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Attualità | 17 settembre 2020, 11:42

Covid hospital ad Alba e Bra? L’Asl Cn2 si tiene pronta, con l’incognita del personale

Nei cassetti dell’azienda sanitaria il piano richiesto dalla Regione in vista di una possibile nuova fase di emergenza. Ma ad oggi mancherebbero medici e infermieri necessari a metterlo in atto

L'ospedale San Lazzaro di Alba (Ph. Mauro Gallo Fotografo, Alba)

L'ospedale San Lazzaro di Alba (Ph. Mauro Gallo Fotografo, Alba)

Una capienza massima di 210 posti-letto ad Alba e di una novantina a Bra. Sono gli spazi di ricovero, al momento del tutto teorici, ipotizzati nello studio col quale l’Asl Cn2 ha risposto alla richiesta della Regione Piemonte di organizzare un piano pronto a essere tirato fuori dal cassetto nel caso in cui la lenta ma graduale tendenza all’incremento dei contagi da Coronavirus cui stiamo assistendo ormai da settimane – e la conseguente, possibile seconda ondata temuta per l’autunno – dovesse tradursi nella necessità di ricorrere a nuovi accessi ospedalieri, oggi ridotti a poche unità dopo che nei soli plessi di Alba e Verduno erano arrivati sino a un centinaio, nelle settimane più difficili della recente emergenza sanitaria.

Così come nel marzo scorso lo spazio allora vuoto del nuovo ospedale era stato rapidamente allestito come "covid hospital" regionale, allora con una capienza di 55 posti-letto destinati a pazienti che avessero già superato la fase più critica della malattia, gli ampi spazi del "San Lazzaro" di Alba e del "Santo Spirito" di Bra, in buona parte dismessi col trasloco completato il 20 luglio verso il "Michele e Pietro Ferrero", sono stati individuati dalla Regione tra i possibili "polmoni" ospedalieri cui il Piemonte potrà ricorrere in caso di emergenza, sempre nell’ottica di dirigervi pazienti a bassa intensità di cura e nel ragionevole presupposto del volersi tenere pronti rispetto a quella che oggi appare un’esigenza comunque del tutto teorica.

Da qui la richiesta partita dall'Assessorato regionale guidato da Luigi Genesio Icardi, cui l’Asl di Alba e Bra ha ottemperato formulando un piano che, come spiega al nostro giornale il dottor Massimo Veglio, direttore generale dell’azienda sanitaria, in quell’eventualità "prevede una possibile riattivazione dei due ospedali per nuclei di ricovero progressivi, per blocchi insomma, a seconda delle necessità numeriche che via via si dovessero presentare e posto che, soprattutto ad Alba, per procedere con la riattivazione servirà una serie di interventi tecnici".

Quello che il dottor Veglio non vede è un’incompatibilità tra questo possibile ritorno in funzione dei due plessi e la loro temporanea occupazione coi servizi territoriali e ambulatoriali che l’Asl ha mantenuto al loro interno, nell’attesa di trasferirli nelle future case della salute previste nelle due città e di dare quindi seguito al piano di alienazione dei due immobili, i cui primi tentativi di vendita erano andati falliti tra la fine dello scorso anno e primi mesi di quello scorso.
"Non ci saranno sovrapposizioni semplicemente perché ovviamente abbiamo previsto che, in quell’eventualità, l’attivazione di parti dei due ospedali per pazienti Covid segua percorsi diversi da quelli dei servizi territoriali ancora presenti al loro interno, secondo lo schema già seguito con l’attivazione delle analoghe aree di ricovero messe in funzione ad Alba prima e a Verduno poi, e così come avviene in tutti gli ospedali che ospitano pazienti di quel tipo".

A preoccupare il dirigente è piuttosto un altro tema: con quale personale medico e infermieristico si procederebbe per far fronte a un’eventuale richiesta di riattivazione dei due ospedali da parte della Regione?

Un problema di Torino, verrebbe da pensare. "In realtà non proprio – specifica il dottor Veglio –. La preoccupazione di procurare le figure necessarie ad accogliere altri pazienti nei due vecchi plessi sarebbe comunque nostra, con tutte le grandissime difficoltà del caso. Il che rende quell’eventualità a dir poco critica, considerato che la nostra attuale dotazione organica è già sottodimensionata rispetto al reale fabbisogno di personale in reparti e ambulatori del nuovo ospedale di Verduno".

Ezio Massucco

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