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Attualità | 19 gennaio 2021, 11:06

Cherasco, società esterna preparerà i pasti per la casa di riposo. I sindacati protestano

La Motta (Uil): "Incomprensibili i supposti vantaggi di una simile scelta". Il presidente Marengo: "Scelta ponderata: tutela dell’ospite e gestione sanitaria al centro della nostra gestione"

Nel centro di Cherasco (foto di Barbara Guazzone) la residenza per anziani già "Ospedale degli infermi"

Nel centro di Cherasco (foto di Barbara Guazzone) la residenza per anziani già "Ospedale degli infermi"

"Non comprendiamo le ragioni per le quali una struttura di riconosciuta eccellenza e ben gestita anche sotto il profilo economico debba affidare ad altri un servizio che da sempre funziona e bene, con una qualità riconosciuta da continue attestazioni".

L’interrogativo è quello che il segretario provinciale della Funzione Pubblica Uil Giovanni La Motta rivolge ai vertici della Casa di Riposo 'Ospedale di Cherasco’.

Una realtà dal passato importante, quella attiva nel centro storico della città delle Paci, dove l’ex "ospedale degli infermi" affonda radici che ne riconducono la fondazione al 1460. E dal presente altrettanto onorevole: già Istituzione di Pubblica Assistenza e Beneficienza (Ipab), nel 2004 il ricovero si è trasformato in ente con personalità giuridica privata senza fini di lucro, col mandato di accogliere anziani autosufficienti e non provenienti prioritariamente dai territori di Cherasco e Narzole (Comuni che, insieme alla rispettive Parrocchie, ne indicano i consiglieri di amministrazione), mentre nel 2013 ha ancora ampliato la propria disponibilità arrivando agli attuali 122 posti-letto, seguiti da oltre 70 dipendenti.

"Una casa di riposo che funziona bene – prosegue La Motta –, come dimostra il fatto che durante la prima ondata del Covid è stata una delle poche che non ha registrato vittime tra i propri ospiti. Quindi non capiamo perché, con la seduta tenutasi venerdì pomeriggio il Consiglio di Amministrazione ha deciso di affidare a una realtà esterna il servizio di preparazione pasti finora gestito da quattro dipendenti. Posto che a questi ultimi dovranno essere comunque garantite le stesse condizioni contrattuali ed economiche, quali sarebbero il vantaggio di una simile scelta?  Dove i presunti risparmi?".

Luciano Marengo, già vicepresidente della struttura, da alcuni mesi alla guida del Cda, replica anticipando argomenti che saranno approfonditi in una imminente comunicazione ufficiale: "Si tratta di una scelta che il Consiglio di Amministrazione ha assunto con una netta maggioranza, non certo a cuor leggero, ma sulla scorta di un’articolata riflessione, convinti che immaginare il futuro delle nostre case di riposo, e ancor di più di realtà dalle dimensioni importanti come la nostra, imponga di mettere sempre più al centro la massima tutela degli ospiti e con questa l’organizzazione di un’ottima gestione sanitaria. Si tratta di aspetti sempre più centrali, peraltro decisivi anche nei meccanismi di controllo da parte delle Asl. E sono valutazioni la cui bontà è purtroppo confermata anche dall’emergenza che ci ha toccato negli ultimi mesi a causa del Covid-19. Anche per questo abbiamo deciso di affidare un servizio che non riteniamo rientrare in questo più stretto novero scegliendo di affidarci a una primaria società, che opera con riconosciuti risultati a livello provinciale e regionale, con più di 400 dipendenti tramite i quali gestisce la refezione in altre numerose case di riposo e strutture pubbliche del nostro territorio e non solo".

Risposte che non soddisfano il sindacalista: "In una casa di riposo l’attenzione a una corretta gestione della nutrizione e alla qualità degli alimenti è parte integrante della cura degli ospiti e della loro salute. Questa scelta comporterà uno sperpero di denaro che qualcuno dovrà spiegare".

Ezio Massucco

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