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Attualità | 30 giugno 2020, 10:26

L'appello per una "stagione di dignità" inviata a Prefettura e Regione da oltre 30 realtà: anche Carlin Petrini e Don Ciotti si fanno portavoce della questione saluzzese

La questione degli stagionali è aggravata quest’anno dall’emergenza sanitaria in atto che non ha consentito di aprire il Pas (prima accoglienza stagionali) al Foro Boario di Saluzzo e che ha portato un centinaio di migranti all’addiaccio nel parco Aliberti di Saluzzo. L’appello congiunto vuole essere un monito per trovare una risoluzione al problema

L'appello per una "stagione di dignità" inviata a Prefettura e Regione da oltre 30 realtà: anche Carlin Petrini e Don Ciotti si fanno portavoce della questione saluzzese

“Una stagione di dignità”: è l’appello di Cgil, Cisl e Uil, di Caritas e dell’associazione Papa Giovanni XXIII oltre a diversi altri enti legati al terzo settore e al volontariato legata all’annosa questione degli stagionali nel comparto frutticolo del saluzzese.

“Non è tollerabile che una questione aperta da dieci anni
– ha spiegato nell’incontro di ieri il vice direttore della Caritas di Saluzzo Carlo Rubiolosia sempre trattata come un problema di ordine pubblico. Quest’anno è un’emergenza, ma ogni anno lo è. E Saluzzo non può risolvere solo con le proprie forze.”

“Un problema che non è solo locale
– ha spiegato Virginia Sabbatini di Saluzzo Migrante – E’ necessario un intervento normativo per tutte le persone che rappresentano una categoria di lavoro da Nord a Sud Italia, quello della raccolta frutta. Chiediamo un intervento con soluzioni strutturali. L’emergenza sanitaria ha messo in luce vuoti normativi rispetto alla marginalità sociale di una categoria di persone.”

La questione degli stagionali è aggravata quest’anno dall’emergenza sanitaria in atto che non ha consentito di aprire il Pas (prima accoglienza stagionali) al Foro Boario di Saluzzo e che ha portato un centinaio di migranti all’addiaccio nel parco Aliberti di Saluzzo. L’appello congiunto vuole essere un monito a Prefettura e Regione Piemonte per trovare una risoluzione al problema.

“Sono a Saluzzo da anni – ha proseguito Luigi Gerona dell’associazione Giovanni XXIII – ma quello che ho visto quest’anno non l’ho mai visto. Non è possibile risolvere questa situazione solo con la forza del volontariato e del terzo settore.”

“Si tratta di manodopera necessaria – ha spiegato Davide Masera segretario della Cgil Cuneo – Esiste un problema culturale e economico. L’anno scorso sono stati censiti 18.400 mila contratti di cui 6.800 di origine africana. Nel 2019 sono aumentati del 53 per cento i contratti regolari. Ci porremo parte civile nel processo al caporalato a settembre. Bisogna dare diritti importanti a questi lavoratori. I voucher non risolvono il problema e i lavoratori italiani ci sono, ma non bastano. Noi abbiamo proposto insieme alle altre associazioni presenti un’accoglienza diffusa sul territorio. Regione, prefettura, protezione civile e tutti i 34 comuni del comparto attivino dei piccoli campi per l’accoglienza dei lavoratori necessari all’economia di tutti.”

"Dobbiamo trovare tutti insieme una soluzione
- ha aggiunto Fortunato La Spina della Fai Cisl - Le persone che lavorano devono avere un accoglienza dignitosa. Gli italiani non bastano per la raccolta frutta."

Anche Don Ciotti di Libera e Carlin Petrini di Slow Food si uniscono all’appello.

"Come ogni anno, purtroppo, torna quella che è una vera e propria emergenza umanitaria, aggravata ulteriormente dagli strascichi della pandemia che stiamo ancora combattendo. – è il testo del patron di Slow Food inviato e letto nella conferenza di ieri presso la Caritas di Corso Piemonte -  Un dramma che coinvolge tutti al di là di ogni responsabilità locale e che non può vedere solo il Comune di Saluzzo reagire e interessarsi. Non si può continuare a far finta che quello saluzzese sia soltanto un problema di un piccolo Comune: è una questione complessa, che ha radici profonde e che deve necessariamente interessare lo Stato e ogni cittadino che si definisce tale. Solo allora si potrà sperare in un'accoglienza diffusa, organizzata e funzionante".

Mentre Don Ciotti ha inviato un videomessaggio per sostenere l’iniziaitiva. “Parliamo di braccianti, di persone che lavorano con le braccia. Ma hanno anche delle gambe, una testa e un cuore. Hanno diritto a vivere dignitosamente.”

Qui il video messaggio di Don Ciotti.



L’appello inviato a Prefettura e Regione Piemonte sostenuto ad oggi da oltre 30 realtà tra enti, associazioni di volontariato, sigle sindacali è consultabile al seguente link.

http://www.saluzzomigrante.it/2020/06/29/appello-per-i-braccianti/?fbclid=IwAR2aq3z8FJcK4qiZuR9GzZNz5bgthr58rwIyP2Pu79uGUrZuvvaTw8nfcAg


Daniele Caponnetto

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