Attualità - 07 settembre 2020, 19:02

Treni per Asti, dieci anni di fermo e 50 milioni da trovare. L’ex assessore: "Folle pensare a una pista ciclabile"

Rosanna Martini chiama l’Amministrazione Bo a esprimersi sugli intenti di riconversione della tratta. La replica del primo cittadino: "Noi per il ripristino, ma inutile nascondersi il tema dei fondi"

Il viadotto di Castagnole delle Lanze (foto Associazione Ferrovie Piemontesi)

Il viadotto di Castagnole delle Lanze (foto Associazione Ferrovie Piemontesi)

Il Comune prenda posizione sul ripristino di "un servizio di importanza cruciale non solo in chiave turistica, ma soprattutto per risolvere i problemi di trasporto che interessano ogni giorno centinaia di pendolari specialmente sull’asse Asti-Castagnole delle Lanze-Neive-Alba".

E’ la richiesta che l’ex assessore comunale ai Trasporti Rosanna Martini, dal maggio 2019 consigliere di minoranza per la coalizione "Uniti per Alba", ha rivolto al sindaco Carlo Bo riproponendo alla sua attenzione un’interrogazione già rivolta all’Amministrazione cittadina nel settembre 2019 e ancora nel giugno scorso.

Il tema è ovviamente quello del ritorno in attività della linea ferroviaria interrotta ormai da quasi un decennio. Correva l’anno 2011 quando i problemi strutturali rilevati all’interno della galleria Ghersi, tra Neive e Barbaresco, costringevano Rete Ferroviaria Italiana a dichiarare inservibile la linea (recentemente riaperta per il solo passaggio di treni storici) e Trenitalia a istituire un servizio sostitutivo tramite bus tuttora in corso.

A riportare d’attualità il dibattito sul futuro della tratta, la recente deliberazione assunta dal Comune di Nizza Monferrato (leggi qui e qui), che, dichiarandosi a favore di una trasformazione della tratta in pista ciclabile a scopo turistico, ha riportato in auge quella che in questi anni è stata una ricorrente proposta – tra i primi ad avanzarla l’attuale governatore Alberto Cirio, allora nelle vesti di assessore regionale al Turismo – di riconversione di un’infrastruttura il cui ripristino sembra impossibile a causa degli alti costi che richiederebbe.

Una presa di posizione, quella del comune astigiano, immediatamente ricollegato allo scetticismo da tempo professato sul tema dall’attuale assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi, che ancora nel settembre scorso (leggi qui) aveva quantificato in 60 milioni di euro il costo della messa in sicurezza, e in circa 3 milioni di euro il fabbisogno necessario a carico della Regione per fare funzionare la linea dismessa, richiamando l’esigenza di "scelte improntate al realismo".

Per la riapertura della tratta si era invece mossa la Giunta regionale guidata da Sergio Chiamparino, che dopo aver lavorato affinché Rfi elaborasse in proposito uno studio di fattibilità (51 milioni di euro il costo dell’investimento, 25 dei quali per l’elettrificazione, secondo il progetto presentato a Costigliole d’Asti nel luglio 2018), aveva richiesto (invano, sarebbe risultato successivamente) che l’opera venisse inserita tra quelle finanziate nell’ambito dell’accordo di programma per il 2021 tra la stessa società titolare della rete e il Ministero dei Trasporti. Un’intesa che per il solo Piemonte prevedeva peraltro investimenti per 1,88 miliardi di euro.

"Abbandonare questo proposito per tornare a parlare di pista ciclabile equivale a una pura follia – attacca ora Rosanna Martini –. Innanzitutto perché non si dice che convertire la ferrovia avrebbe costi esorbitanti, ben superiori a quelli necessari per ripristinare la circolazione nella galleria Ghersi. Poi perché si tace del fatto che una simile realizzazione presenterebbe una serie di problematiche tecniche di non facile soluzione, a partire dagli accessi o dalla percorrenza su particolari tratte, come il viadotto di Castagnole delle Lanze, che rimarrebbe un ecomostro inutilizzato".

"Nel luglio 2018 –
prosegue l’ex assessore comunale – Rfi presentò presso il castello di Costigliole d’Asti il progetto per la messa in sicurezza della Galleria Ghersi e di tutta la linea, dando così una risposta ai Comuni, tra i quali Alba, che a gran voce si erano battuti per sollecitare un intervento di ripristino. Ora la nuova Giunta regionale sembra voler fare un passo nella direzione opposta. Ma Alba era tra i promotori di quell’intesa e su questo punto deve prendere una posizione chiara".

“E’ un tema che stiamo approfondendo con grande attenzione e sul quale abbiamo già aperto un confronto con la Regione –
fa sapere il sindaco albese Carlo Bo –. La preferenza della città di Alba rimane il ripristino di quello che riteniamo un importante collegamento verso lo snodo Asti e, da lì, verso altre direttrici. Al contempo non dobbiamo né possiamo nasconderci che tale opzione prevede una serie di difficoltà, a partire dall’ingente investimento necessario. Difficoltà che nei suoi anni di governo la stessa Giunta Chiamparino non è stata in grado di risolvere, al di là dei proclami".

"Quel che è certo è che dopo anni di immobilismo ora bisogna arrivare a una decisione definitiva e il più possibile condivisa, per poi agire finalmente di conseguenza",
prosegue il primo cittadino che rimarca intanto i problemi di decoro che l’attuale abbandono dell’infrastruttura rappresenta per la capitale delle Langhe. "Da anni l’ingresso albese della linea, in via Pola e corso Italia, versa in uno stato di degrado inaccettabile. Un pessimo biglietto da visita per la nostra città, in una zona sulla quale si affacciano importanti realtà ricettive e a un passo dal salotto cittadino di piazza Michele Ferrero. Più volte abbiamo richiesto a Rfi di intervenire, visto che il Comune non è autorizzato a farlo".

Ezio Massucco

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