Dopo la devastazione fisica e psicologica portata dal coronavirus, forse, non saremo migliori di prima. Anzi. Chi era già buono e generoso d’animo lo sarà ancora di più, chi era intollerante e aggressivo verso gli altri darà ancora maggiori impulsi alla sua prepotenza. Pur con la conclusione del confinamento in casa durato un paio di mesi e la ripresa di quasi tutte le attività, le persone continuano ad avere visi cupi e manca, spesso, la voglia solo di parlare. Figuriamoci quella di sorridere.
Le richieste del Governo e del mondo sanitario e scientifico di indossare le mascherine e di rispettare il distanziamento fisico, in molti casi vengono ormai disattese. Nonostante l’incubo del Covid-19 abbia lasciato sul suo cammino morte, dolore, ampi squarci di sofferenza, ferite profonde. E per gli esperti non sia ancora stato sconfitto.
Ma c’è dell’altro. In Italia, abbiamo anche un mondo produttivo al collasso, con un Prodotto Interno Lordo che, secondo le previsioni, a fine 2020 sarà sceso di almeno 10 punti. Senza la certezza assoluta, per adesso, di avere davvero un aiuto concreto da parte dell’Europa. E se, al contrario così sarà, se i tanti soldi promessi arriveranno, senza una strategia chiara del Governo Conte sul dove e sul come si vogliano spendere. Con alcuni settori, dal turismo alla cultura, dalle manifestazioni agli spettacoli, totalmente in ginocchio. E la prospettiva per molti lavoratori, che perderanno la loro occupazione, di dover affrontare mesi di lacrime e sangue. Facendo esplodere la rabbia sociale nelle piazze.
La storia di ciò che è accaduto in passato quasi sempre non insegna a ripetere gli stessi errori e a modificare gli atteggiamenti nei confronti degli altri. Perché la storia quasi sempre è più comodo e facile dimenticarla. Invece, proprio per questo motivo dovremmo, tutti, fermarci un momento a riflettere. E non precipitare di nuovo nell’indifferenza quando il virus mostro, prima o poi, si spera, avrà finito di colpire.
E’ chiaro che abbiamo davanti una strada irta di ostacoli da superare. Però, il coronavirus avrebbe dovuto insegnarci a essere più solidali, a gustare di nuovo la meraviglia del contatto umano, dello stare insieme apprezzando le piccole gioie quotidiane che da troppo tempo si davano per scontate. E avrebbe dovuto insegnarci ad usare sempre - come dice Papa Francesco - le parole “permesso, scusa e grazie”.
Nella ripartenza nessuno deve camminare un passo dietro agli altri. Quindi, per non soffocare, c’è ancora bisogno di una mano concreta da parte dello Stato alle imprese e ai lavoratori di ogni settore. Anche attraverso gli investimenti diretti come nella sanità, nella scuola, nella pubblica amministrazione. Ma i cittadini devono far scattare la molla della solidarietà, dell’amore, del dono e del rispetto verso il prossimo, della pace, dell’amicizia. Incominciando dal vicino di casa. E tutti insieme, in qualsiasi settore si operi, dobbiamo costruire, chicco dopo chicco, i granai della conoscenza, della cultura, della bellezza per far uscire i raggi del sole dalla nebbia del male che sta schiacciando la società in cui viviamo.
Questo, al momento, è l’ultimo #controcorrente firmato da Sergio Peirone. Grazie a tutti i lettori per l’attenzione dimostrata.