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Attualità | 13 agosto 2020, 18:30

I terreni delle condotte della Calcinere Srl, a Paesana, non sono gravati da usi civici: la sentenza del Commissario ha dell’incredibile

La Srl non dovrebbe rifondere dunque, al Comune ma tantomeno alla collettività paesanese, alcunché. Secondo i legali questa sarebbe una sentenza che non sta né in cielo né in terra. Ma il Comune non demorde, e ricorre in Corte d’Appello

La centrale idroelettrica della Calcinere Srl

La centrale idroelettrica della Calcinere Srl

Pare avere dell’incredibile la sentenza emessa, a fine luglio, da Giovanni Liberati, commissario per la liquidazione degli usi civici per il Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Liberati è stato chiamato ad esprimersi, per quanto di sua competenza, nella vicenda tra la Calcinere srl, la società proprietaria dell’impianto idroelettrico sito nell’omonima frazione di Paesana, lo stesso Comune di Paesana e la Regione Piemonte.

Da anni, ormai, la Srl ed il Comune sono contrapposti sulla questione del pagamento degli usi civici. Il Comune chiede il pagamento dei canoni pregressi di uso civico sui terreni sui quali insistono le due condotte che – dal bacino artificiale del Biatonnet – garantiscono approvvigionamento idrico all’impianto e sui terreni nel cui sottosuolo è stata realizzata, nel 1954, una galleria, poi dismessa, per aumentare la potenza della centrale elettrica.

La vicenda si era aperta quando la società aveva depositato istanza volta ad ottenere l’autorizzazione alla realizzazione di una terza condotta. In prima battuta, sulla scorta di una perizia redatta dal geometra Davide Decostanzi, la Calcinere srl avrebbe potuto appianare gli arretrati con una somma di 286mila euro (soltanto per i terreni sul quale insistevano le due condotte esistenti), per poi invece esser chiamata al pagamento di un canone annuo (dal 2016 in poi) pari a 45mila euro.

Una cifra oggetto di uno “sconto” applicato dalla Regione pari all'80%. Che viene meno in caso di mancata conciliazione tra le parti: la “Srl” aveva sin da subito puntato i piedi contro la stima calcolata, che si basava - tra gli altri fattori - anche sulla quantità di energia elettrica prodotta dall’impianto, chiedendone una nuova.

Oltre a ciò, la società aveva citato in giudizio il Comune (e quindi, di conseguenza, il sindaco Anselmo) per ottenere l’annullamento dell’ingiunzione di pagamento dei 45mila euro di canone per l’anno 2016.

La “Calcinere srl” attraverso una nota trasmessa al nostro giornale, si era detta “disponibile ad ogni reale confronto con la Comunità locale, tratto distintivo che contraddistingue la nostra Società e il Gruppo di cui siamo parte”. Il confronto, ammesso che vi sia stato, non ha però portato ad una conciliazione, come si evince dal verbale che le parti hanno sottoscritto in data 21 settembre 2017.

Risultato: la ferma posizione assunta dalla Srl, oltre a far venir meno lo sconto dell’80%, ha indotto la Regione, dopo alcune verifiche, ad assoggettare al pagamento dei canoni di uso civico anche i terreni dove, nei sotterranei, sorge la galleria costruita nel 1954. Passando così dai 286mila agli oltre 500mila euro per gli canoni pregressi che, senza lo sconto dell’80% da parte della Regione, sarebbero “schizzati” ad oltre 2milioni e 500mila euro.

Sempre nel settembre 2017, la Calcinere srl aveva avviato due procedimenti. Uno di fronte al Tar, per “l’annullamento degli atti in parola”. L’altro, di fronte al Tribunale Civile di Torino, “per accertare e dichiarare il pieno e legittimo diritto di proprietà della ‘Calcinere srl’ sui terreni di cui si controverte, oltre all’assenza sui medesimi di ogni vincolo conseguente agli asseriti ‘usi civici’”.

Tra una carta bollata e l’altra, intanto, la Regione – a luglio 2017 – aveva definito le “condizioni” per il prosieguo dell’iter. Gli uffici di Palazzo Lascaris avevano stabilito cifre e valori ancora più alti di quelli del Comune. “Oltre ai canoni sui terreni – aveva spiegato l’allora sindaco Anselmo - la società dovrà pagare ora anche l’11% dell’utile lordo dichiarato su tutti i trent’anni di occupazione”.

Per far fronte alle citazioni in giudizio presentate dalla “Calcinere srl”, il Comune aveva deciso di affidarsi all’avvocato Raffaele Volante di Padova, “professore esperto in materia di usi civici, il quale si è dichiarato disponibile ad assistere il Comune di Paesana”.

Gli esperti in materia sostengono come, ad oggi, non vi sia traccia nella Giurisprudenza italiana di privati che abbiano vinto ricorsi contro Enti pubblici per la regolarizzazione degli “usi civici”. Né, tantomeno, il sindaco può esimersi dal far rispettare le disposizioni regionali, poiché incorrerebbe in un’accusa di “danno erariale” nei confronti del Comune.

Ciò che accade però a Paesana ha però dell’incredibile.

Liberati, commissario per gli usi civici, ha infatti “accertato che non gravano diritti di uso civico sui fondi nel territorio del Comune di Paesana acquistati dalla dante causa della Srl Calcinere con l’atto di vendita del 23 luglio 1923”.

Tradotto: la Calcinere Srl non deve nulla al Comune e alla collettività di Paesana. Secondo il commissario, “gli aspetti posti da Comune e Regione a sostegno dell’esistenza dell’uso civico non possiedono carattere di univocità”.

Una sentenza che, stando ai legali, non starebbe né cielo né in terra. Ed è per questo che il Consiglio comunale di Paesana, ieri sera, ha dato autorizzazione al sindaco Emanuele Vaudano a presentare ricordo dinnanzi alla Corte di Appello di Roma.

Una decisione assunta con l’unanimità dell’intero Consiglio. Maggioranza e opposizione si erano incontrate, prima dell’assise, per un “pre-Consiglio” alla presenza anche dell’ex sindaco Mario Anselmo, che ha sempre seguito la vicenda sin dai suoi albori.

“Abbiamo deciso di proseguire, di andare avanti. – ha detto il sindaco - Che il parere sia positivo o negativo, vogliamo avere la coscienza a posto nell’aver fatto tutto il possibile per portare a casa i soldi per tutta la comunità”.

Avuta l’autorizzazione del Consiglio, il primo cittadino confermerà l’incarico all’avvocato Raffaele Volante per portare avanti la causa in Appello.

“Questo è un mandato unanime – ha fatto eco il capogruppo d’opposizione Fabio Gottero - Invito tutti a coinvolgere la popolazione: ne va del futuro della valle, dal momento che questi soldi si traducono in progetti e in possibilità. Questa Valle deve avere indietro quello che sino ad oggi ha dato.

Tralascio i dubbi che ho sulla sentenza (Gottero è avvocato patrocinante in Cassazione: ndr) che qui diventano secondari. Ma ribadisco: si gioca il nostro futuro. Rappresentiamo la cittadinanza e ci ritroviamo ad avere una società che opera sul territorio, sfruttando le risorse del territorio, che senza nemmeno porsi un problema ha fatto causa alla nostra intera comunità. Ci deve essere una reazione politica, ma anche civica, da parte di tutti noi”.

Sul tema è ancora intervento, sempre per l’opposizione, Sergio Beccio, che è tornato a chiedere “Una commissione ad hoc. Ci sono – ha aggiunto – sviluppi estremamente interessanti per il futuro e per l’occupazione della vallata.

Il Consorzio Uomini di Massenzatica ha sviluppato meccanismi che hanno dato ottimi risultati: un utile modo di reinterpretare il territorio. È necessario avere univocità di comportamenti e di sentenze, altrimenti pareri dati negli anni, però sulla stessa valle, non collimano.

Gli usi civici esistono o no? Non può essere demandata al caso o alla volontà del Commissario il fatto questo che sia giurisprudenza vera. Serve attenzione particolare e studio”.

Sono state invece rigettate dal Commissario le richieste, presentate dalla Calcinere srl, di “annullamento degli atti amministrativi” e di “condanna nei confronti di Regione e Comune all’adozione di misure idonee a non pregiudicare la situazione giuridica soggettiva” della Srl.

Nel primo caso, la competenza non è del Commissario, bensì della Giustizia amministrativa. Nel secondo, invece, non esiste giurisdizione in capo al Commissario, che deve esprimersi esclusivamente sulla “qualitas soli”, vale a dire l’insistenza (o meno) degli usi civici sui terreni oggetto di controversia.

Nicolò Bertola

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