Politica - 22 aprile 2021, 16:01

Sfide e progetti per la cultura saluzzese attraverso le parole di Carlotta Giordano

I prossimi eventi del calendario Fab raccontati dalla sua prima presidente donna

Carlotta Giordano

Reduci da un anno di ingenti sacrifici e limitazioni, turismo e cultura figurano tra i settori da potenziare nel solco della missione del PNRR dedicata alla “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”.

8 miliardi sono i fondi stanziati al fine di incrementare il livello di attività del sistema turistico e culturale del Paese, attraverso la modernizzazione delle infrastrutture.

Questo a dimostrazione della consapevolezza europea ed italiana circa il valore imprescindibile della cultura e, parimenti, del sottile legame soggiacente tra quest’ultima e governance politica.

In tale ottica si colloca la terza intervista del ciclo giovani e politica, in cui prende parola la prima presidente donna della Fondazione Amleto Bertoni di Saluzzo, Carlotta Giordano

L’approdo all’incarico di presidente della Fab è avvenuto a seguito delle elezioni comunali del maggio 2019, quando si è presentata nella lista civica “Città democratica” a sostegno del candidato sindaco Mauro Calderoni. Come si concilia e concretizza il proposito che l'ha indotta a prendere parte attiva alla campagna elettorale con il ruolo che attualmente riveste all’interno della Fab?

"La politica è un mondo che mi ha sempre interessata: candidarmi all’interno di una lista civica è stato il concretizzarmi in questa passione e fare qualcosa per contribuire alla vita della mia città, dopo averla scelta come scenario di ambientazione del mio futuro, in cui costruire il mio lavoro e la mia famiglia.

Il ruolo di presidente della Fab è stato ed è tuttora per me una scommessa, un onore e un modo per occuparmi della collettività e della cittadinanza. Non avendo mai fatto parte del Cda non ne conoscevo i meccanismi, ma ho potuto contare sul supporto di membri esperti e di uno staff di personale ben collaudato." 

L’attività della Fab, in quanto ente strumentale del comune di Saluzzo finalizzato allo sviluppo turistico e alla valorizzazione territoriale tramite l’organizzazione di eventi e manifestazioni, è stata profondamente penalizzata dalle limitazioni imposte dalla pandemia, senza tuttavia mai arrestare la propria azione.

Quali sono stati i progetti che si sono comunque portati avanti e perché è stato importante, a prescindere dalla riuscita realizzazione finale, il tentativo di attuarli?

"Credo che, nonostante il momento sfortunato, sia proprio adesso che venga fuori il ruolo della Fondazione: il tentativo di mantenere il calendario degli eventi il più possibile invariato voleva essere un simbolo di ripartenza e di sguardo rivolto al futuro, una parvenza di normalità che permettesse ai cittadini di non rinunciare alle abitudini di sempre.

Così il “Carnevale Indoor” aveva l’obiettivo di arrivare nelle case dei saluzzesi, ravvivandole con la spensieratezza tipica del periodo.

Purtroppo non sempre è stato possibile portare a compimento i programmi prefissati, in quanto l’impegno organizzativo deve conciliarsi sempre con la consapevolezza della necessità di arrestarsi a fronte di situazioni complicate e di un numero di contagi in salita: è stato così per la Mezza del Marchesato e per il MercAntico, al momento rimandato." 

Da marzo 2020 istituti e luoghi di cultura, spettacoli teatrali e cinematografici sono stati sospesi e impediti al pubblico.

È secondo lei questa una definizione onnicomprensiva della sfera culturale o ci sono altri e nuovi modi di intendere la cultura? Quali sono le sfide che quest’ultima deve affrontare? 

"Durante quest’anno è stato inaugurato un modo di intendere la cultura per certi aspetti più fruibile: il medium virtuale ha permesso a svariati musei d’Italia di adibire e offrire agli spettatori visite online. Anche noi, con la mostra dedicata ad Araldo Cavallera, abbiamo cercato di sopperire all’impossibilità di un’inaugurazione effettiva mediante un percorso digitale.

Come con la didattica a distanza scolastica, si ha così la possibilità di preservare la funzione primaria dell’attività senza rinunciarvi del tutto, tuttavia la qualità della fruizione, tanto nell’insegnamento quanto nella cultura, ne risulta inevitabilmente deteriorata.

Internet ha continuato a fornire ossigeno alla cultura, ma vi sono luoghi deputati ad ospitarla in ogni sua forma nei quali la si respira semplicemente con la presenza e pertanto insostituibili.

Un lascito della pandemia è la riscoperta della prossimità. L’impossibilità della distanza ha evidenziato il prestigio di piccoli borghi e territori talvolta misconosciuti agli stessi abitanti, che è importante valorizzare, incrementandone le possibilità di accoglienza, al fine di potenziare il turismo a km zero." 

Dal 28 maggio 2021 tornerà “Start”, denominazione che racchiude parimenti la natura storico-artistica dell’evento (Storia e Arte) e l’entusiasmo di quello che, soprattutto quest’anno, vuole essere un nuovo inizio, un “re-Start”.

Quali sono i principi e valori su cui si fonderà l’edizione di quest’anno?

"Non ignorare il portato della crisi pandemica, ma farne le fondamenta per la ripartenza è l’obiettivo che già con la scorsa edizione speravamo di aver conseguito, spostandola in autunno, e che invece muove nuovamente Start 2021.

Essa desidera trasmettere un senso di ritorno ai luoghi di cultura da tanto disabitati e di riavvio con mostre di artigianato, antiquariato e arte, pensate per essere effettuate in piena sicurezza e che non potrebbero trovare attuazione in forma totalmente digitalizzata.

È bello poter dare vita ad una mostra “vivente” che insceni la capacità degli artisti di creare le loro opere ed incontrarli al lavoro: la cosiddetta “via degli artigiani” è un’occasione di incontro, di dialogo, di conoscenza diretta con i protagonisti dell’evento.

Soprattutto dopo un anno come questo è fondamentale l’equilibrio del binomio tradizione-innovazione su cui da sempre Start intesse le sue radici. Ci piace spiegarlo attraverso le parole del filosofo francese Bernard Stiegler che, parlando di società e persone “automatiche”, passive nell’accettazione dello stato delle cose, invita a non rifiutare le forme di produzione basate sul digitale, ma, al medesimo tempo, a preservare il valore e l’autenticità di quanto non può essere ridotto al mero automatismo: in primis creatività e interazione tra gli individui." 

“L’Europa deve poter contare su territori organizzati che sappiano andare oltre le loro organizzazioni amministrative per consolidare la volontà comune di decidere insieme le prospettive delle loro comunità”: questo è l’intento che muove i vostri progetti, spesso realizzati in collaborazione con altre realtà (quali Veloviso, Terres Monviso, #com.viso, Saluzzo Monviso 2024) e pensati per il rafforzamento del legame con le nostre valli. Quali sono le iniziative volte al conseguimento di tali obiettivi? 

"L’evento che offre la testimonianza tangibile di come collaborazione sia sinonimo di realizzazione di qualcosa di bello e che rappresenta una palestra di cooperazione tra molteplici realtà del territorio e delle valli è Occit’Amo. Sebbene con modalità e numeri differenti dal solito, anche lo scorso anno gli appuntamenti del festival hanno potuto svolgersi, esaurendo i posti disponibili. 

Nel mese di luglio 2021, inoltre, si svolgerà un evento intervallivo di portata internazionale consistente in tre gare podistiche: le 100 miglia del Monviso il 23 luglio, il Tour Monviso Trail il 24 e, per concludere, il Monviso Vertical Race il 25. Si tratta di un weekend di sport “Terres Monviso”, di cui la Fab è ente organizzatore, che in qualche modo può rappresentare una declinazione possibile del concetto di “cultura”, invitando a riscoprire l’identità occitana e le tradizioni popolari."   

Ludovica Rossi