Politica - 03 agosto 2020, 08:00

In trincea le Casse di Risparmio di Fossano e Savigliano

Cercheranno di difendere in ogni modo la loro autonomia, ma dall’autunno dovranno attrezzarsi alla stregua di Fort Alamo perché entrambe rappresentano un boccone troppo ghiotto per i colossi di oggi e di…domani

Da sinistra, Mondino e Soave

Da sinistra, Mondino e Soave

C’erano una volta le Casse di Risparmio del Cuneese…

Delle cinque iniziali – dopo la conclusione dell’Opas Intesa-Ubi - ne sono rimaste autonome due, Fossano e Savigliano.

Due piccoli istituti di credito, caparbiamente assestati nei loro rispettivi territori (confinanti), che dovranno fare i conti con una rete bancaria che, a partire da settembre, andrà incontro ad una profonda trasformazione.

Ce la faranno a sopravvivere, avendo nella compagine azionaria, come socio di minoranza, Bper, la Banca Popolare dell’Emilia Romagna che dall’autunno – dopo aver assorbito le consorelle di Saluzzo e Bra - acquisirà anche una rilevante porzione di filiali ex Ubi?

In entrambi i casi le omonime Fondazioni detengono ancora la maggioranza di proprietà delle rispettive banche.

Nella città degli Acaja la Fondazione Fossano ha il 77% (23% Bper) della Banca Spa e non appare intenzionata a dismettere alcuna quota azionaria, facendo leva sulla sua buona reddittività e sul fatto che un decreto legge consente alle piccole Fondazioni, con un patrimonio netto inferiore ai 200 milioni di euro, di mantenere il controllo delle conferitarie a tempo indefinito.

La Fondazione, presieduta dall’ex direttore generale della Cr Fossano Gianfranco Mondino, e la Banca, guidata dal suo predecessore, Antonio Miglio, che ne è stato presidente per 22 anni, operano in stretta sinergia e pensano di riuscire a garantire autonomia e successo alla Cassa.

A Savigliano la Fondazione, presieduta dall’ex sindaco e parlamentare Sergio Soave, sta valutando da anni il da farsi senza però essere ancora riuscita ad afferrare il bandolo della matassa.

Qui la Fondazione detiene il 69% di proprietà della Cassa, ma con una presenza più forte di Bper che pesa per il 31%.

In queste settimane dovrebbe essere perfezionata la cessione di circa il 10% delle quote, distribuite tra Compagnia San Paolo e Fondazione Torino e Cuneo, contestualmente ad un aumento di capitale.

In questo modo la Fondazione manterrebbe la maggioranza col 59% e vedrebbe l’ingresso di soci istituzionali pesanti.

A Bper la CrSavigliano sta particolarmente a cuore perché, dopo Saluzzo e Bra, arriverebbe ad una parziale chiusura del cerchio in attesa di poter mettere le mani in futuro anche su Fossano.

A giudicare tuttavia da come si stanno mettendo le cose, la partita della conquista delle due “piccole Casse” sopravvissute, si annuncia difficile per il colosso emiliano, che nel corso degli anni ha cercato invano di fagocitarle.

L’arrivo nel partenariato di soci come Compagnia San Paolo, Fondazione CrTorino e Fondazione CrCuneo nella Cassa di Savigliano, dissemina ulteriori ostacoli sull’avanzata di Bper.

Infine, non va dimenticato che entrambe godono della protezione politica di sponsor di rango, a partire dal presidente della Fondazione Torino, Giovanni Quaglia, il quale ha sempre mostrato particolare attenzione sia a Savigliano (ha fatto parte, in passato, del cda della Banca Spa) che a Fossano.

Quel che appare evidente è che le due Casse – piccole sì ma solide e ben patrimonializzate - si dovranno attrezzare agli assalti di cui, d’ora in poi, saranno fatte oggetto.

Costituiscono un boccone troppo ghiotto per i colossi di oggi e di…domani.

È opinione corrente, infatti, che altri processi aggregativi faranno seguito a quello appena concluso tra Intesa e Ubi.

Giampaolo Testa

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