Attualità - 11 giugno 2021, 20:03

L’abbraccio della sua Pocapaglia per l’ultimo saluto a Gianni Messa

Nel centro roerino i funerali del tecnico della Fratelli Martini, morto nel tentativo di salvare la vita al collega e amico

C’era tutto il paese a testimoniare la vicinanza di una comunità i cui confini vanno ben oltre quelli del piccolo borgo roerino alla famiglia di Gianni Messa, il 57enne ingegnere morto nel tragico incidente sul lavoro verificatosi una settimana fa alla Fratelli Martini di località San Bovo a Cossano Belbo.

L’ultimo saluto al tecnico si è tenuto con una cerimonia celebrata nella piazza poco distante dalla chiesa parrocchiale dei Santi Giorgio e Donato, presente il labaro dell’Amministrazione comunale - della quale Messa faceva parte come consigliere al suo terzo mandato –, rappresentata dal sindaco Antonio Riorda, affiancato dai primi cittadini di Monticello, Silvio Artusio Comba, di Santa Vittoria d’Alba, Giacomo Badellino, e di Cossano Belbo, Mauro Noè. E con loro, attorno alla famiglia, tanti colleghi, con in prima fila l’industriale Gianni Martini, proprietario dell'azienda spumantiera di cui Messa era responsabile della sicurezza. E amici, coscritti, volontari della Pro loco che aveva presieduto e compagni della banca musicale di Sommariva Perno nella quale aveva suonato.

A officiare le esequie il parroco del paese, don Mauro Molinaris, dal quale sono arrivate parole di conforto per i familiari, col ricordo di un padre di famiglia che, come riferiscono le ricostruzioni del tragico fatto, ha perso la vita per salvare un collega, il 45enne Gerardo Lovisi, i cui funerali si tenevano negli stessi minuti a Nizza Monferrato. Rivolto ai suoi cari – la moglie Silvia, la figlia Elisa, la madre Martina il genero Daniele, i fratelli Mauro e Massimo -, il parroco ha così sottolineato il carattere non comune del gesto messo in atto da Messa, una prova di totale altruismo da parte di un uomo ben conscio del rischio cui andava incontro, che ha sacrificato la propria vita nel tentativo di salvare quella dell’amico.    

Nel farlo il prelato ha però anche richiamato la parole che il vescovo di Prato Fausto Tardelli aveva pronunciato appena un mese fa, durante i funerali di Luana D’Orazio, la giovane mamma morta nella fabbrica in cui lavorava lo scorso 3 maggio: "E’ una lunga, lunghissima litania quella dei morti sul lavoro. E’ una litania che si allunga ogni giorno senza arrendersi. Due, tre vittime al giorno, qualcosa di inaudito, di inaccettabile. Occorre che le cose cambino (…). Viviamo purtroppo in un mondo in balia di emozioni che si accendono e si spengono in un attimo. In un mondo che vive sull’onda dell’immediato (…). E tutti siamo subito distratti dalle mille altre cose, che facilmente finiscono per giustificare la nostra inerzia. Luana – diceva lui – e io dico Gianni, e Gerardo, e con loro tutte le altre vittime come loro, oggi stanno qui in piedi davanti a noi, ci guardano, ci osservano e ci chiedono conto. Ci dicono che non bastano le emozioni, non basata che ci commuoviamo per un momento. Occorrono impegno e responsabilità, concretezza, scelte coraggiose. Occorre che le cose cambino, ma non dall’alto, dal basso, da ognuno di noi".

Ezio Massucco