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Attualità | 20 aprile 2021, 12:35

Garessio per il 25 aprile ripercorre le vicende dei 400 ufficiali e militari jugoslavi prigionieri al Miramonti

L'assessorato alla cultura e la biblioteca civica "Camillo Federici" propongono un nuovo video documentario che verrà diffuso nella giornata di domenica

La commemorazione del 1970 con gli ex prigionieri jugoslavi a Garessio

La commemorazione del 1970 con gli ex prigionieri jugoslavi a Garessio

Speciale 25 aprile per Garessio che, grazie all’iniziativa organizzata dalla biblioteca civica “Camillo Federici” e dall’assessorato alla cultura, domenica potrà godere della visione di un nuovo video-documentario che rievocherà un episodio della lotta partigiana che, dopo la dichiarazione di armistizio dell’8 settembre 1943, vide coinvolti 400 ufficiali e militari jugoslavi sino allora tenuti prigionieri dai nazifascisti nel fabbricato dell’ex hotel Miramonti.

“Approfittando dello sbandamento venutosi a creare con l’abbandono delle postazioni da parte dei carcerieri e in vista dell’arrivo delle forze tedesche, i militari balcanici poterono darsi alla fuga grazie ai soccorsi e alla copertura di partigiani e della popolazione garessina.”  - spiega il direttore della biblioteca, Giuliano Molineri“La ricerca documentale sugli episodi di quel periodo bellico ha consentito di evidenziare la figura di una vittima del regime, Luigi Odda, nato nel 1900, titolare del laboratorio tipografico nella borgata Poggiolo. Durante la Resistenza Luigi riprodusse decine di documenti contraffatti su richiesta di Roberto Lepetit, industriale antifascista titolare dell’impresa farmaceutica di Garessio poi catturato, deportato e morto nel campo di sterminio a Ebensee in Austria nel maggio 1945: quei salvacondotti servirono anche per sottrarre alla cattura alcuni dipendenti che aveva ospitato in fabbrica provenienti da Milano. Stampò anche i visti per gli ex prigionieri jugoslavi che poterono così riparare in Svizzera. Fu scoperto dai nazifascisti a causa di un delatore, incarcerato e deportato nel lager di Mauthausen dove trovò la morte il 28 aprile 1945”.

La realizzazione del video è stata possibile grazie alla consulenza del ricercatore storico Alfredo Sasso, l’indagine di archivio di Pierandrea Camelia e le riprese di Luca Locci.

“Un documentario che chiarisce quelle vicende ed evidenzia gli encomiabili atti di solidarietà operati dalla cittadinanza e il ruolo decisivo apportato da molte figure femminili e di intere famiglie per garantire l’incolumità dei militari, favorire la fuga verso l’estero o il ricorso alla macchia o l’adesione alle brigate partigiane della Val Tanaro, del Monregalese e del versante ligure” – conclude Molineri.

 

Arianna P.

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