È attesa per domattina la firma del decreto di nomina del nuovo presidente del Parco del Monviso.
Pare infatti non esserci più alcun dubbio: Fabio Carosso, vicepresidente della Regione Piemonte con delega a Montagna, Parchi e Foreste, conferirà domani l’incarico a Dario Miretti, ex consigliere comunale di Saluzzo, frutticoltore e vivaista.
La Regione, dopo una querelle durata più di un anno e mezzo, pare aver deciso. Anche se, viste le tormentate vicende legate alla Presidenza del Parco del Monviso, prima di cantar vittoria sarebbe meglio avere copia del decreto di nomina debitamente firmato.
Con la nomina di Miretti, uomo di indubbia espressione di Forza Italia, politicamente la Regione andrebbe ad accontentare quelli che sono gli accordi partitici sulla spartizione delle poltrone (la Lega si era defilata a tempo debito).
Sul territorio, però, non v’è da escludere che la scelta della Regione si porterà appresso ripercussioni non di poco conto.
L’Amministrazione regionale di Alberto Cirio, infatti, dopo una serie di incontri con gli Amministratori del territorio, si era ritrovata ad avere – in mano – un’ampissima convergenza sul nome del presidente uscente Gianfranco Marengo, dopo una manovra politica apparentemente inspiegabile (ma nemmeno troppo per gli addetti ai lavori) riconducibile ad Agostino Bottano, amico politico di Cirio e uomo di partito. Che, nel corso della lunga vicenda – ad un tratto – aveva concordato con il “suo” gruppo di otto comuni di Pianura (insieme a Revello e Casteldelfino) l’appoggio al past president.
“Nomineremo una figura espressione del territorio” erano state le parole del vicepresidente della Regione Carosso. Soltanto che, ora, qualcuno dovrà andare a spiegare a quel territorio come mai l’unico nome in grado di ottenere larghissima maggioranza è stato scartato.
Non solo.
Perché, come ricorderanno coloro che hanno seguito da vicino l’intera vicenda, il nome di Dario Miretti era stato inizialmente dichiarato inammissibile. Per la Presidenza del Parco, infatti, è previsto un lasso di tempo che deve intercorrere tra la presentazione della candidatura e l’ultimo incarico pubblico ricoperto.
E, alla luce di ciò, c’è infatti chi sostiene che Miretti abbia presentato la sua candidatura senza che fosse intercorso il giusto lasso di tempo con il suo ultimo incarico pubblico. Tradotto: tra la fine del suo mandato da consigliere comunale d’opposizione a Saluzzo e la presentazione della candidatura sarebbe passato troppo poco tempo.
Su questa partita, una volta avvenuta la nomina, c’è chi non esclude possano venir presentati ricorsi. Se così fosse, la querelle potrebbe riaprirsi ancora una volta.