Il Punto di Beppe Gandolfo - 13 luglio 2020, 07:00

Ci siamo giocati l'ufficio?

Ci siamo giocati l'ufficio?

La decisione del governo di prorogare lo smart working per tutto il 2020 può essere un’ opportunità o una iattura: dipende dai punti di vista. Quel che è certo, è che ci impone una serie di riflessioni da fare subito, perché domani è troppo tardi.

Partiamo dall’ aspetto urbanistico e commerciale. Avete visto come sono cambiate le zone centrali delle nostre città? Quasi la metà dei dipendenti pubblici (e forse anche di più per quel che riguarda le imprese private) non vanno più in ufficio. E quindi troviamo strade più percorribili, mezzi pubblici con passeggeri non più stipati come sardine, complice anche il distanziamento obbligatorio. Ma anche bar, tavole calde, ristoranti deserti per le colazioni e i pranzi: parecchi gestori hanno già deciso di non aprire più a mezzogiorno. Altri hanno definitivamente tirato giù le serrande. Ma ci sono anche altri esercizi commerciali, come i negozi di abbigliamento, in grave difficoltà perché mancano gli impiegati che in pausa pranzo facevano due passi, si fermavano di fronte alle vetrine e spesso ci scappava pure l’ acquisto.

Insomma, dobbiamo ripensare la funzione dei centri urbani per non farli diventare isole deserte. Nel contempo può essere la rivincita dei piccoli paesi: tante famiglie possono decidere di lasciare le grandi città e andare a vivere in provincia, dove gli affitti e il costo della vita sono senz’ altro meno onerosi: purché ci sia la fibra, la rete internet.

Lavorare da casa cambia, però, anche lo stile di vita di tutti noi. Nei mesi di lockdown mi sono sempre recato in redazione, ma ho parecchi amici e colleghi che invece hanno intrapreso il lavoro agile, e quasi tutti mi dicono che non tornerebbero indietro. Si sta a casa, si lavora anche in maglietta e pantofole, c’è più tempo per vivere la famiglia, si consumano i pasti in casa, si guarda maggiormente la tv. Ma c’ è pure il rischio di impigrirsi e non aver più voglia di uscire. Si trasformano i rapporti umani: le call conferenze sostituiscono le riunioni, gli esami universitari si affrontano tramite schermi di computer e non de visu, la pausa caffè viene fatta in tinello e non più di fronte alla macchinetta scherzando e chiacchierando con i colleghi.

Diventeremo una società di solitari? I rapporti interpersonali saranno sempre più filtrati dai computer e dai telefonini? Mi auguro di no, ma certo siamo di fronte a cambiamenti epocali e purtroppo sembra che non ce ne stiamo rendendo conto.

Beppe Gandolfo

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