Non c'è giudizio nelle sue parole, forse un velato mea culpa, per qualcosa che si sarebbe potuto fare e non si è fatto.
Il dottor Andrea Sciolla è uno dei medici in primissima linea dell'ospedale di Cuneo, responsabile della struttura semplice del Pronto Soccorso cittadino, dove da diverse settimane la situazione è precipitata, in un baratro che sembra non avere fine.
Lo incontriamo mentre i militari dell'Esercito montano la seconda tenda fuori dai locali del Pronto Soccorso. Dopo quella di due settimane fa, oggi ne è stata montata una più piccola, che porta a sedici i posti letti destinati ai pazienti affetti da Covid che hanno bisogno di un monitoraggio "leggero" e che, dopo essere stati in osservazione per almeno 24 ore, possono probabilmente tornare a casa ed essere affidati alla medicina territoriale.
Ma il suo pensiero va indietro, a quando la situazione sembrava ancora tranquilla, all'inizio dell'anno scolastico, verso la metà di settembre. "Vedevo gli studenti fuori dagli istituti o alle fermate dei bus. Per loro il Covid non esisteva e purtroppo temevo che saremmo arrivati a questo punto. Non mi sbagliavo. Ma mi sono anche detto che forse avremmo potuto, noi medici e infermieri, fare qualcosa in più, andare nella classi e portare la nostra testimonianza su cos'è il Covid. Adesso non è più possibile, non ce ne sarebbe il tempo e forse è tardi".