Nel gennaio del 2020, con l’intervento ad Alba del vicepresidente della Camera e numero due del partito, Ettore Rosato, Italia Viva aveva fatto il suo esordio nel Cuneese.
Un esordio che faceva pensare ad un conseguente, progressivo radicamento sul territorio che però in realtà – a distanza di due anni – si deve constatare non essere mai avvenuto.
Salvo la designazione dei due coordinatori provinciali, Marta Giovannini, sindaco di Verduno, e Francesco Hellmann, assessore a Scarnafigi, e la costituzione di un circolo a Cuneo (che peraltro ha già perso per strada Fabio Martino, figlio del defunto senatore del Pci Leopoldo), il partito di Matteo Renzi non ha messo radici in provincia.
Dopo la nascita del governo Draghi, che ha visto protagonista l’ex segretario del Pd ed ora leader di Italia Viva, si parla di dar vita ad un’aggregazione riformista anche in ambito locale, che veda riuniti attorno ad un unico tavolo i vari soggetti politici che abbiano questa connotazione..
Ma mentre Enrico Costa, settimanalmente, dà vita ad un gruppo di Azione, in Italia Viva non si registra questo dinamismo.
Anzi, più d’un osservatore si chiede se nel Cuneese il partito di Renzi sia morto oppure se debba ancora nascere.
“Stiamo creando un bel gruppo su Cuneo in vista delle elezioni del prossimo anno. Credo e spero – puntualizza Francesco Hellmann, mettendo le mani avanti - che fra una decina di giorni potremmo ufficializzarlo”.
Il dialogo con “Azione” appare avviato, seppur a livello embrionale, soltanto nel Saluzzese.
“Ci sono buoni contatti col coordinatore Andrea Vassallo e con l’ex sindaco Stefano Quaglia – annota Hellmann – mentre nel resto della provincia il discorso è più complicato perché la figura di Costa è giocoforza “ingombrante”. Per quanto ci riguarda – aggiunge il coordinatore – siamo assolutamente disponibili al dialogo e al confronto, ma fino a questo momento da parte di Costa non abbiamo colto segnali di avvicinamento”.