Secondo l'Associazione nazionale divorzisti nel 2020 in Italia, con il lockdown, c'è stato un aumento annuo delle separazioni del 60%. Di queste il 40% sono per infedeltà coniugale, anche virtuale, il 30% per violenza familiare e il 30% altre cause. "Sono cresciute tantissimo le richieste dovute principalmente alla convivenza forzata", spiega Matteo Santini, presidente dell'Associazione.
E in Granda?
Alla sezione civile del Tribunale di Cuneo, nell’anno 2019 sono state presentate 643 istanze di separazioni e divorzi consensuali e 173 di separazioni e divorzi contenziosi; nel 2020 invece sono state presentate 541 istanze di separazioni e divorzi consensuali e 200 di separazioni e divorzi contenziosi. Dati che riguardano Cuneo e valli, saluzzese, saviglianese, fossanese e monregalese.
La differenza non è eclatante: le istanze consensuali sono addirittura scese di 100 unità, mentre sono aumentati di 27 i casi contenziosi (+13,5%).
Se si guarda più nello specifico, abbiamo raccolto i numeri del comune di Cuneo. Le separazioni nel 2019 sono state 95, mentre sono scese di due unità nel 2020 con 93. I divorzi invece sono aumentati: 74 nel 2019 e 99 nel 2020 con un balzo avanti di 25 (+25,25%).
In Granda siamo in controtendenza e andiamo d'amore e d'accordo? Niente affatto. Secondo gli avvocati che spesso si occupano di diritto di famiglia, è molto aumentata la tensione coniugale.
“A livello di numeri, non percepisco un grande aumento – commenta l'avvocato Maurizio Paoletti -, ma c'è un livello di scontro che non è normale. Quando un matrimonio si rompe, si rompe brutalmente. Questa pandemia sicuramente ha innescato tensioni ulteriori e aggiuntive”
“La sensazione è che le rotture si siano catalizzate e rapidizzate – dichiara l'avvocato Cristina Clerico -. Registro una tensione e una intolleranza generalizzata, non solo nel diritto di famiglia. È ragionevole che questa pandemia renda tutti più intollerabili”.
“Separazioni e divorzi non sono aumentati anche per la congiuntura economica - aggiunge l'avvocato civilista Omar Blanc -: non costa tanto separarsi, quanto invece mantenere moglie e figli dopo. Anche io riscontro un'animosità generalizzata nelle persone. Sicuramente in famiglia i rapporti sono più tesi. Pesa l'impossibilità di confrontarsi con il mondo esterno. Lo smart working è una soluzione ma chiude la gente ancora di più in casa”.
Dello stesso parere è l'avvocato Edoardo Rossi, presidente AMI (associazione matrimonialisti italiani) per il Piemonte e la Valle d’Aosta: “Per le coppie in crisi è stata una tortura condividere tempi e spazi, senza poter uscire di casa, senza staccare la spina della tensione, senza alcuna tregua. Mentre i Tribunali sono stati chiusi per mesi e le cancellerie hanno operato da casa, i nostri telefoni sono diventati bollenti per le numerose richieste di aiuto che ci sono pervenute a qualsiasi ora del giorno e della notte. In questo contesto, gli avvocati sono stati il 118 legale e lo hanno fatto con onore”.
Le stime dei centri antiviolenza, anche in Piemonte, hanno registrato un aumento di violenze intrafamiliari pari al 65 per cento e un’impennata vertiginosa dei femminicidi del 13% per cento. Secondo l'AMI, il 2020 è stato l’anno dell’attentato all’amore. Continua l'avvocato Rossi: “Basti pensare che nel solo periodo compreso tra marzo e giugno 2020, nel pieno della prima ondata pandemica, si è passati a Torino da circa 137 vittime di violenza domestica a 250, a Novara da 24 a 41, a Cuneo da 24 a 49. I soli utenti che si sono avvalsi del servizio di pubblica utilità in Piemonte hanno sfiorato il numero 1000, a fronte di circa 500 dell’anno 2019”.
Alla fine di questa emergenza, che è ancora in corso, riemergerà tutta la polvere che nelle casa di tante famiglie era stata tenuta nascosta sotto il tappeto. E di sicuro nei prossimi mesi si registrerà un aumento del numero di separazioni e di crisi familiari.
“Si prevede un incremento rispetto al 2020 (già si è registrato nell’ultimo trimestre 2019) di circa il 25 per cento di crisi coniugali e separazioni – conclude l'avvocato Edoardo Rossi -. Riguarda tutti: coppie more uxorio; unioni civili; matrimoni tradizionali dove a separarsi sono in un caso su tre le coppie consolidate, con 30 anni di matrimonio alle spalle, in fascia di età tra i 60 e i 65 anni. Chi lo avrebbe mai immaginato che avrebbero potuto essere così numerose in un Paese in cui l’istituzione matrimonio sembrava essere invincibile? E parliamo di numeri relativi per lo più a chi ha la possibilità economica di separarsi, mentre non abbiamo contezza di quelli che i fondi non li hanno, dei separati in casa, non quantificabili perché manca l’essenziale per farlo: le risorse”.