A trionfare, nell'edizione numero 31 del "premio Urania" - uno tra i più prestigiosi premi letterari italiani, riservato alle opere di fantascienza - , è stato un cuneese: Davide del Popolo Riolo, con il suo romanzo "Il pugno dell'uomo".
Nato ad Asti nel 1968 Davide vive a Cuneo, dove ha anche frequentato il liceo classico "Pellico". Laureato in giurisprudenza, esordisce nel 2014 con "De bello alieno" vincendo il premio Odissea e Vegetti. Ha poi pubblicato "Non ci sono dei oltre il tempo", vincitore del premio Kipple Officina Letteraria e "Ubermensch", con cui è arrivato in finale proprio a una passata edizione dell' "Urania".
"Il pugno dell'uomo" è stato quindi pubblicato nel volume di novembre assieme ai finalisti del premio "Urania short 2020". Per l'occasione abbiamo contattato Davide, facendogli qualche domanda.
- Buongiorno Davide. Partiamo dal fulcro della storia, i personaggi protagonisti: come ha deciso di caratterizzarli, e perché ha impostato una storia corale, a più voci?
Il cuore del romanzo è la descrizione di una società che è riuscita a superare contrasti e divisioni ma che, a causa di un evento improvviso e imprevedibile, perde il proprio equilibrio e precipita nell'odio. Per raccontare una storia di questo tipo mi servivano più voci e più punti di vista, in modo da permettere al lettore di vivere gli eventi da ogni lato. E poi il romanzo corale, con tanti personaggi ognuno con la propria voce specifica, è una sfida difficile, che mi faceva piacere affrontare.
- Passiamo alla trama. Sembra dipanarsi tra misteri e intrighi "di palazzo", con al centro questioni relative a una successione...
L'evento iniziale è in effetti la morte di un leader, la Vecchia Sindaca, che governa da tempo immemore. Da qui si dipana la storia che racconta, tra le altre cose, di lotte di potere sia all'interno della classe dirigente sia da parte di un nuovo soggetto che ambisce al potere. La società che descrivo è democratica e quindi la storia vive anche del risultato di alcune elezioni, ma la mia non è solo una storia di potere. Ci sono altri personaggi che non partecipano alla lotta ma che ne subiscono le conseguenze.
- Nella storia si parla anche di un morbo che, dai quartieri più poveri della "Città" si sposta rapidamente verso le zone più ricche. In questo periodo storico appare certamente curioso questo elemento: posto che potrebbe ovviamente non avere alcuna attinenza con ciò che succede nella (nostra) realtà, cosa simboleggia la malattia?
Ho iniziato a scrivere il romanzo ad aprile dell'anno scorso e l'ho completato e spedito il successivo novembre, quando di Covid non si parlava ancora. Ci tengo quindi a specificare che il mio non è un romanzo sul contagio, il morbo rappresenta soltanto la situazione di emergenza, l'occasione che manda in crisi il vecchio equilibrio. È stato curioso e in qualche modo anche terribile però scoprire, man mano che gli eventi nella vita reale si aggravavano, che dovevamo affrontare gli stessi problemi che avevano tormentato i miei personaggi e che i contrasti che vivevamo erano e sono simili a quelli che avevo raccontato.
- Parlando proprio del periodo attuale, che ruolo possono avere le storie "di genere" come la sua? E com'è stato lavorare a un romanzo di fantascienza in un momento storico in cui, in un certo senso, la realtà è più sorprendente di qualunque invenzione?
Credo che la fantascienza - che è la letteratura di genere che scrivo, delle altre preferisco non parlare conoscendole meno - abbia un grande ruolo, ora più che mai. Uno scrittore americano, K.S. Robinson, ha scritto che, al giorno d'oggi, l'unica strada per chi vuole descrivere il mondo com'è è scrivere fantascienza. Io non sono così radicale ma certo la fantascienza è uno strumento magnificamente acuminato con cui si può affondare nella realtà e rivelarne il cuore. E poi naturalmente è anche molto divertente!
Alla fine, credo che il ruolo dello scrittore di fantascienza non sia diverso da quello che è sempre stato il ruolo del narratore in ogni tempo: radunare i membri della tribù attorno al fuoco e raccontare loro una storia, che sia di dei ed eroi, di maghi e draghi, di astronavi e pianeti lontani, e così dare loro una prospettiva diversa della vita che vivono. Diceva un grande scrittore che le fiabe (e quindi le storie in generale) non insegnano ai bambini che esistono i mostri, questo i bambini lo sanno già, ma insegnano che si possono sconfiggere.
- Parliamo un po' di lei. Ha una carriera tutto sommato breve avendo esordito appena sei anni fa, ma ha già raccolto diversi premi in concorsi nazionali di rilevanza. Crede siano una buona strada per farsi conoscere?
Il mondo della fantascienza italiano è così piccolo che non ci vuol molto a farsi conoscere! Fin da bambino però il mio sogno è stato farne parte, essere considerato uno scrittore di fantascienza. E pian piano mi pare che ci sto riuscendo.
- Prima domanda di rito: cosa consiglia a un giovane scrittore di fantascienza intenzionato a impegnarsi nella scrittura?
Il primo consiglio è di leggere tanto. Tanta fantascienza, perché non puoi scrivere un genere se non lo conosci bene, ma anche e soprattutto grandi autori di qualunque genere per cercare di rubare i loro segreti, e poi saggistica per capire come funziona il mondo. Non si può scrivere se non si legge tanto, questo è fondamentale.
Il secondo consiglio è scrivere tanto, provare, esercitarsi. La scrittura è un muscolo che deve essere allenato, altrimenti diventa flaccido. Il terzo e ultimo consiglio è non arrendersi di fronte ai rifiuti; nella fantascienza italiana, in particolare, ci sono molti ottimi concorsi, sia per romanzi che per racconti, che danno occasioni agli esordienti. Io ho iniziato così, entrando grazie ai concorsi in un mondo in cui non conoscevo nessuno e nessuno mi conosceva.
- Seconda domanda di rito: sta già lavorando a qualche altra storia? Può darci qualche anticipazione?
Ho iniziato a scrivere un nuovo romanzo ma forse a causa dell'epoca e delle tensioni che stiamo vivendo sto procedendo un po' a rilento. Racconta del tentativo di alcuni di imporre ad altri la felicità e della libertà di essere felici, o infelici, ognuno a modo proprio. Ovviamente con aggiunta di alieni, astronavi e pianeti lontani!