Il 15 novembre potrebbe essere la data cruciale per consentire ai sudditi di sua maestà di negoziare una buona uscita definitiva della Gran Bretagna dai trattati europei prevista a inizio 2021.
Boris Johnson e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen stanno tentando ragionamenti giuridico economico che sembrano avere una radicale, quanto naturale, provenienza ed estrazione. E la dottrina non depone a favore di un accordo diplomatico. Il disegno di legge voluto dal Premier inglese agevola la possibilità tecnica di contestare a posteriori l’accordo con la UE. Il rischio è andare a sbattere, violando i cardini del diritto internazionale.
Ma la vera partita potrebbe giocarsi ad opera di un terzo player: il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Il prossimo capo di stato americano aveva già criticato l’Internal Market Bill, sostenendo chiaramente come ogni futuro accordo tra gli States e UK avrebbe dovuto essere legato alla spinosa questione del coordinamento della pace in Irlanda del Nord, strettamente legata a un confine con la Repubblica d’Irlanda.
Thatcher-Reagan, il neoliberismo insegnano quanta sia l’influenza internazionale dell’america e l'uscita di scena di Trump rimette in discussione le trattative Brexit. Di origini irlandesi, Joe Biden non sarebbe intenzionato a negoziare alcun patto commerciale con Londra se la Brexit minaccerà la pace in Irlanda del Nord.