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Attualità | 25 novembre 2020, 20:06

Lacrime torinesi per Maradona, il "giaguaro" Castellini: "Gli altri bravi erano al decimo piano, lui era in cima al grattacielo"

Portiere del Toro dell'ultimo scudetto, ma anche portiere del Napoli del primo anno in azzurro di Diego, il "giaguaro" ricorda il fenomeno argentino: "Non sentirete mai un suo compagno parlarne male, era generoso come nessun altro". Il cordoglio del Torino e della sindaca, Chiara Appendino

immagine tratta dalla pagina Facebook DiegoMaradonaOfficial

immagine tratta dalla pagina Facebook DiegoMaradonaOfficial

Maradona o Pelè? Il dubbio su chi sia stato il più forte di tutti i tempi (assieme a Di Stefano del grande Real Madrid) resterà in eterno, ma adesso che il grande Diego se ne è andato, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno, per ricordarlo abbiamo sentito un altro grande del calcio, Luciano Castellini.

Il "giaguaro" dell'ultimo scudetto del Toro era ancora il portiere titolare del Napoli, a 39 anni suonati, nella prima stagione italiana del Pibe de Oro. "Oggi è un brutto giorno", ci dice al telefono. "Se ne è andato il più grande di tutti, tra i compagni che ho avuto. I più bravi potevano arrivare all'ottavo, magari al decimo piano. Diego era in cima al grattacielo".

Quando si conobbero, Luciano disse al grande Diego: "Io sono più vecchio di te, quindi sei tu che giochi con Castellini e non io con Maradona". E lui rise di gusto, perché era un ragazzino spiritoso e simpatico. Che tante volte, però, è stato protagonista anche di episodi discussi e di comportamenti da censurare. "Ascolta, non sentirai mai un suo compagno di squadra parlarne male", fa subito notare Castellini. "Era di una generosità infinita, non sgridava mai un altro giocatore. Nei momenti di difficoltà diceva: 'date la palla a me'. Ma non perché voleva fare tutto lui, ma per togliere pressione ai compagni".

Castellini ricorda le due vigilie vissute con Maradona prima di venire a Torino, il 30 settembre 1984 per giocare contro il Toro, poi a dicembre, quando la sfida era stata contro la Juve di Platini. "Per me tornare a Torino era sempre una emozione speciale. Quella volta contro i granata fu ancora più dura, perdemmo 3-0. Ci furono polemiche per il gioco duro dei difensori del Toro, ma Maradona non si lamentò come vedo fare oggi a certi giocatori".

Quell'anno le cose non andarono bene per il Napoli, che finì lontanissimo dalle zone alte della classifica, "ma si era capito che, prendendo Maradona, stava nascendo una squadra che di lì a poco sarebbe stata da scudetto", ricorda Castellini. Anche se lui non ci sarebbe più stato, avendo deciso di appendere i guanti al chiodo nella primavera del 1985.

"Abbiamo ancora continuato a sentirci con Diego, l'ultima volta poco meno di un anno fa. Era venuto anche nella mia casa, sul lago di Como. Ho delle foto con lui che sono un ricordo che mi porterò dietro per tutta la vita. Non mi fare dire altro, sono sconvolto. Oggi è stata una grave perdita per tutto il mondo del calcio", ha concluso Castellini, dicendo ciao all'amico di una stagione comunque irripetibile.

Anche il Toro ha ricordato la scomparsa del fuoriclasse argentino, arrivata proprio lo stesso giorno in cui sono morti un grande amico del Pibe, Fidel Castro e un altro calciatore fuori dagli schemi come George Best: "Il Presidente Urbano Cairo e tutto il Torino Football Club esprimono il loro profondo cordoglio per la scomparsa di Diego Armando Maradona. E' stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, capitano e trascinatore della nazionale argentina vincitrice del Campionato del Mondo 1986. Con il suo talento e con la sua infinita classe ha nobilitato e dato lustro al campionato di Serie A, vestendo per sette anni la maglia del Napoli. Il suo calcio era poesia e resterà nella memoria degli appassionati di football di tutto il mondo".

E la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha voluto tributare l'omaggio al Pibe con un post su Facebook: "Maradona: unico, ineguagliabile, eterno". E ha poi citato un passaggio del libro "Lettera a mio figlio sul calcio" di Darwin Pastorin: "Il più grande campione che ho visto giocare è Diego Armando Maradona. Credimi, figlio mio, non esisterà mai più, nei secoli dei secoli, un altro come lui. Ha fatto dell'imperfezione la perfezione. Piccolo, gonfio, dedito ad albe stanche, svogliate e sbagliate, vittima di falsi amici e della volontà di andare oltre ogni regola, Maradona ha trasformato un semplicissimo pallone di cuoio in uno scrigno di bellezza“.

massimo de marzi (redazione torinoggi)

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