Abbiamo rivolto alcune domande al vescovo della Diocesi di Saluzzo, Monsignor Cristiano Bodo. Le risposte, molto interessanti, toccano i temi di pandemia e fede, i giovani, le progettualità della Caritas saluzzese, il rapporto tra arte e fede e l’aspetto ludico del vivere il Carnevale degli Oratori.
La pandemia Covid e le norme anticontagio hanno portato a modificare forme tradizionali di rito. Come si mantiene viva la fede attraverso le nuove modalità?
"La domanda è molto interessante e la risposta certamente non facile. Oso proporre un breve pensiero dopo molte riflessioni fatte, dopo molte domande poste al Signore. Oso parlare di speranza, perchè le promesse del Signore riguardano sempre la vita, anche se siamo immancabilmente segnati dalla morte. La speranza ha il suo fondamento in un Dio che si propone all’ uomo con e in tutta la sua libertà e lo chiama a stringere ancora e comunque alleanza con Lui.
Questo richiede fiducia ed ecco che entra in gioco la fede, entra in gioco il consegnare la nostra vita nelle sue mani attraverso l’appartenenza ad una comunità che nasce dal riunirsi attorno alla tavola dell’ Eucaristia, alla tavola del dono totale e definitivo del Signore.
Attorno a questa tavola si accoglie, si riceve questo dono, ci si affida e si fanno domande e si osa chiedere che il Signore stesso interceda presso il Padre perchè il desiderio del Padre che è il nostro bene, sia anche il nostro desiderio facendo nostre le parole di san Paolo: “noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno”.(Rm 8, 28)".
Come è stata programmata in Diocesi la celebrazione dei Sacramenti: Prima Comunione e Cresima di chi avrebbe dovuto riceverli nel 2020 e di chi è in procinto nel 2021, con il relativo percorso di catechismo?
"Per quanto riguarda i sacramenti mi metto a disposizione per ogni periodo dell’ anno per le diverse parrocchie. Occorre che le parrocchie e gli oratori continuino o riprendano le attività di catechesi perchè i ragazzi possano incontrarsi nelle modalità permesse".
E le celebrazioni pasquali di quest’anno?
"Speriamo di viverle in tutte le comunità, accogliendo il dono più grande che continua a dare a tutti gli uomini la speranza alla vita stessa. Cristo è risorto, occorre annunciare questa verità e dare testimonianza con la gioia a tutti coloro che hanno ancora scoperto Cristo, il Signore della vita".
Vorremo entrare in un tema che le sta particolarmente a cuore: i giovani e ragazzi della Diocesi di Saluzzo. Spesso i mass media descrivono le nuove generazioni come persone più fragili, disinteressati ai grandi temi, con un “disagio diffuso” che secondo alcuni studi è attribuibile anche alla pandemia e all’opera educativa della società adulta. Quali le iniziative in questa direzione per aiutarli, in modo nuovo, a trovare il meglio di sé ed indirizzarli ai valori cristiani? Quali i temi di indirizzo?
"Per quanto riguarda i giovani è importante che abbiano dei punti di riferimento significativi, che li aiutino a non sprecare le loro energie e le loro forze in esperienze che non hanno valore. I giovani hanno in loro grandi potenzialità che possono mettere a disposizioni, sanno lottare per quello che vogliono (es. occupazione delle scuole per ritornarci...).
Questo ci fa capire che nascondono nei loro cuori grandi desideri che, però, se non trovano consenso e sostegno, si spengono dietro a paure con il rischio, che in alcuni casi è già realtà, di chiudersi nelle loro solitudini. E’ importante che abbiano le occasioni di incontrarsi, pur nella prudenza, di riconoscersi amici, di condividere i loro pensieri, i loro sentimenti, le loro emozioni. Occorre dare loro l’occasione di riflettere sul senso della vita, che è sempre degna di essere vissuta in pienezza".
In questa direzione sono al via da oggi (mercoledì 17 febbraio) due iniziative “Siamo fatti per la Felicitá” e “Al passo con la Felicità” dedicate ai giovani da seguire sui canali facebook e instagram della Diocesi, della Pastorale Giovanile (CPG Saluzzo) e dell’Oratorio Don Bosco (vedi articolo).
Lei, vescovo della Diocesi dal 2017, ha voluto, anche epistolarmente, nei mesi più difficili della crisi Covid, mostrare la sua vicinanza a varie categorie di persone in difficoltà o impegnate a combattere l’emergenza: ammalati, operatori sanitari, detenuti, commercianti. Come sente il legame con la comunità saluzzese? Si sente in famiglia?
"Mi sento “pastore” e “padre”, come una persona che ha ricevuto una responsabilità fortissima che è quella di sostenere e guidare i cammini della comunità diocesana a partire dal presbiterio per raggiungere tutte le persone che fanno parte della diocesi di Saluzzo. In particolare in questo periodo storico in cui non solo stiamo vivendo un cambiamento d'epoca in cui si inserisce anche la pandemia è più che necessario esser uniti, stare insieme e camminare “in famiglia”.
Il Suo stemma vescovile porta il motto “La carità non avrà mai fine”: la Caritas Saluzzo è il braccio più forte dell’azione pastorale. A quali progettualità sta lavorando per andare incontro ai bisogni delle tante povertà che abbiamo davanti, alle criticità che potranno sorgere, tra alcuni mesi, all’arrivo dei lavoratori africani per la prossima stagione frutta?
"Come vi siete già espressi, la Caritas Saluzzo è il braccio più forte dell’azione pastorale. Per quanto riguarda la prossima stagione della frutta siamo già pronti ad accogliere coloro che arriveranno. Abbiamo a disposizione la casa Madre Teresa che può accogliere le persone che hanno bisogno di cure e di assistenza. In collaborazione con il Comune di Saluzzo si è sempre cercato di aiutare e credo che questo potrà continuare. Certamente insieme ai diversi collaboratori e al nuovo team del nostro dormitorio e mensa, cercheremo di sostenere e rispondere ai bisogni che si presenteranno, tenendo presente la pandemia.
Non di meno i giovani che collaborano con le loro energie e la loro passione a sostenere i diversi servizi che la Caritas cercherà di mettere in campo. Senza dimenticare i Medici Cattolici e il loro importante servizio settimanale.
Il sogno di risolvere questa situazione rimane nelle nostre priorità ma non sempre è così facile trovare mezzi e strumenti che ci permettono di risolvere le situazioni, importante è esserci".
Siamo nel Carnevale: gli oratori, seppure da remoto, hanno partecipato al loro 4° Carnevale della Diocesi: un commento su questa iniziativa che mette in maschera e in relazione di festa bambini, ragazzi, educatori, religiose e sacerdoti.
"Di una cosa siamo certi: non possiamo vivere senza mascherine! A parte la battuta non possiamo dimenticare che i ragazzi hanno bisogno di vivere una “diversa normalità”. Si capisce che stiamo vivendo un momento difficile, ma non possiamo far mancare loro l’aspetto relazionale o di festa, o di vita quotidiana. Le modalità sono diverse, ma, non per questo, dobbiamo lasciar perdere.
Sarebbe buona cosa, e già qualcuno ha iniziato a farlo, aiutarli a rileggere quello che stanno vivendo perchè “escano” dalle loro solitudini, dalle loro paure per ascoltare i desideri belli e buoni che, nonostante le difficoltà, abitano il loro cuore. L’ aspetto ludico può certamente aiutare, ma non può assolutamente essere l’ unico".
Arte e fede: un connubio che ha citato più volte. In questi anni ha promosso manifestazioni, call per artisti, mostre nel museo diocesano, avviato cantieri di restauro in Duomo e a carico della Chiesa di San Giovanni. L’Arte aiuta la Fede?
"Certamente l’arte aiuta la fede. L’ arte avvicina la fede e la cultura. Attraverso l’arte della creazione o come linguaggio dell’uomo di oggi si potrà scoprire la bellezza, di essere figlio di Dio. Una bellezza che non tramonta mai e sa trasforma tutto nell’amore che non avrà mai fine. Una vita nata da Dio che non tramonterà mai. Perché Dio è amore e ci ha chiamati tutti a camminare nell’amore, é l’unica strada per trovare la felicità della nostra vita.
Il restauro è un cantiere per liberare questa bellezza che l’ingegno dell’uomo ha saputo imprimere nella storia che occorre riscoprire e riconsegnare alle nuove generazioni come espressione e segno che gli uomini hanno impresso per trasmettere il dono più grande: la fede, nel Cristo risorto".