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Attualità | 16 gennaio 2021, 11:24

Ancora blocchi e restrizioni. A San Giacomo di Roburent attività in ginocchio (VIDEO)

Mentre slitta ancora l’apertura degli impianti sciistici, a preoccupare sempre di più è la desertificazione del paese, dovuto anche al blocco tra regioni

Ancora blocchi e restrizioni. A San Giacomo di Roburent attività in ginocchio (VIDEO)

È un silenzio assordante quello che si sente arrivando a San Giacomo, frazione del comune di Roburent, area da sempre vocata al turismo stagionale e ligure.

Mentre slitta ancora l’apertura degli impianti sciistici, a preoccupare sempre di più è la desertificazione e l'abbandono del paese. Il prolungamento del blocco agli spostamenti tra regioni, infatti, per comuni montani come Roburent, rischia di compromettere gravemente la sopravvivenza delle attività del paese e la ripartenza.

I residenti stabili sfiorano i 500, ma il lavoro delle attività è chiaramente legato alla presenza dei turisti provenienti dalla Liguria, soprattutto da Genova, che nella stagione estiva ed invernale affittano stanze d’albergo per lunghi periodi o si stabiliscono nelle seconde case.

La situazione è drammatica” – spiega Paolo Manera, imprenditore e presidente di Confartigianato Mondovì - “La situazione è più complessa di quello che si pensa: il nostro comprensorio si è sviluppato in sinergia con i flussi di turismo provenienti dalla Liguria, il blocco porta danni non solo al mondo del comparto neve, ma a tutta l’economia territoriale. Le attività hanno subito un calo del fatturato di oltre il 90%. Non ci sono presenze sulle seconde case che, in questa zona, sono circa seimila. Il blocco regionale sta falcidiando l’economia territoriale, finita la neve la ripresa è impossibile. Non c'è più nulla, solo le spese. Non si parla solo di problemi per chi gestisce gli impianti, ma per tutti i paesi che vivono di questo turismo che nel nostro caso genera indotto anche sulle attività di Mondovì”.

Guarda l'intervista video:

L'area monregalese da sempre vive in sinergia con gli spostamenti da e per la Liguria e lo stop agli spostamenti tra regioni ricade su tutte le attività.

“La nostra clientela è composta per un 80% da liguri” – commenta il gestore del Niki Bar – “Aver bloccato gli spostamenti tra regioni e la riapertura degli impianti sciistici ha avuto delle conseguenze su tutti. I ristori sono arrivati, ma la cifra di dicembre è stata nettamente inferiore a novembre e non rispecchia affatto i guadagni del periodo natalizio. La gente del paese è molto rispettosa delle norme, ma i continui cambi sulle restrizioni destabilizzano, la gente non ne può più”.

L'apertura degli impianti ad atleti e sci club, non ha risolto neanche parzialmente i problemi dei comprensori sciistici. A San Giacomo sono stati fatti 80 stagionali, un numero decisamente irrisorio paragonato ai passaggi degli scorsi anni.

“Abbiamo solo spese. Tenere aperto per gli sci club non porta indotto, lo si fa per permettere ai ragazzi che amano lo sci di potersi allenare. Eravamo pronti a ripartire con tutte le precauzioni del caso, ma a questo punto la stagione è finita prima di iniziare. La situazione è disastrosa” – commenta Silvia Di Paola della Robur Coop, che si occupa della gestione degli impianti sciistici

“Le richieste delle persone, rispetto alla prima ondata pandemica sono cambiate ovviamente” – spiega la dott.ssa Monica Costanzo“Se prima c’è stata la corsa alle mascherine e al gel igienizzante, oggi la richiesta maggiore è quella per il saturimetro. Molti chiedono informazioni sui vaccini, sui tamponi. Noi offriamo la possibilità di effettuare il sierologico e cerchiamo di tranquillizzare e rispondere alle domande delle persone per quanto possibile, proseguiamo, come sempre, con le consegne a domicilio e collaboriamo con la CRI di Mondovì. A livello economico però è un disastro anche per noi, non si vede via d’uscita”.

Incerta e ancora più nera la situazione per il settore alberghiero e della ristorazione, come racconta Mirella Salvatico, vice sindaco di Roburent che, con la sua famiglia, da ben cinque generazioni porta avanti l’unico albergo rimasto nella frazione di San Giacomo.

Guarda l'intervista video:

“Ci sentiamo presi in giro dal governo. Hanno chiesto sacrifici che nel corso dei mesi sono diventati insostenibili. Le decisioni sul settore turistico sono state prese in maniera arbitraria, senza valutare le diversità dei territori. Dovevano coinvolgere i sindaci, unici amministratori ad avere realmente il quadro delle realtà locali. Come categoria ci sentiamo umiliati, siamo considerati come “untori”, incacaci di rispettare le regole. Quest’estate abbiamo messo in atto tutte le disposizioni necessarie per riaprire in sicurezza, abbiamo ridotto la capienza, investito per garantire il distanziamento e le misure di sicurezza e da novembre siamo di nuovo chiusi. E dico chiusi perché per attività come le nostre, in un paese legato al turismo in cui vivono 500 anime, l’apertura fino alle 18 e il servizio di asporto è una presa in giro. La chiusura alle regioni è dannosa per le attività, ma mette in crisi anche il mercato degli affitti stagionali. Regna l’abbandono per il nostro settore: dobbiamo avere la possibilità di lavorare, con le dovute precauzioni, ed essere sanzionati se le infrangiamo, ma così non possiamo andare avanti. Se non vi è altra soluzione allora che i ristori arrivino davvero, il poco che è arrivato finora è un’elemosina. Oltre alla beffa di non poter lavorare in un inverno così innevato continuiamo ad avere IMU, utenze e mutui da pagare. Posticipare il pagamento delle tasse non è una soluzione, quanto è stato perso in questa stagione non tornerà".

Arianna P.

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