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Attualità | 28 novembre 2020, 14:54

Chiusure Miroglio: l’amarezza dei sindacati, le assicurazioni dell’azienda, gli impegni delle istituzioni

Dopo l’annunciata chiusura della divisione tessuti il Consiglio comunale albese è tornato a confrontarsi sulla situazione della multinazionale. Per i rappresentanti dei lavoratori una scelta che si poteva evitare. Il gruppo: "Non stiamo uscendo dal tessile"

L'ingresso Miroglio in via Santa Barbara ad Alba

L'ingresso Miroglio in via Santa Barbara ad Alba

L’amarezza di lavoratori e sindacati, le ragioni dell’azienda, l’impegno delle istituzioni a trovare in tempi rapidi soluzioni capaci di scongiurare un futuro di difficoltà per una platea di lavoratori che – al netto di 87 tra pensionamenti e ricollocamenti già decisi – è ancora composta da oltre 140 persone.

Queste le direttrici sulle quali si è articolata l’ora e mezza di confronto che, a distanza di quattro mesi dal precedente, ha riportato il difficile presente del gruppo Miroglio al centro del dibattito del Consiglio comunale albese.

Una seduta, quella tenutasi in videoconferenza nel primo pomeriggio di ieri, venerdì 27 novembre, i cui argomenti hanno in parte ricalcato quelli passati in rassegna nel corso dell’assemblea aperta andata in scena il 30 luglio scorso dalla Sala Consiglio del municipio. Con la differenza che, se allora si discuteva dei 151 posti di lavori persi con la chiusura della Stamperia di Govone, oggi il fronte della crisi del tessile albese si è allargato agli 84 addetti della divisione tessuti di Miroglio Textile.
Da qui la richiesta di un nuovo dibattito arrivata nei giorni scorsi dai gruppi del centrosinistra e subito accolta anche dalla maggioranza di centrodestra e dal sindaco Carlo Bo, che su questo fronte sin dall’estate sta lavorando nel portare avanti avanti il tavolo tecnico per la ricollocazione degli esuberi istituito su richiesta dei sindacati. Realtà cui ora si chiede di allargare il proprio raggio a una platea di persone ancora più ampia.

TAVOLO DA POTENZIARE
Questa la richiesta arrivata in modo chiaro dal fronte sindacale, rappresentato ancora una volta dai segretari provinciali di categoria di Cgil, Cisl e Uil – Maria Grazia Lusetti, Angelo Vero e Vito Montanaro, con la prima che ha sottolineato le oggettive difficoltà di ricollocazione che interesseranno "addetti che oggi vivono una situazione drammatica e che per i quali non sarà facile trovare nuovi sbocchi visto che il territorio non annovera realtà del tessile di analoghe dimensioni e importanza".

"ANDARE AVANTI SI POTEVA"
E così anche il collega Vito Montanaro, che al Consiglio ha voluto dar conto dell’amarezza cui un gruppo di dipendenti ha dato sfogo con la lettera ripresa nei giorni scorsi da questo giornale (qui) e che con lo stesso sentimento ha ribadito come "le condizioni per rimanere sul mercato ci sarebbero state, magari ridimensionando un po’ le strutture e dando una linea più moderna ed efficiente a tutto il sistema. Sono convinto che ci sarebbero state ancora anche le risorse economiche, non dimenticando le fortune che il gruppo ha avuto da queste persone e da questo territorio, come sicuramente c’erano le professionalità per farlo".

"ORA EVITARE ALTRI CONTRACCOLPI"
"Va detto – ha proseguito Montanaro – che in questo caso l’azienda non ha anteposto alcun accordo quadro alla richiesta della cassa integrazione straordinaria, già avanzata. Ora non possiamo più pensare a quello che era, ma salvaguardare quello che è rimasto e che a nostro avviso, se ci sarà il coraggio di tenere duro, nel 2021 può tornare a dare soddisfazioni. In questo senso servirà avere un occhio di riguardo rispetto ad altre attività che da queste decisioni possono subire pesanti contraccolpi, come quelle della logistica. Senza dimenticare i negozi, in forte difficoltà col secondo lockdown, mentre rumors accendono lampadine sul futuro della fondazione e dell’asilo, realtà che erano nel Dna di questa grande società".

"MIROGLIO PUNTI SULLA QUALITA’"
L’esponente della Cisl Angelo Vero ha da par suo stigmatizzato una scelta che rappresenta "la fine della storia del tessile nell’Albese", spiegando come "la strada della cessazione di attività non lascia purtroppo aperte molte strade, se non la richiesta della cassa straordinaria per lavoratori che tra 12 mesi perderanno il loro posto di lavoro".
"Si potevano percorrere altre strade?", si è chiesto. "Secondo noi sì. Si sono fatti investimenti sbagliati, ma forse c’è stata anche un’eccessiva fretta nel cercare i risultati di quegli investimenti, forse serviva una pianificazione migliore".
"Il problema è anche che oggi in questo settore regge chi va sull’alta qualità, che è quello che l’Italia oggi riesce ancora a mantenere. Miroglio non l’ha mai fatto, se non parzialmente, e purtroppo siamo in questa situazione"
, ha ancora detto Angelo Vero, prima di concludere con un duplice appello: all’azienda, affinché si attivi per ricollocare al proprio interno il massimo numero di lavoratori possibile, e alle istituzioni del territorio, affinché potenzino ancora l’impegno del tavolo istituzionale e tecnico già attivato per la Stamperia di Govone. "I dipendenti Miroglio sono ancora molti e per questo è importante saper vedere oltre e capire cosa accadrà ora – ha concluso –. Siamo in una situazione complicata e la pandemia non aiuta. Ma dobbiamo essere pronti, per affrontare i problemi che l’emergenza recherà anche su questo territorio, per trovare uno sbocco a questi lavoratori e alle loro famiglie".

LE RAGIONI DELL’AZIENDA
Come già nel luglio scorso a rappresentare il gruppo è stato il suo responsabile delle Risorse Umane Alessio Fois, intervenuto snocciolando numeri e dati a suo giudizio utili a leggere questa "sofferta scelta aziendale".
Il dirigente ha così ricordato come Miroglio si sia dovuta confrontare con la crisi che da tempo ha investito "due settori, il tessile e l’abbigliamento, interessati negli ultimi anni da difficoltà di mercato, tensione sui prezzi e dalla continua necessità di adeguarsi a nuovi modelli di business".
A tale contesto nel 2020 si è aggiunto il ciclone della pandemia, che con la chiusura dei negozi – "totale col primo lockdown, e quasi analoga col secondo" – ha comportato il crollo delle vendite di quel comparto abbigliamento che a fine 2019 valeva comunque il 90% di "un fatturato di gruppo che nell’anno in corso si appresta a chiudersi con un pesantissimo -40%, e con ancor più gravi riflessi sulla marginalità". Da qui – ha in sostanza spiegato – le ragioni delle scelte operate su un settore, quello del tessile, "che negli ultimi 15-20 anni non è mai riuscito a essere totalmente autosufficiente".

DOVE SI VA     
Questo il contesto – ha spiegato ancora il dirigente – che ha portato alla scelta "di rivedere il nostro business con soluzioni che consentano di reggere in una prospettiva di lungo termine".
Qui sta la filosofia degli investimenti operati su fronti che rispondono alle nuove richieste del mercato. Come quelli sulla sostenibilità delle produzioni tessili, "ambito nel quale ci si sta muovendo con la stampa transfer e a pigmento che Miroglio sta sviluppando in Sublitex". O come il bisogno di aggiornare i canali di vendita dell’abbigliamento, "fronte sul quale Miroglio ha da poco impegnato 20 milioni di euro per aggiornare negozi e sistemi informativi, e acquisire competenze specifiche nella gestione di vendita on line, diretta o tramite 'market place'".

IL TESSILE ALBESE E’ VIVO
"In queste settimane – ha proseguito Fois – si è celebrato una sorta di 'de profundis' del tessile Miroglio, ma il gruppo non esce dal settore. Continuano a operare 170 addetti nel settore del filo, in M360 e alla Sublitex. E altre 150 persone tra Castagnole e Pollenzo. In Sublitex il nuovo progetto di stampa del ciclo completo del poliestere totalmente water free ha consentito di aumentare l’organico di 9 unità, già ricollocate da Govone e dall’unità Tessuti. M360 ha consolidato il suo business coi clienti terzi, mentre la produzione di mascherine chirurgiche ha dato lavoro a 15 lavoratori provenienti da Govone. M2Log ha assorbito altre 7 unità con persone in arrivo dal sito di Castagnole delle Lanze. (…). Ad oggi abbiamo già ricollocato 41 dipendenti da Stamperia e dall’unità Tessuti, mentre su altre 46 si sono trovate soluzioni mediante pensionamenti. Grazie al lavoro di tutti oggi si è trovata una soluzione positiva per 87 delle 235 persone interessate dalle chiusure, è quasi il 40%. (…) Le ricollocazioni per noi sono una priorità, ma possiamo farlo solo con equilibrio e solo in conseguenze di reali esigenze. Comprendiamo l’amarezza dei lavoratori, ma solo dando un giusto perimetro al nostro business possiamo pensare di garantire continuità all’intero gruppo".

L’IMPEGNO DEL SINDACO
Ancora tempo per gli interventi affidati ai rappresentanti dell’opposizione – con Olindo Cervella – e della maggioranza – che ha parlato per bocca di Gionni Marengo – che l’assemblea si è chiusa con le parole, anche dure, del sindaco Bo.
"Lo scorso 30 luglio ci trovammo in Sala Consiglio a dibattere sulla chiusura della Stamperia di Govone, dove 151 persone hanno perso il lavoro. Parte di quelle persone era qui sotto ad ascoltare il consiglio aperto. Oggi, dopo quattro mesi di troviamo nuovamente a discutere. Probabilmente era necessario farlo, ma è indelicato in un momento come questo dare notizie del genere a 84 famiglie (…). Viviamo un momento che è difficile per tutti, per il tessile, ma anche per tutti gli altri settori economici e per il nostro Paese in generale.
In questi mesi difficili è stato fatto tanto, siamo riusciti tutti insieme a offrire una sistemazione a un’ottantina di persone. Ma dobbiamo impegnarci di più. Dobbiamo cercare di dare a queste persone una risposta. Perdere il lavoro in una situazione come questa è drammatico sotto il profilo economico, per i lavoratori e le loro famiglie, ma lo è anche e soprattutto sotto il profilo umano, perché perdere il lavoro vuol dire perdere la dignità e andare in difficoltà anche sotto il profilo sociale. Ora tutti insieme dobbiamo impegnarci affinché si riesca a dare a queste persone delle risposte efficaci nel tempo più rapido possibile, coinvolgendo anche la Regione. Noi come amministrazione ci saremo e saremo al fianco dei lavoratori".

Redazione

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