Sono quattro le tematiche principali messe in campo dalle diocesi di Cuneo e Fossano – impegnate da anni verso un cammino di collaborazione puntato all’unificazione – nel percorso di analisi del Sinodo: i cambiamenti di questo periodo turbolento, la realtà della parrocchia, la fede in senso ampio e la figura del prete.
Oggi (giovedì 20 maggio) la conferenza stampa di presentazione del processo sinodale, nell’Aula Magna del Seminario vescovile di Cuneo. Obiettivo del cammino è ripensare la presenza della comunità cristiana alla luce dei cambiamenti epocali che si stanno vivendo; il Sinodo vuole mettersi sulla scia delle parole di Papa Francesco rivolte alle diocesi italiane e internazionali (altre stanno cominciando ad affrontare, infatti, un cammino simile).
L’idea del Sinodo – come ha raccontato Paola Dutto, segretaria del Consiglio pastorale interdiocesano e membro della Segreteria per il Sinodo - si è sviluppata nel corso dell’ultima primavera con la creazione di una segreteria specifica per idearne la forma e il contenuto, e di un gruppo di studio dedicato alla stesura delle schede relative ai quattro temi. È stato poi creato il sito, con materiale di approfondimento e un form che permette di rispondere individualmente alle domande proposte, e realizzati i canali social; il 4 ottobre 2020 le parrocchie sono state ufficialmente messe a conoscenza dell’avvio del percorso.
Tre le tappe principali. Fino a settembre 2021 le diocesi si metteranno in ascolto delle sensibilità e delle istanze della comunità religiosa dei due territori e poi, dall’autunno sino al dicembre prossimo avranno luogo le vere e proprie assemblee sinodali – illustrate nel corso dell’incontro da Patrizia Degioanni, segretaria del Consiglio pastorale interdiocesano e membro della Segreteria per il Sinodo - : coinvolgeranno un totale di 110-112 delegati provenienti dalle parrocchie, dalle comunità religiose, dai movimenti e dai gruppi (anche laici) e che potranno anche essere indicati direttamente dal Vescovo e dovranno produrre e poi votare gli ordinamenti. Da dicembre a gennaio 2022, poi, il Vescovo raccogliere le votazioni e sintetizzarle, e presenterà il Libro sinodale, con le indicazioni definitive da attuare nelle chiese locali.
In totale, le due diocesi “sorelle” comprendono 118 preti, di cui 66 hanno più di 70 anni.
“Il Sinodo è un cammino, un metodo che la Chiesa utilizza quando ci sono delle decisioni importanti da prendere – ha sottolineato Don Giuseppe Pellegrino, vicario episcopale per la cultura e membro della Segreteria per il Sinodo, nell’intervento di apertura - ; le due parrocchie non vogliono affrontarlo con prese di posizione dall’alto ma mettendosi in ascolto. Un percorso che è rappresentazione di cosa sia la Chiesa, ovvero un popolo fatto da tutti i fedeli”.
“Siamo in un tempo in cui tutto è cambiamento, un tempo segnato dall’incertezza più di tanti altri: la prima azione deve essere ascoltare, quindi, ciò che lo Spirito dice alle comunità cristiane – ha aggiunto Don Pierangelo Chiaramello, vicario generale della diocesi di Fossano e membro della Segreteria per il Sinodo - . I quattro temi, a cui speriamo se ne aggiunga un quinto sollevato direttamente dai fedeli, non sono slegati l’uno dall’altro ma comportano riflessioni congiunte e intersecanti. Incrociano, anche, altre problematiche e altri orizzonti per aiutarci ad abbracciare una visione il più possibile complessiva”.
“Questo tempo ci spinge a ripensare il nostro modo di essere – ha detto Monsignor Piero Delbosco, vescovo di Cuneo e Fossano - . La Chiesa deve dare un contributo di speranza, non può rimanere inchiodata dalla paura; dobbiamo rinnovarci, prima di tutto nella mentalità e in secondo momento nelle strutture. Questo sinodo è stato convocato in un momento di difficoltà, ma i momenti più critici della storia della Chiesa hanno prodotto riflessioni e risultati importanti, quindi possiamo cogliere questo tempo come tempo di grazia. Il significato centrale del cammino è di mettere insieme le idee, le istanze e le ipotesi di tutti i componenti della comunità pastorale: i cristiani possono essere soggetti centrali dell’umanizzazione di questa contemporaneità”.