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Sanità | 24 giugno 2020, 11:02

La vita più forte del Covid, donna partorisce dopo una lunga degenza in terapia intensiva: diventa un caso studio il “metodo” Santa Croce

Grazie alla collaborazione di diversi reparti dell’ospedale cuneese (rianimazione, ginecologia e ostetricia e neonatologia e emergenza) si è gestita una situazione unica con metodi innovativi e con una stretta sinergia tra ambiti ospedalieri differenti

La vita più forte del Covid, donna partorisce dopo una lunga degenza in terapia intensiva: diventa un caso studio il “metodo” Santa Croce

Un’esperienza unica. Così è stata descritta dal direttore del dipartimento di Emergenza e Aree Critiche dell’azienda ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo Alessandro Locatelli nel corso della conferenza di presentazione delle attività della avanzatissima sala ibrida del Santa Croce di Cuneo. Sala che, ne abbiamo scritto ieri, è stata fondamentale nella gestione dell’emergenza sanitaria.

Un periodo intenso che ha messo sotto pressione gran parte del personale medico anche nel nosocomio cuneese. Che ora tenta di ritornare alla normalità con un 70% delle attività ordinarie riprese.

Infermieri e medici tornano a rifiatare dopo il boom dei mesi di marzo e aprile. Ma – ci tiene a precisare il dottor Locatelli – finché ci saranno casi Covid non ci potrà essere completa attività ordinaria al cento per cento. La gestione all’interno dell’Azienda Ospedaliera Croce e Carle – pur nell’emergenza -  ha funzionato. La percentuale di personale ospedaliero positivo a Covid-19 è stato molto basso rispetto ad altre realtà. Questo grazie anche alla presenza della sala ibrida tra il Pronto Soccorso e la Rianimazione dove sono stati dirottati tutti i pazienti cosiddetti “grigi”, cioè i pazienti arrivati in pronto soccorso e in attesa di tampone.

Unito all’attenzione di tutto il personale ha fatto sì che i contagi tra il personale siano stati più bassi rispetto ad altre realtà, garantendo una forza lavoro necessaria in un periodo di pandemia.

Ma torniamo a quell’esperienza unica. Il Covid è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Ha colto tutti impreparati. Ha significato morti, lutti sofferenza, stress. E’ bene non dimenticarlo. Anche ora che, forse, la guardia si è un poco abbassata.
A volte, però, la vita è stata più forte del covid. Di storie in questi mesi se ne sono raccontate tante. L’ospedale Santa Croce di Cuneo è stato protagonista di un caso complesso. Una donna alla 28ma settimana di gravidanza positiva a Covid-19 e ricoverata in terapia intensiva.
 
Grazie alla collaborazione di diversi reparti dell’ospedale cuneese (oltre a emergenza e aree critiche hanno collaborato rianimazione, ginecologia e ostetricia e neonatologia) si è gestita una situazione unica con metodi innovativi e con una stretta sinergia tra ambiti ospedalieri differenti. Si è riusciti a portare avanti all’interno della rianimazione per molte settimane una fase critica di covid e al tempo stesso la gravidanza della donna monitorando la salute del bambino applicando una serie di procedure innovative per quel periodo. La donna ha portato a termine il percorso di guarigione ed è riuscita a dare alla luce il bambino nei tempi prestabiliti.

Il caso è stato spiegato dal dottor Locatelli ai nostri microfoni.




L’episodio ha rappresentato un unicum sicuramente a livello europeo. Una situazione analoga si è verificata in un ospedale cinese, all’incirca negli stessi giorni in cui questo avveniva presso il nosocomio cuneese.

Daniele Caponnetto

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