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Attualità | 10 luglio 2020, 11:24

Gruppo Miroglio, presidio dei lavoratori di Govone ai cancelli di Alba: annunciata mobilitazione cittadina

"Chiediamo che la proprietà sia parte attiva di questa vertenza e vorremmo che la famiglia ci metta la faccia. Lanciamo infine un appello alle istituzioni perché si facciano carico del problema", affermano i rappresentanti sindacali Cgil, Cisl e Uil

Angelo Vero (Cisl), primo da sinistra, a colloquio con il sindaco di Alba Carlo Bo e il consigliere regionale Maurizio Marello (primo e secondo da destra)

Angelo Vero (Cisl), primo da sinistra, a colloquio con il sindaco di Alba Carlo Bo e il consigliere regionale Maurizio Marello (primo e secondo da destra)

Un presidio, fuori dai cancelli dello storico stabilimento di via Santa Barbara, ad Alba, per protestare contro la chiusura della Stamperia Miroglio a Govone. In decine si sono ritrovati questa mattina, alle 9, per manifestare tutto il proprio disappunto per la scelta dell'azienda, arrivata del tutto inaspettata, di non ricapitalizzare e di chiudere invece lo stabilimento.

Alla presenza del sindaco di Alba Carlo Bo e dell'ex sindaco, oggi consigliere regionale, Maurizio Marello, i rappresentanti sindacali (che sono poi entrati nello stabilimento per incontrare i vertici del Gruppo) hanno dialogato con i lavoratori intervenuti, come deciso in assemblea con i dipendenti ieri a Castagnole delle Lanze.

L'annuncio di giornata è quello di una grande manifestazione di piazza, con una mobilitazione dei lavoratori del Gruppo in tutta la provincia, aperta anche alla cittadinanza: nella seconda metà della prossima settimana, partendo dallo stabilimento di via Santa Barbara, il corteo dovrebbe attraversare il centro cittadino, arrivando in piazza Duomo ai piedi del Palazzo comunale.

"Siamo davvero amareggiati e vorremmo evitare che questa passi come una chiusura tra le tante che stanno segnando questo periodo di Covid - commentano i rappresentanti sindacali Angelo Vero (Cisl), Maria Grazia Lusetti (Cgil) e Vito Montanaro (Uil) -. Chiediamo che la proprietà sia parte attiva di questa vertenza e pensiamo che la famiglia non possa tenersene fuori. E' giusto che si prendano un po' di quella responsabilità sociale che gli imprenditori dovrebbero avere. Lanciamo infine un appello alle istituzioni perché si facciano carico del problema".

Aggiunge Montanaro, la cui storia lavorativa lo vede arrivare proprio dal Gruppo Miroglio: "Da mesi chiedevamo un incontro, ma continuavano a prendere tempo con la scusa del Covid. Questa è una decisione unilaterale che non ci lascia margini di trattativa. Il primo step sarà quello della cassa integrazione, in tempi rapidissimi come avvenne per Rotoalba. Quindi andranno favorite tutte le uscite volontarie possibili: oggi, indicativamente, i lavoratori prossimi alla pensione sono una decina su 151... . Per tutti gli altri chiediamo una ricollocazione".

"Non può finire così, dall’oggi al domani, mettendo fine impunemente a un progetto imprenditoriale (iniziato nel Dopoguerra da Giuseppe Miroglio, con il testimone poi raccolto dai fratelli Franco e Carlo, ndr) che ha fatto la storia della città di Alba - afferma il consigliere regionale Maurizio Marello, autore nei giorni scorsi di una lettera aperta, in cui lancia un appello all'unità -. Occorre reagire, aprire un confronto, trovare una via d’uscita che preservi l’occupazione e salvi una storia nobile di questa terra. Non ha senso... è una questione che riguarda tutta la comunità, tutto il territorio. Le istituzioni facciano la loro parte. La famiglia faccia la propria".

Massima disponibilità da parte del primo cittadino di Alba, Carlo Bo: "C'è l'impegno a fissare un incontro con una delegazione dei sindacati all'inizio della prossima settimana. Allo stesso modo farò con la proprietà, quindi convocherò anche i consiglieri regionali del territorio per avere delle risposte concrete".

 

Pietro Ramunno

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