Un totale di 176 pazienti, 11 dei quali in terapia intensiva. E’ questo l’ultimo aggiornamento fornito dall’Asl Cn2 circa il numero dei ricoveri Covid – alla serata di ieri – nell’ospedale "Michele e Pietro Ferrero" di Verduno.
Un numero che testimonia una lieve riduzione rispetto ai picchi toccati nella scorsa settimana, quando in diversi momenti si è arrivati a un passo dall’occupare quasi completamenti tutti i 190 posti-letto che il nosocomio langarolo è arrivato ad allestire per l'emergenza.
Una riduzione di una decina di pazienti, quindi, che sicuramente rappresenta un primo positivo segnale, nel segno di una decelerazione nella forsennata crescita dei ricoveri vista giorni addietro, ma che va preso con estrema cautela e certamente non autorizza a considerare superata l’emergenza.
Sono infatti ancora marcate le oscillazioni che quotidianamente stanno caratterizzando gli ingressi di pazienti affetti da Coronavirus negli ospedali piemontesi, e con questi la forte pressione che ormai da settimana pesa sugli stessi.
Il dato regionale di ieri, domenica 15 novembre, parla di 31 ricoveri (12 in terapia intensiva e 19 ordinari) a fronte di una media di questi ultimi che nell’ultima settimana si è attestata a 79 nuovi pazienti al giorno. Molti in meno degli oltre 200 visti in alcune giornate della prima decade di ottobre (245 quelli di domenica 8 novembre, 264 quelli della domenica ancora precedente, 1° novembre). E segno che – si spera – qualche risultato del lockdown inizia a intravvedersi.
Ma numeri che, tenuto conto di tempi medi di dimissioni molto variabili, ma tendenzialmente assai lunghi, non consentono di dire superata la condizione di allarme dovuta all’alto livello di saturazione dei nostri reparti.
La riprova nelle reiterate richieste di nuovi posti letto che arrivano con cadenza quasi quotidiana da Unità di Crisi e Dirmei, che ancora ieri hanno riunito i direttori delle Asl piemontesi per chiedere di attivarsi a reperire nelle rispettive strutture ulteriori spazi da destinare a questa tipologia di pazienti. Dimostrazione che l’uscita dal tunnel è ancora lontana.
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