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Attualità | 11 aprile 2021, 07:45

Muore Ubi, arriva Intesa: Cuneo diventa marginale nella geografia del credito piemontese

Da lunedì 12 aprile 2,6 milioni di conti correnti ex Ubi migreranno verso il San Paolo. Un processo che nella nostra provincia coinvolge centinaia di lavoratori. Nei nuovi assetti dei poteri bancari, la Granda condannata all’irrilevanza nel totale silenzio della politica

Muore Ubi, arriva Intesa: Cuneo diventa marginale nella geografia del credito piemontese

 Qualcuno avrà pensato ad un pesce d’aprile fuori tempo massimo.

In realtà, il manifesto mortuario realizzato probabilmente da alcuni dipendenti ex Ubi Banca, è l’esemplificazione di un addio che lascia l’amaro in bocca a molti.

Evidenzia, infatti, la fine di un gruppo bancario importante, che aveva nel Cuneese un forte radicamento e una clientela fidelizzata nel corso di tanti anni.

Sono 2,6 milioni i conti correnti che – da lunedì 12 aprile - migreranno da Ubi verso Intesa Sanpaolo per una maxi operazione che coinvolge 2,4 milioni di ex correntisti Ubi Banca e 1.000 filiali in cui lavorano circa 15mila dipendenti.

L’operazione, come noto, fa seguito all’Offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) che Intesa San Paolo aveva lanciato nel febbraio dello scorso anno, e che ha portato il gruppo bancario guidato da Carlo Messina ad acquisire Ubi Banca.

Ricordiamo che, su richiesta dell’Antitrust, diverse filiali sono state cedute a Bper, la banca popolare dell’Emilia Romagna, mentre ora arriva alla fase cruciale il passaggio degli sportelli Ubi a Intesa.

L’operazione, denominata “Baudelaire”, secondo organi di stampa del settore vale tra una volta e mezzo e due volte la somma delle due ex banche venete confluite in Intesa.

Per i correntisti di Ubi interessati al passaggio è previsto solo il cambio dell’Iban. Per stipendi e pensioni, così come i pagamenti delle utenze domiciliati sul conto, il collegamento avvererà automaticamente.

Ma oltre a questi aspetti tecnici, non si può non evidenziare che il 12 aprile 2021 passerà alla storia cuneese come la data in cui si è definitivamente chiusa la stagione dei suoi più importanti istituti crediti.

Una tradizione, quella delle Casse di risparmio, che affondava le radici nell’Ottocento ma che nella fase della ricostruzione aveva avuto un ruolo cruciale per lo sviluppo del territorio.

In primis la Cassa di Risparmio di Cuneo, poi divenuta Banca Regionale Europea e infine entrata nel gruppo Ubi Banca e con essa le Casse cosiddette “minori”: Saluzzo, Bra, Savigliano e Fossano.

Saluzzo e Bra sono ormai piena proprietà di Bper.

Savigliano e Fossano cercheranno di difendere con le unghie e coi denti la loro autonomia fintanto che potranno, anche se si può immaginare che le pressioni dei colossi - Intesa da un lato e Bper dall’altro – non renderanno loro la vita facile.

Mentre negli anni del dopoguerra la politica aveva avuto un ruolo pregnante nel governo del mondo bancario locale (talvolta con invasività ed inevitabili errori), oggi, viceversa, non ha saputo (o potuto) battere chiodo.

Erano accorsi – mesi fa - un paio di banchieri a spiegare ai sindaci di Cuneo, Alba e Mondovì che l’operazione avveniva “nell’interesse del territorio”.

A conti fatti, si deve realizzare che, con la fine della sua banca storica, la provincia Granda diventerà marginale nella geografia del credito piemontese e nazionale.

GpT

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