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In Breve

| 29 maggio 2021, 08:10

Minoranze finte e maggioranze vere - Death Proof

Non mi piace dire, da giovane maschio bianco cis, come si debba comportare un qualunque altro membro di una qualunque altra categoria sociale possiate immaginare. Ma visto che lo fanno tutti, perché non unirsi al carrozzone?

Minoranze finte e maggioranze vere - Death Proof

“Death Proof” (Grindhouse – A prova di morte) è un film del 2007 di produzione americana, scritto e diretto da Quentin Tarantino come parte del dittico cinematografico “Grindhouse” (assieme a “Planet Terror” di Robert Rodriguez). Stuntman Mike è un ex-stuntman di Hollywood che gira per le strade desolate del Texas con la propria Chevrolet Nova SS, in cerca di belle ragazze da portare a fare un giro… ovvero da ospitare sul sedile del passeggero, una sorta di gabbia da cui è impossibile fuggire, per poi inscenare devastanti incidenti d’auto dai quali immancabilmente esce defunta lei e ferito lui.

Un giorno, però, si troverà a scontrarsi con il gruppo formato dalle stuntwoman Kim e Zoe, dall’attrice Lee e dalla truccatrice Abernathy… che riusciranno a dargli serio filo da torcere.

La vicenda ha avuto una risonanza rapida e pervasiva, nella stessa settimana in cui un gruppo di rocker italiani neo-maggiorenni ha vinto la più ampia competizione musicale europea (quindi, insomma, l’argomento della settimana potremmo dire che già era stato trovato). Mi tocca però riassumerla a grandi linee qui, a favore di chi tra di voi abbia passato gli ultimi giorni sulla Luna.

Aurora Leone, comica e membro del gruppo di videomaker napoletani “The Jackal”, è stata invitata assieme al “collega” Ciro Priello a partecipare alla Partita del Cuore. Nella giornata di lunedì, i due hanno quindi raggiunto Torino e, in serata, hanno preso parte alla classica cena augurale con tutti i cantanti e le personalità coinvolte nell’evento di beneficienza; durante la cena, però, Aurora è stata avvicinata da uno dei dirigenti dello staff e allontanata con l’infelice frase: “Non puoi sederti qui, le donne non giocano a calcio e non possono sedersi con gli uomini, sono le nostre regole”.

Ovviamente immediata è stata la reazione di lei e Ciro, che hanno abbandonato la kermesse e spiegato a lungo sui social network ciò che era successo. Tra attacchi insensati a mezzo social, scuse puerili e tardive e il sostegno sostanzialmente trasversale ai due Sciacalli, la bagarre sembra essersi risolta con l’allontanamento del dirigente incriminato; Aurora e Ciro, nonostante tutto, non hanno mai smesso di sottolineare l’importanza dello spirito della Partita del Cuore.

Una storia assurda e letteralmente fuori dal tempo e dal contesto storico che stiamo vivendo, per quanto mi riguarda. Ma che, anche per questo, non risulta meno grave: una donna è stata allontanata da un luogo dopo esservi stata invitata, soltanto perché donna.

Sapete, vorrei che questo episodio fosse “un unicum”, un caso isolato. Ma la verità è che ogni contesto della nostra società è, fondamentalmente, sessita e razzista (o minaccia seriamente di cadere in queste due definizioni), per una varietà di motivi; che le donne non siano “fatte” per giocare a calcio, che non lo si possa nemmeno prendere davvero in considerazione, è una convinzione da bar ma che, come tutte le convinzioni da bar, spesso si basano su assiomi che percorrono la società liberamente e a ogni livello.

E ogni volta che incorro nella cronaca di episodi come questo mi vengono in mente due film. Uno è “Mad Max – Fury Road” e l’altro è “Death Proof”. Nel secondo, che è quello che vi consiglio di guardare questa settimana, abbiamo il paradigma tipico degli slasher: un uomo con evidenti disturbi psicotici che si diverte ad assalire donne belle e apparentemente indifese, uccidendole in maniera assurda, stravagante e molto violenta. Finché non ne incontra una o più che si rivelano una bella gatta da pelare.

Ma, e questo è il bello del film e del genere a cui si ascrive, qui non c’è distinzione vera e propria in quanto a ruolo all’interno della narrazione tra Suntman Mike (il villain) e il gruppo di Scream Queens (i personaggi femminili che concludono il film sconfiggendo il cattivo). Anzi, nella prima metà del film Mike è chiaramente il protagonista e, quelle che sembrano esserlo all’inizio, sono vittime sacrificali davvero di poco conto; nella seconda metà, invece, il paradigma si ribalta completamente. Quasi come se non ci fosse differenza reale tra la figura maschile repressiva e quelle femminili.

Ed è così: non c’è reale differenza. O, almeno, non dovrebbe essercene: i personaggi di Tarantino sono più che pronti a farti il culo a prescindere dal sesso a cui sentono di appartenere.

Non mi piace dire, da giovane maschio bianco cis, come si debba comportare un qualunque altro membro di una qualunque altra categoria sociale possiate immaginare. Ma visto che lo fanno tutti, perché non unirsi al carrozzone? Quindi eccomi: le donne, tutte, dovrebbero prendere spunto da Kim, Zoe e Abernathy, e prendere a calci in faccia qualunque Stuntman Mike possano trovarsi a incontrare sulla propria strada. Qualcuno di ben più intelligente e sensibile di me ha detto, una volta, che una minoranza è destinata a rimanere tale finché non decide di prendersi i propri diritti con la forza… e le donne sono la minoranza per antonomasia, perché sono una minoranza finta, illusoria, una maggioranza camuffata contro la propria volontà da minoranza.

Nessuno può mettere Baby in un angolo, giusto? Sarebbe bello se nemmeno ci provasse.

simone giraudi

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