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Economia | 04 agosto 2020, 07:45

Ubi, ultimo atto: Victor Massiah si è dimesso

E mentre i vertici del gruppo bancario acquisito da Intesa discutono di “buona uscita”, a Cuneo i dipendenti temono un “effetto Alpitour” a partire dall’autunno. La preoccupazione, per molti di loro, è che l’esodo verso Torino sia all’orizzonte

Immagine di repertorio

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Il ceo di Ubi Banca, Victor Massiah, si è dimesso ieri sera indirizzando una lettera ai colleghi, in cui tra l’altro scrive: “Che la banca più grande del Paese (Intesa San Paolo) abbia sentito il forte bisogno di acquisire Ubi è in fondo testimonianza di come questa qualità fosse percepita anche e soprattutto all'esterno: ne dovete essere fieri”.

Al suo gesto farà seguito quello del cda, presieduto da Letizia Moratti.

“In attesa del regolamento dell'Opas, i consiglieri di Ubi Banca manifestano la loro intenzione di rimettere il proprio mandato nelle mani dell'offerente rimanendo, se del caso, in carica per garantire la continuità operativa e gestionale nonché la corretta amministrazione della Banca fino all'assemblea di rinnovo degli organi”.

“Io ho concluso il mio rapporto di lavoro dopo oltre 18 anni – ha aggiunto Massiah - e lascio il testimone a chi verrà, consegnando un raggruppamento solido e ragionevolmente profittevole, ma soprattutto pieno di persone di altissimo valore che spero avranno valorizzazione nel nuovo gruppo. Persone con grandi valori e mi auguro di essere battuto nella capacità di gestirli”.

A lui andranno circa 2,1 milioni di euro di buona uscita.

Lo riferisce l’agenzia AdnKronos specificando che “a seguito della cessazione delle cariche di consigliere, di consigliere delegato e di dg, il cda ha deliberato di riconoscere a Massiah, oggi titolare di 695.424 azioni di Ubi Banca, rappresentative dello 0,06077% del capitale sociale, "come da sua espressa richiesta", i soli compensi "maturati alla data".

In tutto, per l'accordo di risoluzione consensuale anticipata del rapporto di lavoro, "verrà prevista la corresponsione delle quote differite in cash (pari a 736.915,00 euro) e in strumenti finanziari (per 392.454 azioni Ubi Banca), relative a bonus maturati con riferimento ai pregressi esercizi 2015-2018-2019, ai sensi della vigente regolamentazione del gruppo Ubi. Il pacchetto di azioni oggi in Borsa vale circa 1,4 milioni di euro. Oltre a questo ci sono "le competenze di fine rapporto connesse esclusivamente ai ratei di retribuzione", "le indennità di carica quale consigliere di amministrazione e consigliere delegato" e il Tfr maturati fino alla data di cessazione del rapporto.

E mentre i big valutano al centesimo la loro “buona uscita”, sul territorio i dipendenti Ubi temono pesanti contraccolpi, alla vigilia dell’apertura di una trattativa complessa, destinata a ridisegnare il loro percorso lavorativo.

Il timore, in particolare, è che Cuneo possa rivivere l’esperienza vissuta a suo tempo dai colleghi Alpitour quando venne deciso il trasferimento a Torino.

Un dipendente, che vuole comprensibilmente mantenere l’anonimato, fa presente questi sentimenti con una lettera inviata alla nostra redazione.

“Sono un dipendente del gruppo UBI di Cuneo, nello specifico del polo Ubiss, la società di servizi e informatica del Gruppo UBI, con sede in via Teatro Toselli a Cuneo.

Vorrei mantenere l'anonimato, per ovvii motivi, ma voglio sollevare e segnalare la preoccupazione, passata sotto un silenzio "assordante" di tutte le persone Ubi di Cuneo.

Preoccupazione a Cuneo dove è presente il maggiore ex  azionista del gruppo Ubi, che per "vile denaro" ha cambiato di 360 gradi la sua idea iniziale sull'offerta di acquisto da parte di Intesa.

Cuneo dove è presente una direzione territoriale Ubi.

Cuneo dove è presente un polo Ubiss con circa 100 persone.

Cuneo dove è presente una rete territoriale di filiali Ubi capillare e numerosa.

Del futuro di tutte queste persone, dopo l'avvenuta fusione, interesserà qualcosa a qualcuno?

Preoccupazione che il sindaco di Jesi (non ho colore politico e non ho idea di quale colore sia questo sindaco), si è affrettato a manifestare ad Intesa, ottenendo risposte, spero veritiere, sul futuro e sulle intenzioni di Intesa per quel territorio.

A Cuneo, finora solo un plauso per il buon esito della fusione, che porterà maggiore denaro per gli investimenti nel settore agricolo della provincia, di cui Cuneo è eccellenza a livello nazionale.

Nulla è stato detto sul personale, nulla sulla possibile riedizione della vicenda Alpitour con trasferimento del personale a Torino.

Un territorio, vorrei ricordare, che è “vissuto” da persone, e se queste persone sono costrette al pendolarismo per lavorare, a volte questo territorio poi lo abbandonano...

Sì, il presidente della Fondazione Cuneo ha affermato che Intesa ha rassicurato gli azionisti di Cuneo che il territorio non avrà ricadute occupazionali, ma tra il dire e il fare...

Con questa mia lettera intendo solo portare a conoscenza le preoccupazioni per un autunno "caldo" che si appresta a vivere il personale Ubi della città capoluogo di provincia e delle varie filiali sparse sul territorio cuneese.

Spero che i giornalisti mettano tengano alta l’attenzione, evidenziando il problema a chi di dovere, in primis ai sindacalisti bancari, auspicando che facciano il loro dovere fino in fondo per mantenere il livello occupazionale a Cuneo”.

GpT

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