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Attualità | 09 luglio 2020, 16:35

Ormea punta alla valorizzazione del suo castello: pronto progetto da 200mila euro

Presentata domanda di finanziamento al GAL Mongioie per 64mila euro

Ormea punta alla valorizzazione del suo castello: pronto progetto da 200mila euro

La Giunta comunale di Ormea fa sul serio e punta con decisione alla valorizzazione delle aree costituenti il castello, al fine di favorire il recupero del sito a fini turistici, storici e culturali.

Un'intuizione lungimirante, che mira alla conservazione del patrimonio e, parallelamente, al suo rilancio in ottica promozionale; a tal proposito, il Comune valtanarino ha deciso di partecipare al bando pubblico del GAL Mongioie per il completamento e il recupero degli elementi tipici del paesaggio e del patrimonio architettonico rurale, forte del progetto definitivo-esecutivo a proprie mani.

Quest'ultimo è stato redatto da un gruppo di professionisti, costituito dagli architetti Maria Stella Caterina Odello e Claudia Dante, dal geometra Gianluca Salvatico e dall'ingegnere Fabio Galvagno.

In particolare, al GAL Mongioie è stato richiesto un contributo pari a 64mila euro dal Comune di Ormea, che si è contestualmente impegnato, in caso di ammissione a finanziamento del progetto, a garantire la quota di cofinanziamento pari a 136mila euro.

IL CASTELLO DI ORMEA: LA STORIA (TRATTA DAL LIBRO "ORMEA PICCOLA PATRIA", DI SANDRO PELAZZA)

L'antico castello di Ormea pare sia sorto intorno al decimo secolo e da quell'epoca ha segnato la storia del borgo. Come tutti i primi insediamenti, occupava la zona che offriva maggiori possibilità di difesa. La montagnola rocciosa che si stacca dalle ultime falde del monte Antoroto era infatti ideale per dominare tutta la valle del Tanaro ed era quasi inespugnabile. Dal castello era possibile bloccare il passaggio alle popolazioni liguri confinanti qualora avessero tentato di invadere la valle per raggiungere la pianura; questo fu il principale scopo di tutti i vari possessori del baluardo, che cercavano in ogni modo di arginare le continue incursioni dei nemici. In un primo tempo era costituito da una piccola cerchia di mura che circondava una preesistente alta torre cilindrica. Con la cessione del territorio ai marchesi di Ceva iniziò l'ampliamento della fortezza. Il marchese Giorgio Il, detto il "nano", e Garcilasco furono i maggiori artefici del suo sviluppo: il "nano" nel 1296 incluse il castello al borgo con una seconda e vasta cerchia di mura; nel 1538 Garcilasco lo rafforzò, aggiungendo altri bastioni e torrioni. Nel 1625 fu acquistato dal principe Maurizio di Savoia, che lo completò con la costruzione di 3 baluardi: uno a ponente, uno a mezzogiorno e l'altro a levante, tutti con ampie feritoie per l'uso delle bocche da fuoco. La costruzione era una fortezza e con ogni probabilità non venne mai abitata dai signori dei luogo; si pensa infatti che essi risiedessero nella casa di via Tanaro. Il castello fu smantellato nel 1795, quando l'esercito francese lo distrusse a forza di mine, provocando danni anche alle case sottostanti. Attualmente rimangono i suoi ruderi, ricoperti dal verde dei pini, a sovrastare la città.  

Alessandro Nidi

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