E' arrivato oggi in aula della terza commissione di Palazzo Lascaris, presieduta dal leghista Claudio Leone, il documento economico e finanziario regionale relativo all'agricoltura.
La commissione, che aveva in agenda la presentazione delle linee guida della programmazione economica da parte dell'assessore all’Agricoltura Protopapa, si è focalizzata su alcuni temi di grande interesse per il mondo agricolo.
"Alcuni prodotti agricoli - ha commentato in riunione il consigliere cuneese della Lega Paolo Demarchi, imprenditore del settore - scivolano sempre di più verso il livello commodity, diventando meno distinguibili da quelli di importazione e quindi sempre più vicini per quanto riguarda il prezzo. Diventare una commodity è una malattia mortale per i cereali, per il latte e per altri prodotti agricoli italiani e per chi lo produce.
Dobbiamo uscire del paradigma di materia prima alimentare come base trascurabile di un prodotto lavorato, offrendo un valore oggettivamente differente, percepito come tale dal consumatore. Non riso, o grano o latte come ingrediente ma come cuore di un prodotto che eccelle dal primo all'ultimo step della catena che lo porterà al cliente finale".
"Contrariamente a chi vorrebbe far passare l’allevamento come il nemico numero uno e la causa principale di tutti i mali - ha proseguito poi il suo intervento Demarchi - fra cui inquinamento, spreco di risorse e cambiamenti climatici, la zootecnia in realtà è fondamentale proprio per l’ambiente, per mantenere la fertilità dei suoli, per la tutela del territorio, del paesaggio e della biodiversità.
Senza più la presenza dell’uomo custode di aree naturalmente fragili, il paesaggio diventa incolto e invaso dalla boscaglia, con perdita di biodiversità del suolo e compromissione dell’intero ecosistema, determinando anche fenomeni di dissesto idrogeologico, a causa della mancanza di manutenzione.
La presenza sul territorio dell’uomo agricoltore e allevatore è, quindi, la più grande garanzia per la salvaguardia e la tutela del paesaggio rurale.
Le aree agricole non temono l'antropizzazione anzi ne traggono beneficio, laddove il lavoro della terra è il naturale garante dell'ambiente, lo stesso che da secoli contribuisce ad evitare il dissesto idrogeologico, permettendo la permanenza di comunità in luoghi che altrimenti verrebbero abbandonati e quindi la manutenzione dei suoli, questo grazie a coltivazioni che stabilizzano e consolidano i terreni, allontanando il pericolo di frane e cedimenti, minimizzando il rischio incendi e permettendo la ricostruzione di paesaggi rurali".