Era il 21 settembre 2017 quando Vivienne Babando, in compagnia della figlia Samiel, si era recata alla pizzeria Rio della Plata, sulla SS 28 di Vicoforte, dopo aver partecipato ad un incontro letterario. Una serata trascorsa in allegria conclusasi in tragedia.
La donna, dopo aver pagato il conto, era uscita dal locale per raggiungere la figlia nel parcheggio e attraversando la strada è stata travolta ed uccisa da H.Z., conducente di una Opel Astra. Per la donna, che ha lasciato il marito, due figli e le nipotine, non c’è stato nulla da fare. A costituirsi parti civili i parenti della vittima, assistiti dall’avvocato Campanello.
Il ragazzo, di origini marocchine, all’epoca 25enne, è stato chiamato a rispondere davanti al tribunale di Cuneo di omicidio colposo stradale. Gli esami tossicologici avevano dato esito positivo ai cannabinoidi. “Avevo fumato uno spinello quella mattina”, ha raccontato l’imputato davanti al giudice. “Ho fatto di tutto per evitare la donna. Non l’ho vista. Sono sicuro che stavo viaggiando ai 70km/h. La strada era libera e non c’era nessuno. Ho tentato in tutti i modi di salvarla, ho sterzato tutto a sinistra ma lei ha fatto un passo avanti. La signora ha dovuto attraversare in mezzo a due macchine e lo spartitraffico, che è posizionato tra la semicarreggiata della strada e il parcheggio”.
In aula, nel corso dell’istruttoria, erano stati ascoltati i consulenti della pubblica accusa e della difesa. I pareri sono stati contrastanti. Per il titolare delle indagini, il p.m. Francesca Lombardi, che ha chiesto al giudice una condanna di 8 anni, non ci sono dubbi sulla responsabilità penale dell’imputato: “H.Z. poteva prevedere che alle 20.44 potesse spuntare qualcuno. Il conducente non ha adottato nessun comportamento di sicurezza per prevenire in concreto i rischi e quello che poi si è materializzato”.
Dello stesso avviso è stato l’avvocato Campanello che, oltre ad associarsi alla tesi avvallata dal pubblico ministero, ha richiesto al giudice la liquidazione del risarcimento danni.
“Ringrazio che le ultime parole dette a mia mamma sono state parole d’amore. Ringrazio quello perché dopo cinque minuti lei non c’era più”, questa la toccante dichiarazione scritta dalla figlia Samiel e letta dal suo legale nel corso dell'udienza.
La difesa dell’imputato, l’avvocato Folino, ha invece sostenuto che quello della donna sarebbe stato un attraversamento improvviso e che il suo assistito non avrebbe potuto evitarla. Per questo motivo il difensore ha chiesto al giudice di riconoscere, in subordine all’assoluzione, il riconoscimento del concorso di colpa tra il conducente e la vittima.
Si attende la lettura della sentenza.