidarsi alle cure dei sanitari presso il pronto soccorso dell’ospedale "San Lazzaro". Qui è stato visitato, medicato e quindi dimesso con una prognosi di cinque giorni salvo complicazioni.

Un'aggressione per certi versi insolita, visto che l’animale non era stato disturbato in alcun modo e che nemmeno sembrava trattarsi di una femmina preoccupata di difendere i propri cuccioli.
Senz’altro un fatto che poteva avere un esito ben peggiore e che riapre il dibattito sulle problematiche collegate a una presenza - quella degli ungulati sulle nostre colline – che pare non attenuarsi nonostante i periodici interventi di contenimento messi in campo dagli enti preposti.

La riprova, negli avvistamenti registrati con sempre maggiore frequenza non soltanto in impervie zone di campagna dell’Alta Langa, ma anche nella periferia albese, a pochi metri da alcune trafficate arterie cittadine, come nel caso dell’esemplare che, in un tardo pomeriggio di pochi giorni fa, è stato visto passeggiare tranquillamente a pochi metri da corso Europa, nelle vicinanze della scuola elementare "Rodari" di via Margherita di Savoia. O del branco che, nell’agosto scorso, attraversando la tangenziale di Alba, causò l’uscita di strada che costò la vita all’agente di commercio guarenese Lorenzo Margaria.


PIANI DI CONTENIMENTO ANCORA INSUFFICIENTI

Una situazione che probabilmente risente anche della scarsa incidenza finora fatta registrare dai piani di contenimento messi in campo dalla Provincia, ente competente in materia che in questo ambito si muove però con armi in qualche modo spuntate, in ragione di normative non sempre adeguate come della scarsità di risorse effettivamente spendibili su questo fronte.  

"Come Provincia operiamo in pratica su due fronti – ci spiega il consigliere delegato alla caccia Pietro Danna –. Da una parte, come previsto dalla legge regionale approvata nell’aprile dello scorso anno, rilasciamo autorizzazioni ai proprietari e conduttori di fondi che ne fanno richiesta, previo il superamento di uno specifico percorso di abilitazione. I permessi sono già numerosi, oltre duecento, sono in continuo aumento e prevedono la possibilità di abbattimenti diretti o di utilizzare sistemi quali le gabbie di cattura".

"L’altro fronte – prosegue Danna – è quello delle battute di contenimento attuate direttamente dal nostro organico di Polizia Locale Faunistico Ambientale. Si tratta però di personale numericamente contenuto, appena 17 persone, che deve far fronte a una serie di mansioni pratiche e amministrative molto articolata, senza contare che con l’emergenza Covid questo stesso personale è stato per metà avocato dalla Questura per altre attività. Le nostre guardie non hanno comunque mai interrotto la loro attività, che da inizio anno ha previsto 30 interventi con l’abbattimento di 38 capi, 13 dei quali abbattuti con le uscite effettuate una quindicina di giorni fa tra l’Albese, l’Alta Langa e la Val Maira, mentre nuove uscite sono previsti in queste settimane tra l’Alta Langa e la Langa Monregalese".        

Il problema del proliferare di questi animali è però a monte, come fa intendere ancora Danna: "La delibera della Giunta regionale che disciplina il contenimento ha ancora molti aspetti probabilmente troppo restrittivi, mentre un altro grosso nodo è quello rappresentato dalla legge nazionale che disciplina la caccia, norme del 1992 che non prevedono la possibilità di arruolare i cacciatori nelle azioni di contenimento. Sul tema il senatore di Priocca Marco Perosino aveva anche presentato una specifica proposta di modifica legislativa, che però finora non ha trovato fortuna. Altre limitazioni incidono sull’efficacia della caccia di selezione, che per questo tipo di specie non viene molto frequentata dai cacciatori per una serie di vincoli".

"Insomma – conclude il consigliere provinciale – andrebbe rimossa una serie di paletti la cui presenza oggi fa sì che la Provincia debba farsi carico con le proprie forze di una problematica che non è completamente attrezzata a fronteggiare".

Ezio Massucco

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