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Politica | 13 agosto 2020, 07:35

Paoletti (Forza Italia): “Berlusconi non si lascerà scappare un cavallo di razza come Alberto Cirio”

Il segretario provinciale forzista risponde alle nostre domande sul “caso Costa” e sul ventilato esodo dei big cuneesi, Alberto Cirio e Marco Perosino, verso Fratelli d’Italia. Le sue attenzioni si proiettano anche verso il rinnovo del Consiglio Provinciale che avverrà in autunno

Paoletti (Forza Italia): “Berlusconi non si lascerà scappare un cavallo di razza come Alberto Cirio”

Maurizio Paoletti, avvocato e sindaco di Boves, è da circa tre anni anche il segretario provinciale di Forza Italia. Gli abbiamo rivolto alcune domande per capire come il suo partito sta vivendo questo momento di incertezza per svariate ragioni, dal nuovo, recente abbandono di Enrico Costa alle ventilate uscite verso Fratelli d’Italia del presidente della Regione Alberto Cirio e del senatore albese Marco Perosino.

Avvocato Paoletti, che giudizio politico dà dell’abbandono di Enrico Costa?

“Enrico Costa era uscito da Forza Italia per andare con Alfano in Ncd; esaurita quella esperienza, si è candidato con Noi per l’Italia di Lupi per poi tornare nuovamente in Forza Italia ed ora passa con “Azione” di Calenda; me ne aveva parlato alcuni mesi fa anche nella prospettiva di una modifica del sistema elettorale in ottica proporzionale, manifestandomi disagi all’interno del partito; i ritorni non sono mai facili, da ambo le parti. Rispetto la decisione ma non la condivido. Calenda è comunque persona seria, tutt’altra pasta rispetto a Renzi. Con Enrico abbiamo fatto molte battaglie insieme, anche se sulla dialettica interna al partito ci siamo scontrati più volte. Spero resti nel centrodestra”.

Ha ragione Costa quando sostiene che Forza Italia ha esaurito la sua carica propulsiva?

“Forza Italia ha necessità di rinnovarsi, di avviare un dialogo sulle prospettive e sul suo futuro, ma è l’unica forza veramente liberale del centrodestra; noi crediamo in una Italia forte in una Europa forte.                                         Fuori dall’Europa non andiamo da nessuna parte; l’Europa va rifondata e lo abbiamo visto in questa emergenza ma le politiche sovraniste non sono la ricetta, finiremmo isolati, politicamente irrilevanti sulla scena internazionale. Con Cina, India, Usa, Russia può dialogare alla pari solo una Europa unita, non certamente i singoli Stati che la compongono.                                   Senza Forza Italia, anche se il nostro peso si è di ridotto, il centrodestra è destinato alla sconfitta; il Fronte Nazionale in Francia è cresciuto molto ma non è riuscito a vincere perchè l’elettore medio, quello decisivo, cerca un polo più moderato.                                                                                                   Al momento non vedo alternative; in passato Casini, Follini come pure Fini hanno provato ad occupare quell’area ma i risultati non sono arrivati; ora ci provano Calenda e Renzi ma penso faranno la medesima fine. Volenti o nolenti, in questo momento, Forza Italia è ancora la forza moderata di chi non vuol finire alleato con la sinistra e di chi crede nella necessità di bilanciare i partiti sovranisti”.     

Non deve essere facile fare il segretario provinciale di un partito in cui i massimi dirigenti, a partire dal presidente della Regione Cirio, sono con le valigie in mano, pronti a traslocare in altre forze politiche col vento maggiormente in poppa….

“Alberto Cirio è un fuoriclasse e tutti i partiti del centrodestra lo vorrebbero ma Silvio Berlusconi non se lo lascerà scappare! Sicuramente è un momento complesso e difficile per noi; il partito deve trovare la capacità di rigenerarsi e tornare ad essere il riferimento per il ceto medio, un vero partito popolare di ispirazione liberale attento alle esigenze economiche del mondo del lavoro, delle imprese, delle partite iva, delle professioni, soprattutto in questa fase di emergenza e di crisi mondiale dovuto alla pandemia; abbiamo una classe di amministratori capaci e preparati che però devono essere valorizzati, a partire dal Presidente della Regione Alberto Cirio”.

È pronto a fare i bagagli anche lei oppure resterà a presidiare l’avamposto forzista cuneese fino alla fine?

“Non ho ancora la vocazione del martire ma neppure da nomade della politica; in questo momento non vedo altre formazioni in cui potrei ritrovarmi. E’ il tempo degli urlatori e degli slogan, tante parole e pochi contenuti, oggi, per una forza moderata, farsi sentire è più complesso. Nonostante tutto sono fiducioso, è sulla distanza che si vedono i cavalli di razza e questo partito ha ancora risorse da mettere in campo per tornare ad essere all’altezza della propria storia. In autunno sentiremo gli effetti devastanti della crisi economica e li servirà serietà e competenza per rilanciare il paese, non basteranno più gli slogan!”

Tra qualche mese, in autunno, ci saranno le elezioni di secondo grado per il rinnovo del Consiglio Provinciale, dove ora Forza Italia – pur in un accordo formalmente civico – governa con Pd e centrosinistra.

FI riproporrà l’esperienza delle “geometrie variabili” o proverà a convincere Lega e Fratelli d’Italia a compattarsi per mettere all’angolo il presidente Federico Borgna?

“In realtà avevamo già proposto la volta scorsa una coalizione di centrodestra ma evidentemente i numeri con questo deleterio sistema di voto non ci avrebbero dato ragione per cui Lega e FdI hanno preferito rimanere fuori. L’Ente è allo stremo, il risultato delle politiche renziane. La maggior parte dei nostri consiglieri ha vissuto con sofferenza l’esperienza provinciale; per di più non sarà possibile eleggere il Presidente ma solo la lista. Così come è attualmente la Provincia, non ha più ragione di esistere; o si torna come prima o è meglio chiuderla definitivamente. Da quanto mi è dato comprendere il Pd non può sconfessare la sciagurata riforma Del Rio per cui vuol dire amministrare un ente in agonia e senza prospettive di rinascita. Vedremo le proposte che emergeranno ma al momento il Presidente Federico Borgna, più che sulle proprie forze, può contare sulle divisioni nel centrodestra”.  

Giampaolo Testa

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