"E' crollato il viadotto dell'A6". Una frase che non avremmo mai voluto sentire dopo la tragedia del ponte Morandi.
Erano le 14 circa di domenica 24 novembre. L'allerta rossa aveva flagellato praticamente tutto il savonese e si sarebbe proprio conclusa da lì ad un'ora.
Visto le difficili condizioni atmosferiche e la giornata festiva, per fortuna non erano presenti tante auto sull'autostrada Torino-Savona, in direzione comune capoluogo.
Sulle alture alla Madonna del Monte, nel nostro servizio in diretta, abbiamo potuto constatare l'assenza di una parte della carreggiata con la preoccupazione che qualche mezzo sia stato coinvolto.
A creare il cedimento un'imponente frana (circa 20mila/30mila mc) originata dalle incessanti ed eccezionali piogge, che si era staccata dalla sommità del versante della montagna sovrastante l’autostrada che aveva investito la pila del viadotto «Madonna del Monte» causando il crollo di circa 40 metri di impalcato.
I tecnici e i mezzi della Autostrada dei Fiori erano accorsi immediatamente sul posto, insieme ai Vigili del Fuoco, alla Protezione Civile e alle forze dell’ordine, per coordinare i soccorsi e verificare che sotto le macerie non siano state presenti mezzi che transitavano in quel momento.
A seguito di ore di apprensione era stato accertato che fortunatamente nessuna auto era rimasta coinvolta.
Dopo il crollo del Ponte di Genova, che oltre a spezzare la vita di 43 persone aveva messo in ginocchio la totale viabilità ligure, il cedimento del viadotto savonese ha minato seriamente il futuro del trasporto non solo per la provincia di Savona (con l'isolamento della Val Bormida a causa delle imponenti frane sul territorio e dei cedimenti avvenuti sul Cadibona) ma anche per tutta la regione e per il Piemonte a qualche mese dall'avvio della piattaforma Maersk di Vado Ligure.