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Attualità | 12 maggio 2021, 13:37

La finalese Lorenza Russo racconta l'Alta Val Tanaro in una guida romantica per i villeggianti

Presentazione sabato 22 maggio al Nuovo Cinema di Ormea alle 17

La finalese Lorenza Russo racconta l'Alta Val Tanaro in una guida romantica per i villeggianti

Le bellezze naturalistiche dell’Alta Val Tanaro diventano un libro, “Una guida romantica per i villeggianti” grazie alla penna di Lorenza Russo.

"Il consiglio insistente di un amico, che non ringrazierò mai abbastanza, mi ha portato nell’estate del 2003 per la prima volta in alta, altissima val Tanaro. Mi ricordo ancora l’emozione crescente, man mano che la strada da Ponte di Nava si inoltrava nella valle tra quinte severe, sempre in vista del fiume che ancora non si chiama Tanaro." - spiega Lorenza - "A Viozene si spalancò un cielo enorme e scesi a fare due passi tra le case di pietra, con la sensazione di essere entrata in un mondo fiabesco, che il crinale del col di Nava separava e proteggeva dalla costa affollata. Procedendo verso Upega iniziai a intravedere, sgomenta, tra i larici le pareti di roccia che la strada tagliava a mezza costa. Non ricordo altro di quella prima volta, se non l’arrivo a Upega. Credo di aver guardato solo davanti a me, tenendomi il più possibile vicino alla roccia. Quella prima incursione l’ho poi ripetuta decine di volte, una classica gita di giornata da Finale, un anello meraviglioso, che purtroppo per molto tempo è stato impercorribile per il blocco alla strada di Monesi". 

"Non potevo che iniziare a raccontare la val Tanaro da Upega, non solo perché è un’origine orografica, ma per l’impressione fortissima che mi aveva lasciato addosso in quel giorno dell’agosto 2003. Ho avuto la fortuna di crescere sulle Dolomiti, dove ho conosciuto una montagna meravigliosa, chiara e rosata, ma già molto addomesticata e avvicinata all’uomo. Invece Upega mi era sembrata un quadro romantico, quasi uno stereotipo di quell’estetica ottocentesca che aveva recuperato il mondo delle Alpi, fino a pochi decenni prima percepito esclusivamente come luogo di pericoli, abitato da animali e creature soprannaturali. Invece per i romantici la natura era divenuta maestosa, intensa, mutevole, potente e drammatica, un’immensa cassa di risonanza di sentimenti ed emozioni.

Alla fine del canyon Upega mi era comparsa così, un presepe di case di legno e di pietra, incantevole. Oggi mi chiedo come potesse essere ai tempi della visita del prefetto napoleonico Gilberto Chabrol de Volvić, che voleva costruire una strada fino a lì e che ci arrivò con un percorso a piedi pieno di pericoli e insidie. Credo di una bellezza struggente, le case pochissime, la cappella della Madonna della Neve appoggiata sulle rive del torrente…Ho ritrovato quella stessa montagna sulla Balconata di Ormea nelle piccole borgate di poche case. Ogni volta che salgo lassù faccio un salto indietro di un secolo. Mi piace la parola scelta per indicare la disposizione di questi villaggi satellite, “balconata”, e mentre guido verso l’alto sulle stradine asfaltate ma strette mi capita di immaginare i vecchi, pochi uomini e donne che ancora vivono lassù, sui ballatoi delle loro bellissime case di legno e pietra, affacciati a guardare il mondo che cambia.

La loro vita durissima di allora è raccontata oggi da chilometri di muretti a secco, terrazzamenti che hanno inventato la pianura in un mondo verticale, meravigliosi castagneti ancora curati, canalizzazioni per l’irrigazione dei campi (vite, grano, segale, patate, fave e lenticchie), piccoli cimiteri costruiti lontano dalle case, seccatoi per le castagne e, nelle borgate, dal forno in comune, dalle fontane e dalle chiese minuscole (nelle quali spesso veniva ricavata una piccola scuola). Un intrico di viottoli, stradine e sentieri, ad una quota media di milleduecento metri, unisce per una quarantina di chilometri questi minuscoli grappoli di case e centinaia di meravigliosi piloni votivi affrescati, collocati a volte presso gli incroci, raccontano la fede dei montanari, rappresentando nel contempo i loro punti di riferimento lungo la via, come fossero i nostri cartelli stradali. Le borgate satelliti di Ormea risalgono al XVII secolo, ed è quasi Seicento alpino quello che ancora si trova lassù. 

È una valle ruvida la val Tanaro, di montagne autentiche e severe. Ma per molti è soprattutto un corridoio verso il mare e la percorrono distrattamente fino a ponte di Nava e su al colle da dove finalmente appaiono la costa e le vacanze. È una valle di transito, ma offre motivi per fermarsi e riscoprire un mondo alpestre che in gran parte della catena è già sparito e cambiato". 

Un raccontato appassionato, di cuore, che racconta la valle in una nitida fotografia:  "Per me che abito a Finale è la valle dietro la val Bormida, altro territorio che mi ha stregato, e mi diverto ad arrivarci da uno dei tanti valichi boscosi. Per cui la conosco da anni, da tempo frequento le pasticcerie di Ormea e Garessio, ho già dormito una notte a Upega, una a Quarzina e ho visto la valle inghiottita dal buio dopo i tramonti al colle di Prale. Tante volte l’ho pensata da casa, ma solo l’estate scorsa ho deciso di raccontarla in un libro. Ero a Trappa, a fotografare il campanile, a fine settembre e mi aveva colpito la pace di quel luogo. Quando, pochi giorni dopo, il Tanaro è esondato e nella sua furia ha trasportato anche le bare del piccolo cimitero, è stato come ricevere un pugno allo stomaco. Ho sentito che dovevo fare qualcosa per la gente a cui l’acqua stava spazzando via la vita e ho pensato che regalare la prima edizione alla valle potesse essere un piccolo aiuto". 

Il libro verrà presentato sabato 22 maggio al Nuovo Cinema di Ormea alle 17, al termine di una breve passeggiata nei dintorni del borgo (su fino al Castelletto e alla piccola chiesa, ndr) guidata da Marina Caramellino, GAE. Una copia verrà regalata a tutti i partecipanti – ma il loro numero è soggetto alle restrizioni anti-Covid. È un’occasione, spero una fra tante, di conoscere la valle più meridionale della provincia di Cuneo e magari di fermarsi pure il giorno dopo, affacciandosi, perché no, anche sul mare. 

 

Info ufficio turistico Ormea: 0174.392157 Marina Caramellino, GAE: 337.1066940 per prenotazioni

 

c.s.

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