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Attualità | 16 ottobre 2020, 10:20

Seconda ondata Covid, il direttore Asl Veglio illustra la situazione a Verduno e sul territorio di Langhe e Roero (VIDEO)

Ieri erano 17 i pazienti ricoverati nei circa 50 posti-letto disponibili nel reparto dedicato del nuovo ospedale. Venerdì scorso erano 5. Ma il carico maggiore al momento è sul territorio e sul sistema di tracciamento dei positivi e dei loro contatti

Il direttore generale dell'Asl Cn2 Massimo Veglio (Foto di Barbara Guazzone)

Il direttore generale dell'Asl Cn2 Massimo Veglio (Foto di Barbara Guazzone)

Un numero di ricoveri in ospedale ancora limitato, sebbene più che triplicato in meno di una settimana; un grosso impegno dei servizi di prevenzione nell’effettuare una mole di tamponi ancora incrementata dai casi di positività rilevati nelle scuole; sullo sfondo il progetto col quale la Regione ha chiesto di tenersi pronti per una possibile riattivazione degli ex ospedali di Alba e Bra, ipotesi al momento lontana dal doversi prendere in considerazione anche considerato che i posti Covid all'ospedale "Michele e Pietro Ferrero" di Verduno sono una cinquantina, al momento occupati per poco più di un terzo.  

In questi termini il direttore generale dell’Asl Cn2 Massimo Veglio ha illustrato al nostro giornale lo stato dell’arte della nuova emergenza legata alla seconda ondata Coronavirus del territorio di Langhe e Roero.

Ospite ieri sera, giovedì, della nostra trasmissione settimanale "Backstage", il massimo responsabile della sanità locale ha spiegato che "in questo momento il carico maggiore ce l’abbiamo sul territorio, ancora. A differenza di quanto accaduto nella prima fase epidemica, in questa seconda fase abbiamo avuto la possibilità e la saggezza di attivarci per un’attività di 'contact tracing' e di identificazione dei sospetti infetti molto maggiore che non nella prima fase. Questo perché abbiamo imparato dall’esperienza precedente, nostra e altrui, che è molto importante, soprattutto nella fase in cui ci sono pochi contagi in giro, cercare di trovarli il più possibile sul territorio e in fase asintomatica, sia per i singoli soggetti, per curarli prima, che per evitare che il contagio si diffonda nella comunità".

"Il che – ha proseguito – comporta però il dover fare un numero di tamponi molto elevato. E poi, tutte le volte che si trova un soggetto positivo, contattarlo e capire chi abbia incontrato in condizioni di rischio di contagio nei giorni precedenti. E si tratta di tutte persone che dobbiamo a loro volta contattare. Un soggetto positivo ci porta mediamente la necessità di contattare altre 10 persone, che sono state contatti stretti nel periodo immediatamente precedente la dimostrazione del contagio. Se voi contate che in una giornata possiamo trovare 50-70 positivi, in quella successiva ci troviamo a dover contattare 500-600 persone. Allora fare tutte queste telefonate, e poi mandare a fare i tamponi alle persone che risultano effettivamente contatti stretti, è un lavoro veramente molto intenso e molto esteso. E’ un carico di lavoro che dura ore e che impegna tantissime persone, senza dimenticare tutto il carico organizzativo per fare i tamponi in condizioni di sicurezza, raccoglierli, trovare i laboratori che ce li processino (…)".


Il direttore Veglio ha poi fatto il punto sul lavoro di tracciamento legato ai casi di positività rilevati in numerose scuole del territorio, con l’apertura di un nuovo punto di raccolta dei tamponi, in settimana andato ad aggiungersi a quelli già operativi presso gli ex ospedali di Alba e Bra, mentre esclude la possibilità di realizzarne ulteriori sul territorio.

"Da inizio settimana abbiamo un terzo hot spot organizzato a Verduno esclusivamente per la programmazione che facciamo per le scuole. L’hot spot ha un suo significato e una sua utilità perché riesce a ottimizzare le risorse, e quelle che abbiamo è meglio concentrarle in un numero sufficiente di punti. Si tenga conto che in altre zone gli hot spot servono una popolazione di 200-300mila persone: noi ne abbiamo tre per 170mila persone. Ora riusciamo a fare 200-300 tamponi al giorno senza creare enormi disagi. Penso che poi la localizzazione in quei punti sia la più consona (…), ci stiamo ragionando. Bisognerà anche vedere se i tamponi da effettuare saranno ancora così tanti o se il numero di antigeni rapidi che avremo a disposizione ci consentirà di ridurne il numero. E’ una cosa in divenire".

Circa la tenuta di questo argine, che col tracciamento punta a limitare la diffusione dei contagi, il direttore generale ha aggiunto che "il Sisp (Servizio Igiene e Sanità Pubblica, ndr) sta reggendo l’urto. Il nostro sistema territoriale è stato ragionevolmente attivo ed efficace già nella prima fase, a differenza di altri. Noi l’abbiamo ancora rinforzato mettendo personale medico, infermieristico e amministrativo, in parte assunto ad hoc, in parte utilizzando altro personale dell’azienda che ha dato la propria disponibilità a operare in questo senso".

 



Sulla situazione dei ricoveri e circa il tema di una futura possibile riapertura in chiave Covid dei vecchi presidi ospedalieri di Alba e Bra il dottore Veglio ha spiegato: "Confermo che è stato chiesto un piano e questo è stato fatto già nel mese di settembre, circa un mese fa, illustrato anche ai sindaci di Alba e di Bra, prevedendo l'utilizzo degli spazi della parte più recente dell’ex presidio di Bra e di tutto quello di Alba in modo graduale, a nuclei progressivamente crescenti, mano a mano che ce ne fosse bisogno. Lo stato attuale delle cose è che noi in questo momento abbiamo poco meno di 20 ricoveri, erano 17 stamattina (giovedì, ndr), poi probabilmente qualcuno è uscito dall’area e altri sono entrati (…), sapendo che l’area di accoglienza Covid di Verduno è di una cinquantina di letti. Quindi è chiaro che prima intendiamo occupare quello e poi aprire altri nuclei, sempre nell’ottica di non disperdere le forze. Poi comunque i nuclei di ricoveri di Alba e Bra sarebbero comunque destinati a soggetti a bassa intensità di cura, quindi alla fine del loro ricovero. Noi non ne abbiamo neanche ancora, nel senso che i ricoveri che abbiamo sono stati ricoverati in ospedale da pochi giorni, quindi sono ancora a un’intensità di cura più elevata. E’ un piano che per adesso non viene declinato, anche perché non avremmo personale per gestirli".

Ezio Massucco

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