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Attualità | 03 giugno 2020, 11:02

Sbloccato il traffico tra regioni la montagna cuneese torna meta turistica, tra igienizzazione e distanziamento sociale

Nel 2018 - secondo dati ISTAT, provinciali e regionali - la Granda ha accolto 413.647 turisti nelle proprie strutture alberghiere e 313.939 in quelle di altro tipo: la maggior parte (61,24%) arrivava proprio dalle altre parti d'Italia

Foto generica

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Via libera al traffico tra regioni significa anche e soprattutto, specie per una provincia montana come quella cuneese, via libera alla ripresa delle attività legate al turismo. Un traguardo che gli operatori di settore raggiungono tirando un lungo respiro di sollievo, ma che certo non nasconde preoccupazioni, dubbi e istanze  relative, soprattutto, all'attuazione concreta delle disposizioni di distanziamento sociale sanitario legate al periodo di convivenza con il Covid-19.

La domanda, insomma, è: la montagna – che a livello sanitario è certamente stata meno colpita dei grandi centri urbani – riuscirà ad adattarsi?

E per la Granda la questione è centrale non da oggi (mercoledì 3 giugno), come testimonia la nostra intervista al presidente del Conitours Giuseppe Carlevaris. Secondo i dati – conferiti dall’ISTAT e dagli uffici statistici provinciali e regionali – elaborati dal sociologo Diego Cason e pubblicati anche dal portale Infodata de IlSol24Ore, nel 2018 la nostra provincia ha accolto 413.647 turisti nelle proprie strutture alberghiere e 313.939 in quelle di altro tipo, con presenze fisse che hanno toccato rispettivamente quota 1.000.715 e 924.026: 1,24 turisti arrivati e 3,28 presenze effettive per abitante. La maggior parte di questi turisti (61,24%) arrivava dal resto del Paese, mentre il 38,76% dall’estero.

Appare chiaro insomma che tra le tante realtà che compongono il mosaico del turismo montano – rifugi, alberghi, b&b, campeggi e strutture ricettive di diversa natura – non tutte possiedano spazi sufficientemente agevoli con i quali assicurare il distanziamento sociale, specie a fronte della necessità economica di accogliere un volume di turisti davvero significativo. Certo il sistema a prenotazioni sarà il sentiero più battuto, specie dai rifugi, ma in montagna gli imprevisti sono sempre in agguato e orari e necessità possono variare di ora in ora; non è da sottovalutare, poi, come  il turista sia “animale” più facile da gestire del fruitore giornaliero (i, tantissimi, escursionisti occasionali che sin dall’allentamento delle restrizioni alla mobilità personale si sono riversati anche nelle nostre valli, con effetti purtroppo non sempre positivi).

Molte aree che possono disporre di meno servizi – e qui gioca un ruolo importantissimo la pianificazione pre-crisi dell’offerta turistica montana, chiaramente differente a seconda dei territori – avranno possibilità di generare introiti minori, in uno scenario che mai come adesso necessità di un ripensamento più che profondo e una progettazione ad hoc.

redazione

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