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Curiosità | 17 gennaio 2021, 10:40

Alla mensa dei Santi con le storiche polpette di Sant’Antonio Abate

Dalla terra di San Francesco un piatto sorprendente per il 17 gennaio nella festa del patrono degli animali

Alla mensa dei Santi con le storiche polpette di Sant’Antonio Abate



Nell’Italia contadina di una volta, semplice e ruspante, il 17 gennaio era festa grande. Si celebrava Antonio Abate, il santo taumaturgo, morto vecchissimo nel deserto della Tebaide dopo vittoriose lotte con il Maligno.

A lui, raffigurato con il bastone a forma di tau, il fuoco ed il maialino, invocato contro l’herpes zoster (conosciuto come fuoco di Sant’Antonio), patrono degli animali domestici e di svariati mestieri tra cui i pizzaioli, i fedeli si rivolgevano con fiducia onorandolo in Chiesa, ma anche in tavola. Già, perché il giorno dedicato al barbuto anacoreta veniva considerato l’inizio del Carnevale e, quindi, era d’obbligo dare soddisfazione alla gola. Da titillare con piatti prelibati, come testimonia la terra di San Francesco.

È curioso scoprire che a Santa Maria degli Angeli, frazione di Assisi famosa per la Porziuncola, la tradizione è più sentita che altrove. La cittadina in passato era una nota stazione per il cambio dei cavalli dei postiglioni postali in transito tra Firenze e Roma. Intorno al 1860 scoppiò una grave epidemia, che colpì in particolar modo proprio quei cavalli. Era a repentaglio l’intera economia della zona e i cittadini si rivolsero con fiducia a Sant’Antonio Abate di cui era prossima la ricorrenza. Le preghiere ottennero i frutti sperati, il morbo fu scongiurato e i cavalli si salvarono da morte certa.

Da quell’anno, come ringraziamento al Santo, fu celebrata con ancora maggior solennità la sua festa, la sua statua fu portata in processione per le vie del paese e fu distribuito, in onore del povero eremita, del cibo agli indigenti che prese il nome di “Piatto di Sant’Antonio”. Come da tradizione, nel menu del piatto, oltre ad una razione di maccheroni al sugo, due fette di carne, alle salsicce, due mele e mezzo litro di vino non mancano le polpette umbre di Sant’Antonio Abate. Sembra una ricetta come tante, ma appena si assaggia una di queste polpette è impossibile resistere alle altre. Il segreto? Pinoli e uvetta arricchiscono il ripieno di carne.

La classica e intramontabile ricetta della nonna richiede di mescolare in una ciotola 400 g di carne macinata (preferibilmente di vitello), 150 g di mollica di pane, 50 g di uvetta, 30 g di pinoli, 2 uova, 50 g di parmigiano grattugiato e, se vi piace, prezzemolo e uno spicchio d’aglio tritati.

Amalgamate bene tutti gli ingredienti e, una volta formate le polpette, non troppo grandi, bisogna farle rosolare in una padella capiente con dell’olio extravergine di oliva. Appena si saranno dorate su tutti i lati, toglietele e adagiatele su un piatto. Versate quindi nella pentola 800 ml di passata di pomodoro. Aggiungete una foglia di alloro e portate il sugo ad ebollizione. Quindi, rimettete nella pentola anche le polpette e fate sobbollire a fuoco basso per circa 20 minuti, aggiustando di sale e pepe. Servite le polpette ben calde con delle foglie fresche di basilico per arricchire e aromatizzare il piatto. Evviva Sant’Antonio e buon appetito!

Silvia Gullino

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